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Il Giornale Rassegna Stampa
20.04.2016 L'imam tedesco senza memoria storica: e Hitler con il Gran Mufti?
Commento di Roberto Fabbri

Testata: Il Giornale
Data: 20 aprile 2016
Pagina: 12
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «L'imam che evoca Hitler? Non è una buona idea»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 20/04/2016, a pag. 12, con il titolo "L'imam che evoca Hitler? Non è una buona idea", il commento di Roberto Fabbri.

A destra: Adolf Hitler incontra il Gran Muftì di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini

Il Gran Muftì di Gerusalemme, massima autorità musulmana della Palestina sotto mandato britannico, è stato tra i più volenterosi carnefici di Hitler. Non soltanto cercò di trasferire la Shoah anche in Medio Oriente, ma partecipò in prima persona, con la creazione di una divisione di SS musulmane, allo sterminio della numerosa comunità ebraica bosniaca. Già negli anni '30, l'islamismo era alleato del nazismo: un sodalizio che prosegue ancora oggi.

Ecco l'articolo:

Aiman Maziek, presidente del Consiglio islamico tedesco, ha soppesato bene le parole prima di lanciare un'accusa molto dura verso Alternativa per la Germania (AfD), il partito xenofobo che tre giorni fa aveva definito l'islam «una ideologia anticostituzionale da mettere al bando». Maziek ha espresso l'indignazione della sua comunità con un paragone estremo: «E la prima volta dai tempi di Hitler che in Germania c'è un partito che scredita di nuovo un'intera comunità religiosa e ne minaccia l'esistenza».

In effetti il dirigente musulmano è stato molto attento. Ha evitato di citare la comunità ebraica, che fu quella tragicamente presa di mira da Adolf Hitler; e soprattutto è riuscito ad accusare l'Afd di comportarsi come Hitler senza dire che il Führer avesse perseguitato i musulmani. E questo non per caso, ma perché Hitler i musulmani non li perseguitò mai: preferì invece allearsi con loro, seppure con scarsa convinzione, per sterminare gli ebrei.

Immagine correlata
Aiman Maziek

La frase di Maziek è insomma un piccolo capolavoro di comunicazione politica, ma non può comunque sovvertire la verità storica. La quale dice incontestabilmente che molti leader arabi videro nel Terzo Reich nazista l'occasione imperdibile per chiudere i conti con gli ebrei non solo in Palestina - all'epoca nelle mani dell'odiata Inghilterra - ma nel mondo intero. Usare la figura tenebrosa di Adolf Hitler per lamentare una persecuzione religiosa nella Germania di oggi è dunque assai più che discutibile.

Furono infatti proprio gli arabi - rappresentati dalla massima autorità religiosa del tempo, il Gran Mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini - a cercare un'alleanza tattica con la Germania nazista in nome del comune radicale antisemitismo. Hitler, dopo aver ricevuto una lettera da al-Husseini in cui gli veniva chiesto aiuto per liquidare il «focolare ebraico» in Palestina, lo ricevette amichevolmente a Berlino nel novembre 1941. Qui il leader musulmano promise a Hitler aiuto concreto nella guerra «contro i comuni nemici: gli inglesi, gli ebrei e i comunisti». Fu di parola: mise a disposizione del Reich centomila volontari per formare le Waffen-SS musulmane, che passo in rassegna facendo il saluto nazista. Insomma, evocare lo spettro di Hider forse non è stata l'idea più opportuna.

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