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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale Rassegna Stampa
30.03.2023 Biden rinvia l’incontro con Netanyahu
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 30 marzo 2023
Pagina: 14
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La lite Netanyahu Biden»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 30/03/2023, a pag.14 l'analisi di Fiamma Nirenstein, dal titolo " La lite Netanyahu Biden"

A destra: Joe Biden

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Il salto a piè pari del presidente degli Stati Uniti nelle acque agitate di Israele non era prevedibile in termini così draconiani: poco dopo che Netanyahu aveva annunciato, a seguito delle proteste di queste settimane, lo stop alla riforma del giudiziario e la decisione di immergersi in colloqui con l’opposizione, Joe Biden ha deciso di colpire duro. Netanyahu non sarà invitato molto presto alla Casa Bianca, ha detto (come invece si credeva) Israele deve abbandonare la riforma giudiziaria. E ha insistito nei particolari: ”Come molti sostenitori di Israele sono molto preoccupato …che lo capiscano bene: non possono continuare su questa strada. L’ho già detto chiaramente”.

Israel protests: PM Netanyahu delays legal reforms after day of strikes -  BBC News
Benjamin Netanyahu

Netanyahu, però, aveva lasciato con un drammatico discorso la biasimata strada cui ha alluso il presidente e in seguito a questo il suo ambasciatore Tom Nides, in svariate interviste e ripetendo quanto il rapporto fra gli USA e Israele sia un rapporto “fra fratelli, un legame di famiglia”, aveva segnalato che quanto prima, “ penso dopo Pasqua”, l’invito sarebbe stato recapitato. Biden ha dunque smentito il suo ambasciatore, e ha segnalato, nonostante la mutata situazione politica rispetto ai giorni della rivolta, che è in atto una profonda crisi. Netanyahu ha tentato di parare il colpo riparlando con un sorriso degli “indistruttibili rapporti fra i due Paesi che niente potrà cambiare”, suggerendo che sempre ci sono differenze fra amici e che nulla muterà la natura di “vibrante democrazia di Israele”. Poi ha anche detto quello che doveva:” Israele è un paese sovrano che basa le sue scelte sulla volontà popolare e non sulle pressioni internazionali compresi i migliori amici”. Ci possono essere molte ragioni per cui Biden ha deciso di sferrare la bordata. L’importanza della esternazione riceve interpretazioni diverse. Da sinistra, la si vede come una disfatta generale della capacità diplomatica di Netanyahu nel campo internazionale che è sempre stato la sua grande specialità, e coll’ indispensabile alleato per la vita stessa del Paese. Ai tempi di Obama lo scontro con gli USA sull’Iran e i palestinesi era stato duro ma indispensabile, e poi il recupero, con l’ambasciata a Gerusalemme e i Patti di Abramo, aveva curato le ferite. Biden forse ha voluto con la sua uscita mettere un’ipoteca sulla leadership di Bibi perché gli dispiace il governo che ha anche una componente di estrema destra religiosa. Smotrich e Ben Gvir non piacciono a lui come a tanti altri nel mondo, anche in Europa, e le sue parole fanno pensare che Biden ascolti forse voci che esprimono la speranza che in Israele si veda presto una crisi di governo. Dai commentatori più moderati, si sente affermare con certezza invece che Biden modificherà presto l’uscita di ieri, che sa bene che l’alleanza con l’unica democrazia del medioriente è indispensabile per intelligence e tecnologia, e anche l’ambasciatore Nides ha ripetuto che il suo invito era suffragato dalla Casa Bianca. Biden dopo settimane di bombardamento CNN e di pressioni della sua parte perché aiutasse la parte antiriforma, ha visto la disapprovazione americana anche ebraica, come una leva per indurre Israele, che gode di un aiuto di 3, 8 miliardi annui (che tuttavia devono essere spesi negli USA) per smorzare le pressioni di Israele su mettere fine all’appeasement con l’Iran: l’Iran è ormai quasi arrivata alla bomba atomica, ed è di ieri anche un attacco terroristico iraniano a Atene che se non sventato dal Mossad avrebbe fatto vittime fra gli ebrei. Il presidente del gruppo dei Capi di Stato maggiore Mark Milley ha detto che l’Amministrazione potrebbe decidere di tollerare (contro gli impegni presi) che l’Iran divenga nucleare finchè non esprima una minaccia diretta. Israele che ha le chiavi di molte indispensabili attività in comune con gli USA, potrebbe usarle per spingere avanti la comune alleanza contro gli Ayatollah, ma Biden ha qualche carta segreta. Come quel biglietto di invito.

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