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Il Giornale Rassegna Stampa
04.06.2023 Terrorismo nel Sinai: una guardia egiziana uccide tre soldati israeliani al confine
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 04 giugno 2023
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 04/06/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein.

A destra: i tre giovani israeliani uccisi

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

I soldati israeliani e quelli egiziani sul confine del Sinai in genere si salutano scorgendosi da lontano la mattina quando affrontano i quaranta gradi della distesa gialla in cui devono guardare il confine. In genere, lo guardano dal traffico di droga, sorvegliano da armi e uomini dell’Isis, d traffici delle tribù beduine… ma i due eserciti non sono in guerra l’uno con l’altro da quarant’anni, e si sente se si va al confine. Gli israeliani passano agli egiziani qualche frutto, l’acqua è bene comune, e anche la noia gialla del deserto. Ma ieri mattina un soldato egiziano è piombato dentro le linee israeliane: subito ha ucciso due guardie, un ragazzo e una ragazza, e mentre i soldati israeliani gli davano la caccia è riuscito a ucciderne un altro prima di essere a sua volta raggiunto dai proiettili. I nomi noti degli uccisi, Lia Bin Nun di 19 anni, e Ohad Dahan di 20 anni sono stati resi noti dopo che le famiglie sono state avvertite. I soldati della brigata che sorveglia fra il monte Sagi e e il monte Harif nel deserto del Negev è fatto di soldati dediti, pazienti, guerrieri sempre in guardia contro trafficanti e i terroristi dell’ISIS. Israele li piange con le famiglie. Non c’è da tempo preoccupazione rispetto all’esercito egiziano. Anzi: è da quando Abdel Fattahel Sisi è al governo che l’esercito Israeliano aiuta, si dice, nello scontro contro i residui dell’Isis che occupano le zone presso el Arish. Egitto e Israele hanno interessi comuni e Gaza ha la sua porta verso il mondo arabo in Egitto, è importante che al Sisi svolga un ruolo pacificatore. La pace è solida dal punto di vista economico e della sicurezza, quindi l’evento di ieri è imbarazzante. Dall’istante successivo all’attacco le due le parti commentano con estrema cautela, la pace fra i due paesi non deve essere scalfita. Gli egiziani hanno diffuso una versione del tutto inattendibile dell’accaduto, cioè che il loro soldato ha sparato durante la caccia a trafficanti di droga sul confine, e si scusano. Gli israeliani seguitano a ripetere che l’episodio sarà verificato; non si lanciano accuse, non si parla di terrorismo, si ripete quanto siano buoni i rapporti… Negli ultimi dieci anni l’Egitto ha fatto molti passi perché anche la sua popolazione acquisisse il concetto di pace, ha sorvegliato l’incitamento sui libri di testo, ha smorzato i toni sul ricordo delle guerre fino a quella fatale del ’67che l’Egitto perse e che si può dire abbia indotto la pace di Anwar Sadat con Menahem Begin nel ‘79. Attacchi terroristici contro gli Israeliani non sono mancati nel Sinai, e hanno ridotto il turismo nella zona: nel 2011, vicino a Eilat otto israeliani furono uccisi su un autobus di linea, e vi erano implicati terroristi palestinesi. A questo seguirono scontri con le forze egiziane; nel settembre del 2012 terroristi sulle Jeep attaccarono il confine. Dopo questo, e vari attacchi a hotel e auto si costruì un grosso reticolato che ha diminuito il pericolo di terrore nel Sinai, mentre è continuato imperterrito, il traffico di droga. Un’indagine del 2022 dice che la pace è approvata dal 65 per cento dell’opinione pubblica egiziana media, ma se si chiede se si permetterebbe viaggi di lavoro e sport in Israele, gli egiziani disapprovano fortemente per il 49 per cento. La pace c’è, ma è fredda. E dove è freddo, il rischio brucia sotto.

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