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Il Foglio Rassegna Stampa
28.05.2023 La minaccia islamista in Europa
Analisi di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 28 maggio 2023
Pagina: 8
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Fantasmi di libertà»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/05/2023, a pag. 8, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo “Fantasmi di libertà”.

Informazione Corretta
Giulio Meotti

L’arcivescovo di una delle diocesi più pericolose del mondo si muove con una scorta armata. Matthew Ndagoso di Kaduna, nel nord della Nigeria, ha raccontato questa settimana al Catholic Herald la vita nella sua diocesi. Ha rivelato che otto dei suoi sacerdoti sono stati rapiti in soli tre anni: tre sono stati uccisi, uno è ancora disperso e gli altri sono stati liberati. Tra gennaio 2021 e giugno 2022, gli estremisti islamici hanno ucciso 7.600 cristiani nigeriani e ne hanno rapiti 5.200. “Spesso passiamo accanto a veicoli sulla strada che sono stati attaccati e questo ci ricorda che potrebbe succedere a noi in qualsiasi momento”, racconta Ndagoso. Nelle stesse ore il ministro dell’Interno francese, Gerard Darmanin, incontrava l’antropologa del Cnrs Florence Bergeaud-Blackler, che è stata messa sotto protezione della polizia dopo la pubblicazione del suo libro “Frérisme et ses réseaux, l’enquête”. Non solo minacciata di morte e sotto scorta, come quel vescovo nigeriano. La Sorbona ha annullato una sua conferenza per “motivi di sicurezza”. “Ecco perché non ci sono più studiosi che lavorano sull’islamismo”, dice Bergeaud-Blackler a Charlie Hebdo. La studiosa è andata in tv per dire: “C’è un tabù nell’università sull’islamismo che rende la ricerca quasi impossibile e, dalla decapitazione di Samuel Paty, chi resisteva ancora ha una tale paura che si è quasi arreso”. Nelle stesse ore Masih Alinejad, una dissidente iraniana di spicco, veniva messa sotto protezione della polizia nel Regno Unito dopo che la polizia ha ricevuto serie minacce alla sua vita. “Saremo con te e ti proteggeremo ovunque tu vada. Dacci i tuoi programmi, dobbiamo sapere tutto in anticipo per preparare una protezione ravvicinata”. In Europa sono decine gli accademici e gli studiosi sotto scorta per le minacce islamiche. Gilles Kepel, che ha scritto la prefazione al libro di Bergeaud-Blackler, una mattina scopre che il jihadista che aveva sgozzato un agente di polizia e sua moglie a Magnanville, in Francia, aveva tenuto un discorso su Facebook in cui invocava l’uccisione di sette personaggi pubblici. Il ministero dell’Interno chiamò Kepel per dirgli che il suo nome era in cima alla lista. Da allora, Kepel è sotto la protezione della polizia. Un professore di origine iraniana, Afshin Ellian, lavora all’Università di Utrecht, in Olanda, dove è protetto da guardie del corpo. Da quando ha visto il suo nome e il suo volto esposti alla vendetta pubblica sui muri dell’Università Sciences Po a Grenoble e sui social, definito “islamofobico” e “fascista”, l’accademico di origine tedesca Klaus Kinzler è sotto scorta. “Avevo contestato la settimana dell’uguaglianza ‘Razzismo, antisemitismo e islamofobia’, la messa sullo stesso piano dei tre concetti. Per settimane, gli attivisti hanno chiamato dei ‘testimoni’, sperando di raccogliere prove della mia ‘islamofobia’. Alcuni studenti sono venuti da me e mi hanno detto: ‘Sappiamo che non ti piacciono i musulmani’. Ero in bici quando un giornalista mi ha chiamato, dicendomi che il mio nome era affisso sui muri. Un tweet del sindacato mi ha paragonato a uno stupratore”. Kinzler non accetta l’uso ideologico della “islamofobia” che viene fatto dai difensori dell’islam politico. “Che gli scienziati pubblichino articoli per difendere questa nozione non mi pone alcun problema… A condizione che si conservi il diritto di confutarla, di argomentare e di discutere! L’autorevole argomento per cui ‘questo è stabilito e non deve essere discusso nel campo della scienza’ semplicemente non mi va bene. Vogliono imporre il monopolio. Sempre meno persone osano esaminare questo argomento”. Aveva denunciato anche la porosità tra la sinistra intellettuale e l’islamismo. “C’è un’atmosfera di terrore. Sono felice di potermi fare portavoce di tutti coloro che vogliono mettere le cose in chiaro affinché la maggioranza riacquisti il potere e non si lasci più tiranneggiare da questa minoranza antidemocratica, intollerante, pericolosa e talvolta criminale. Voglio lottare per la diversità delle idee, anche se sempre di più, quando guidi questa lotta, sei criminalizzato”. In Germania c’è il sociologo Hamed Abdel Samad: sorveglianza a 360 gradi 24 ore su 24. Ma anche il sociologo tedesco Bassam Tibi. Samad ha raccontato sulla Neue Zürcher Zeitung: “Un giorno un agente della polizia di Berlino è venuto da me e mi ha dato un giubbotto antiproiettile dicendomi che d’ora in poi avrei dovuto indossarlo durante le mie lezioni, perché le minacce di morte contro di me sono diventate più concrete e ci sono piani per metterle in pratica”. Abdel Samad lo chiamano il “Rushdie tedesco”. Questo sociologo e accademico di origine egiziana di 50 anni è sotto la tutela della polizia tedesca da dieci. Ogni secondo della giornata. “Ufficio di polizia criminale di Berlino. Dipartimento di protezione personale”. Sono loro i responsabili per le persone ad alto rischio. Si occupano della quotidianità di un perseguitato. Uno scrittore, in questo caso. Il loro compito è creare “spazi sicuri”, ma non come quelli che proliferano nelle università americane. Abdel Samad si porta sempre con sé il cuscino. Non è un rituale. “Dato che dormo sempre in hotel, ho bisogno di qualcosa che sia con me tutto il tempo”. Non ha un appartamento tutto suo da anni. Qualsiasi routine potrebbe essere fatale. “Se ho un luogo di residenza permanente e qualcuno mi vede entrare due o tre volte, è finita e devo muovermi”. Negli hotel Abdel Samad scrive anche i suoi libri, con cui sferza l’Europa a combattere il fondamentalismo islamico. In Inghilterra un insegnante che teme per la sua vita dopo aver mostrato agli alunni una vignetta del Profeta Maometto durante una lezione di educazione civica ha ricevuto una nuova identità e rimane nascosto da due anni, rivela il Mail on Sunday. Una fonte della famiglia ha detto al Mail: “Vive lontano dalla zona di Batley e gli è stata data una nuova identità. Sta lentamente cercando di ricostruire la sua vita, ma non è facile. Potrebbe costargli tutto. E’ meglio che sia fuori da quest’area e meno persone lo sanno, meglio è”. “Un docente è stato cancellato dopo false accuse di islamofobia e ha rivelato di temere che gli estremisti musulmani lo uccidessero”, racconta il Times. Si parla dello studioso di diritti umani Steven Greer, 66 anni, che si è nascosto dopo che gli studenti della Bristol University Law School, in Inghilterra, lo hanno accusato di essere “islamofobo”. Greer si è fatto crescere la barba e portava con sé un cacciavite nel caso fosse stato aggredito, rivelando di aver avuto più paura per la sua vita che durante i “Troubles”, gli scontri settari in Irlanda del Nord. “Per la mia stessa sicurezza, sono stato costretto a comportarmi come un fuggitivo”. E ancora: “La campagna è stata feroce e punitiva e ha messo me e la mia famiglia sotto uno stress intollerabile. E’ stato spaventoso. Per non correre rischi, io e mia moglie siamo fuggiti di casa per stare in un posto più sicuro”. All’Università di Francoforte insegna l’antropologa Susanne Schröter, a capo del Centro di ricerca islamico. “L’accusa di islamofobia diventa un argomento contro ogni possibile critica all’islam”, dice Schröter. “Se la libertà di espressione non è più possibile, allora questa è la fine di una società democratica libera”. Dei dieci oratori a una sua conferenza, quattro si muovono con guardie del corpo. “Perché sono nella lista di tutti i radicali”, ha rivelato Schröter. Muhammad Kalisch, che ha negato l’esistenza di Maometto, è sotto protezione della polizia e per motivi di sicurezza le sue lezioni si tenevano in segreto all’Università di Münster. Il suo ufficio è stato trasferito in un altro edificio su consiglio della polizia. Le informazioni sulle sue lezioni sono state cancellate dai registri e dalle pagine web dell’università. In Germania è sotto scorta anche Ahmad Mansour, di origine palestinese, per le sue critiche all’islam. “Come vogliono affrontare i partiti il fatto che le ragazze in questo paese non possono scegliere liberamente il proprio partner, non possono partecipare alle lezioni di nuoto e alle gite scolastiche – qual è la loro soluzione?”, ha scritto Mansour su Focus. “Come combattono le società parallele? La sinistra ignora l’islamismo, guarda solo alla lotta contro l’estremismo di destra. Se vuoi usare la narrativa degli attivisti del clima, allora il prossimo governo sarà l’ultimo che potrà evitare condizioni come in Francia con i mezzi democratici. La Francia, che lotta ogni giorno con l’islamismo e le società parallele, dove gli ebrei lasciano il paese in massa e cercano la sicurezza in Israele e dove gli insegnanti vengono assassinati perché volevano insegnare la democrazia e la libertà di espressione. La realtà scompare quando chiudi gli occhi su di essa? Le paure dei cittadini svaniscono nel nulla se non se ne parla?”. Poi ci sono professori sconosciuti ma che per aver criticato l’islam sono finiti sotto scorta. Dopo l’assassinio di Samuel Paty, nelle scuole e nelle università francesi è calato un clima di paura e di repressione. Basta un elenco parziale dei casi registrati a far capire il terrore intellettuale che si vive a causa dell’islam. Una insegnante di Tolosa che ha rimproverato cinque studenti di non aver rispettato il minuto di silenzio durante l’omaggio a Samuel Paty, Fatiha Agag-Boudjahlat, è stata messa sotto “protezione funzionale”. Una settimana dopo l’omaggio a Paty, un insegnante di storia e geografia di Les Battières ha tenuto un corso sulla libertà di espressione in una quinta elementare. Minacciato di morte, l’insegnante è stato assegnato a un’altra scuola. Una professoressa all’Università Aix Marseille è stata accusata di islamofobia e minacciata di morte per aver criticato l’assenza di libertà di coscienza nell’islam. Oggi è sotto scorta. Un professore di filosofia di una scuola media di Trappes, Didier Lemaire, è stato messo sotto scorta e ha lasciato l’insegnamento dopo le minacce. Un professore di Annecy è stato minacciato di morte e di “fare la fine di Paty” dai suoi studenti. Casi simili sono registrati a Nizza, a Lione, a Noisy-le-Grand, a Savigny-le-Temple, a Nimes… Alcuni hanno mollato. Come Paul Cliteur, l’accademico olandese critico del multiculturalismo, si è autocensurato, annunciando che non si sarebbe più occupato di islam nel timore di rappresaglie. “Dopo l’assassinio del regista Theo van Gogh chi scrive si assume certi rischi”, ha detto Cliteur. “Questo è uno sviluppo spaventoso. Quello che faccio è autocensura, assolutamente”. La paura è descritta dalla sorella di Samuel Paty, il professore di storia decapitato da un islamista ceceno nell’ottobre del 2020 davanti alla sua scuola media. “Non ero pronta a sentire le urla di mia madre che mi diceva che mio fratello era stato decapitato”, scrive questa settimana Mickaëlle Paty in una lettera alle autorità francesi. La famiglia chiede di fare luce. Denuncia un “atteggiamento attendista”, che agisce dopo che il crimine ha avuto luogo per evitare stigmatizzazioni e confusioni, e serve “a evitare il confronto con la violenza islamica”. La “discesa all’inferno” di Paty è durata undici giorni e nessuno poteva esserne all’oscuro. “Un giorno si dovrà stabilire tutta la verità su questa storia per evitare che si ripeta”. Scrive Mickaëlle: “Quando si mettono in fila le dichiarazioni dei ministri e delle varie autorità, la dialettica che appare è sorprendente. Lo stato non avrebbe mai sbagliato niente. Se Samuel è morto, è quasi una fatalità. Come se nulla avesse potuto impedirlo. Ma avrebbe dovuto essere protetto e sono state commesse imperdonabili colpe”. Per Mickaëlle è stato il terribile esercizio del “sì, ma”: “Mio fratello era stato ucciso da meno di due settimane, quando alcuni avevano già cominciato un indecente esercizio di relativismo”. Anche i genitori di Paty, Bernadette e Jean, hanno inviato a Libération un testo, in cui scrivono: “Siamo stati toccati dalla grande empatia da parte del presidente della Repubblica e lo ringraziamo calorosamente, ma ci poniamo ancora questa domanda: perché Samuel non ha goduto della protezione?”. In attesa del prossimo vaniloquio che inizia con “Je suis…” e suona tanto come una resa.

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