Giro d'Italia a 'Gerusalemme ovest'? La capitale è unita, retromarcia degli organizzatori Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 01 dicembre 2017 Pagina: 16 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «'Tappa a Gerusalemme ovest': Ira Israele, Giro in retromarcia»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 01/12/2017, a pag.16, con il titolo "'Tappa a Gerusalemme ovest': Ira Israele, Giro in retromarcia" l'analisi di Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein
Gerusalemme - Se qualcuno poteva sperare che in una bella mattina di maggio (così prevede il calendario della gara) nel profumo delle rose a Gerusalemme il Giro d'Italia avrebbe preso il via in atmosfera di pace, che l'iniziativa di un giro globalizzato e extraeuropeo avrebbe preso le ali senza suscitare un'ondata di aggressività... Beh, si sbagliava. Il Boicottaggio contro Israele cerca di raggiungere il Giro. È stato certo un lapsus senza dolo, ma il nervo toccato nella presentazione della corsa quando si è parlato della partenza da Gerusalemme ovest, com'era scritto nel sito ufficiale, invece che da Gerusalemme tout court, è scattato al diapason. Subito in una nota congiunta la ministra dello sport Miri Regev e del turismo Yariv Levin (dopo un impegno che si dice sia di 12 milioni di dollari) hanno fatto sapere che Israele non avrebbe sostenuto la gara a meno che la definizione non venisse cambiata, e ha anche aggiunto che definire la capitale Gerusalemme ovest rompeva gli accordi con gli organizzatori: «A Gerusalemme capitale d'Israele non c'è est o ovest, c'è Gerusalemme unita».
Subito la disgraziata espressione è stata tolta, dimostrazione che davvero non c'era bisogno di inquinare le acque o che lo si è voluto comunque fare anche se la delicatezza della questione è evidente, cosa di certo discussa negli incontri preparatori. La corsa compirà il suo primo percorso extraeuropeo percorrendo tre tappe in Israele su itinerari che non urtino la sensibilità di nessuno, anche se si sa che la cosa non è fra le più semplici. L'iniziativa di scrivere Gerusalemme ovest non appare come una pura gaffe, un lapsus calami: è una posizione politica che tende a delegittimare Gerusalemme nel suo 50° compleanno come capitale. Di più: tende ad avvilire la passione israeliana e ebraica per la loro capitale trimillenaria. Insomma, è un'ennesima riproposizione della delegittimazione di Israele costruita sulla cancellazione della memoria e della sua identità. Basta pensare a due episodi: la scelta dell'Unesco di dichiarare il Monte del Tempio, alias spianata delle Moschee, col Muro del Pianto, patrimonio esclusivamente arabo, e la vicenda di tal Flicker, judoka israeliano vincitore dell'oro ad Abu Dhabi, che ha dovuto gareggiare senza bandiera e senza inno, che si è cantato tutto da solo. Si tratta di due episodi di Bds, boicottaggio della identità israeliana, la grande guerra in corso. Nel caso di Gerusalemme: l'idea della divisione fra Gerusalemme est e ovest, richiama quella di occupazione e quindi di indesiderata divisione fra due parti della città di cui la parte est deve essere considerata palestinese.
La verità è che la città fu divisa e occupata per 19 anni, dal '48 al '67, dalla Giordania, quando Israele combatté in ambedue i casi guerre di aggressione del mondo arabo. Nel primo caso ha perduto, e la città è stata divisa; nel secondo ha vinto e la città è stata riunificata. Da allora c'è libertà di movimento, di culto, assicurazione sociale, ospedali, scuole, diritto al lavoro, opinione, mezzi di trasporto, voto per ebrei e arabi. I sondaggi tra i palestinesi provano che per la grande maggioranza vivrebbero sotto sovranità israeliana. Dividere la città creerebbe subito disparità per la popolazione araba e il turismo religioso attuale conoscerebbe i disagi e la paura della continua crescita del mondo islamista. Quando la città fu divisa nel '48, le strade di abitazione ebraica erano continuamente prese di mira da cecchini, un po' come è successo con Gaza che liberata si è munita di missili con cui anche ieri ha sparato su Israele. Per Israele Gerusalemme non è una questione semantica, è una ragione di vita, e l'Italia, col Giro, sembrava averlo finalmente averlo capito. Adesso il pericolo è quello che l'occasione ecciti il movimento BDS, che si è rivolto già persino a Papa per far cassare l'evento. L'ambasciatrice palestinese a Roma Mai Alkaila ha protestato per la correzione del sito, denunciando quella che ritiene un'occupazione illegittima. Yizchalk Rabin disse: «Gerusalemme è stata riunita, non sarà mai più divisa di nuovo». Non era certo un estremista! Non sarà il Giro d'Italia, comunque a dividere la capitale.
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