sabato 07 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
26.11.2024 L’accordo in Libano dipende dall’Iran
Analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 26 novembre 2024
Pagina: 1/4
Autore: Micol Flammini
Titolo: «Cessate il fuoco»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/11/2024, a pag. 1/4, con il titolo "Cessate il fuoco", l'analisi di Micol Flammini.

Micol Flammini
Micol Flammini
Cessate il fuoco in Libano, il governo Netanyahu vota domani l'accordo:  «Tregua di 60 giorni» - Open
L’accordo in Libano c’è, ma perché duri Israele studia i piani dell’Iran, tra nucleare, omicidi e armi chimiche. Fidarsi di Iran ed Hezbollah può rivelarsi dannoso per Israele. Finché entrambi sogneranno la distruzione dello Stato ebraico, una pace duratura sarà impossibile

Roma. Una tregua fra Israele e il gruppo libanese Hezbollah porta con sé la consapevolezza che il periodo di pace potrebbe durare poco, perché è un cessate il fuoco di sopravvivenza per Hezbollah, accettato con il benestare della Repubblica islamica dell’Iran, che tutto vuole fuorché la scomparsa del suo gruppo armato più pregiato. Non soltanto Israele è consapevole di quanto questo cessate il fuoco rischi di essere una parentesi, ma lo sono anche i suoi alleati, primi fra tutti gli Stati Uniti che durante i negoziati hanno garantito allo stato ebraico il sostegno militare contro il ripristino della forza di Hezbollah vicino al confine. Era già successo nel 2006, che un accordo per impedire il ritorno delle milizie filoiraniane non venisse rispettato, così questa volta per stabilire i termini dell’intesa, americani e israeliani hanno ragionato tenendo presente che la guerra non è finita e il confine con il Libano è soltanto un fronte.

Teheran cercherà in ogni modo di ridare potenza di fuoco a Hezbollah, per rifornirlo userà la Siria come crocevia principale. Nel frattempo, starà al gruppo libanese e al suo leader che non ha i tratti del condottiero, Naim Qassem, riprendersi il potere politico dentro al Libano, rimettere piedi la sua struttura. L’accordo, per Israele e gli Stati Uniti, è cosa fatta, è il suo mantenimento che è da preservare e il modo migliore per farlo, secondo gli alleati, è di non perdere di vista da dove tutto è cominciato: Teheran. Le minacce iraniane sono una lista molto lunga, il regime non è pericoloso soltanto per il suo programma nucleare, sempre più avanzato, ma anche perché ha ampliato il suo potere e il suo campo di azione tramite sabotaggi, uccisioni, armando bande criminali e dedicando uno spazio sempre più proficuo della sua ricerca militare anche al campo delle armi chimiche.

Nel novembre del 2022 migliaia di studentesse di alcune università iraniane iniziarono a riportare problemi neurologici che vennero ricondotti a un possibile avvelenamento. Il regime parlò di fenomeni di “isteria femminile”, fonti di intelligence occidentali hanno invece supposto che Teheran avesse testato su soggetti umani armi chimiche prodotte tramite l’industria farmaceutica. Il Pentagono ha pubblicato un rapporto dal titolo “Strategia per contrastare le armi di distruzione di massa”, in cui si affermava che l’Iran stesse cercando di ottenere agenti chimici che agiscono sul sistema nervoso centrale per scopi offensivi. Il rapporto del Pentagono uscì nel 2023 e nello stesso anno, due gruppi di hacker iraniani descrissero le attività di un’università militare per sviluppare una granata imbevuta di sostanze chimiche e di un progetto per l’utilizzo della Medetomidina, un anestetico utilizzato soprattutto in ambito veterinario, per fini militari. La collaborazione di Teheran con il regime siriano offre una strada per capire quanto può essere intensa la ricerca nel campo delle armi chimiche e il giornalista israeliano Yossi Melman in un articolo pubblicato sul quotidiano Haaretz ha spiegato che il legame tra l’industria farmaceutica iraniana e lo sviluppo di armi chimiche è la strada più semplice ed efficace per eludere la supervisione delle Nazioni Unite.

Dopo l’omicidio del rabbino Zvi Kogan ad Abu Dhabi, il regime iraniano è tornato a parlare di un attacco contro Israele, in risposta al bombardamento mirato condotto da Tsahal a fine ottobre. Teheran sposta sempre più avanti le sue linee rosse, proprio come fa Vladimir Putin in Ucraina. Un attacco diretto al territorio israeliano non è più un tabù, il regime non ha rinunciato alla guerra, il suo sostegno al cessate il fuoco in Libano è una pausa per rinvigorire i suoi alleati.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT