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Il Giornale Rassegna Stampa
16.10.2023 Guerra su due fronti? Può diventare un rischio mondiale
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 16 ottobre 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Guerra su due fronti? Può diventare un rischio mondiale»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 16/10/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Guerra su due fronti? Può diventare un rischio mondiale".

Fiamma Nirenstein, Autore presso Fondazione Luigi Einaudi
Fiamma Nirenstein

Israele combatte sempre più attivamente, ogni ora, una guerra per la sua sopravvivenza e anche per evitare una guerra mondiale; Hassan Nasrallah a Nord e Yehie Sinwar a sud sono le due punte di diamante del complesso e sofisticato progetto di distruzione dello Stato Ebraico previsto dall’Iran coi suoi proxy. In queste ore il protagonista libanese si affaccia sulla scena. Hezbollah ha sparato varie volte su Israele e Israele ha risposto. Ma per ora ci si studia a vicenda, rimandando una decisione definitiva. Il vertice del progetto siede a Teheran. Il portavoce di Khamenei ha detto ieri pomeriggio alla tv iraniana: “La mano della resistenza è sul grilletto, dall’Iraq allo Yemen... se la guerra comincia nel sud del Libano e sul Golan (ovvero sul fronte siriano ndr) l’esercito Israeliano sarà distrutto”. Su Gaza, l’Iran si era già pronunciato col pieno sostegno alle barbarie del sabato dell’orrore e sull’assicurazione di essere vicino a Hamas, ma senza rivendicare il suo ruolo. Adesso minaccia uno scontro generale. A Beirut il ministro degli esteri iraniano si incontrava con gli Hezbollah e i leader di Hamas, le loro forze sul campo, proprio nei giorni della mattanza di ebrei. Intanto, la scoperta sui corpi dei terroristi di mappe e piani, le interviste ai loro leader fieri del sostegno dell’Iran, rivelava sia una pianificazione di lunga durata elaborato insieme nei modi, incluso il delitto di massa, sia nei tempi. La nuova dichiarazione ufficiale di Teheran accompagna gli eventi di ieri: gli Hezbollah hanno sparato a più riprese al confine del nord d’Israele, arrivando coi loro missili NT da Metulla a Margaliot agli altri kibbutz e cittadine di confine, hanno ferito dei soldati e ne hanno ucciso un altro, i cittadini sono bloccati in casa o evacuati; si apre, anche se per ora in tono minore, un nuovo fronte: gli elicotteri israeliani si sono levati in volo e hanno compiuto un’incursione sulle postazioni degli Hezbollah. Nessuno dimentica che quelle postazioni militari e missilistiche sono una minuscola espressione di quello che gli Hezbollah hanno accumulato in questi anni: armi anche balistiche di ultima generazione, droni, cannoni, batterie da combattimento di ogni genere, per cui si valuta che la sua potenza di fuoco su Israele ammonti a 250mila missili per intervento diretto dell’Iran che li ha finanziati, armati, nutriti ideologicamente come suo proxy favorito in quanto fervidamente sciita. Il ministro della difesa israeliano Gallant ha detto che se non c’è una chiara escalation da parte degli Hezbollah, Israele non è interessata ad aprire un altro fronte. Gli Hezbollah, a loro volta non dovrebbero esserlo, Biden, Blinken, Jack Sullivan hanno ripetuto messaggi di dissuasione molto chiari, tutti sul modello del “don’t” del presidente americano quando ha sfidato i nemici di Israele: chiunque pensasse di unirsi alla guerra iniziata da Hamas avrebbe fatto meglio a ripensarci, ha detto, seguito dai suoi in visita in Israele ripetutamente. L’America sta assumendo un ruolo molto importante in Medio Oriente, ma il gioco di Hamas è, come si è visto dalle sue azioni, smodato, estremo, guidato da una pulsione fanatica a carattere religioso dalla parte sunnita, che si coniuga in questo caso con la peggiore testa del serpente quella iraniana. Difficile quindi immaginare il seguito. La minaccia americana è fattiva, la portaerei Richard Ford qua vicino, le armi e i finanziamenti forniti a Israele reali. Israele mentre prepara il suo ingresso più difficile a Gaza, sotto gli occhi dell’Occidente, e sa che deve assolutamente eliminare Hamas ma ottemperare a impegni umanitari mentre i suoi ostaggi sono nelle mani dei più crudeli aguzzini; deve certo valutare se le conviene condurre una guerra su due fronti, ma nello stesso tempo anche che non le conviene assolutamente mostrarsi debole di fronte alle aggressioni di Nasrallah per conto iraniano. Gli Hezbollah, la cui ideologia impone che siano i diabolici paladini dei peggiori crimini di guerra mai compiuti contro gli ebrei dai tempi della Shoah, rischiano di far diventare il Medio Oriente un teatro di guerra generale. E Israele sa che combattere oggi, prima che gli ayatollah conquistino la bomba atomica, ha un carattere meno fatale di quando gli ayatollah saranno padroni dell’uranio arricchito al punto che desiderano.

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