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Il Foglio Rassegna Stampa
03.12.2022 La Russia crede ancora nella vittoria e cerca i punti deboli
Due analisi di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 03 dicembre 2022
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «La Russia crede ancora nella vittoria e cerca i punti deboli - Blitz nel monastero»

Riprendiamo dal FOGLIO  di oggi, 03/12/2022, a pag. 1, con i titoli "La Russia crede ancora nella vittoria e cerca i punti deboli", "Blitz nel monastero" due analisi di Micol Flammini.

Ecco gli articoli:

"La Russia crede ancora nella vittoria e cerca i punti deboli"

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Micol Flammini

Roma. La notizia che Mosca potrebbe ritirarsi dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia è spesso letta come una conferma dell’incapacità di Mosca di tenere il territorio, il segnale ulteriore di una guerra fatta male da parte di una potenza quasi sconfitta. Il sito di notizie russo Meduza ha scritto di aver parlato con alcune fonti del Cremlino e ha confermato la possibilità di un ritiro dalla centrale, che potrebbe essere lasciata al controllo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Non sarebbe un ritiro gratuito ma uno scambio: Mosca vorrebbe assicurarsi il transito ininterrotto sul territorio ucraino delle sue forniture di gas e petrolio. In agosto, quando si parlava del pericolo a Zaporizhzhia di un nuovo disastro Chernobyl, era già chiaro che il Cremlino si fosse reso conto di avere tra le mani una merce di scambio potente, proprio come il blocco del trasporto del grano nel Mar Nero, da cui trarre vantaggio. Si sta facendo forte la tentazione di dare Mosca per vinta, ma è complesso parlare di sconfitta fino a quando continuerà a occupare quattro regioni ucraine, che pretende di aver annesso. Vladimir Putin è convinto di poter ancora vincere e lo dimostra la decisione di affidare il comando delle Forze armate in Ucraina a Sergei Surovikin, generale di gran carriera con esperienza di brutalità in Cecenia e in Siria. E’ un militare ambizioso, spunta tra i nomi di chi potrebbe sostituire Valeri Gerasimov al comando dello stato maggiore, e soprattutto Surovikin ha introiettato un messaggio: la sua carriera, forse anche la sua vita, dipende dal successo in Ucraina. Ragiona per obiettivi: riorganizzarsi senza perdere ulteriori uomini e ulteriore territorio, aspettare l’afflusso dei nuovi soldati mobilitati dando il tempo per l’addestramento e tenere le regioni occupate. Nel frattempo: bombe, bombe, bombe sull’Ucraina libera. Il buio e il freddo non sono un’ultima crudeltà da parte di una forza belligerante in procinto di ritirarsi, sono parte della strategia impostata da Surovikin, che segue il modello applicato dalla Russia a Grozny, in Cecenia, e ad Aleppo, in Siria, due conflitti da cui l’esercito di Mosca è uscito vincitore. Mick Ryan, maggior generale in pensione dell’esercito australiano, grande studioso della guerra contemporanea, ha scritto nell’ultimo numero della sua newsletter che Surovikin sta cercando le asimmetrie da usare a suo favore e ne ha già scovata una: la forza aerea contro una difesa aerea debole. L’altra scommessa di Surovikin è lungo la linea del fronte dove spesso, in un conflitto dispendioso e su vasta scala come quello ucraino, si concentra un numero più ridotto di truppe. Gli ucraini per esempio hanno usato questa strategia a Kharkiv a settembre, radunando silenziosamente forze e armi ed è quello che il generale russo potrebbe fare nel 2023: utilizzare una grande forza mobilitata per generare concentrazioni di truppe contro le difese ucraine. Al Cremlino ripetono che tutto sta andando secondo i piani. I piani a cui si riferiscono ora sono diversi rispetto a quelli di nove mesi fa, li ha fatti Surovikin, entrato in guerra con l’appellativo di generale armageddon, ma che potrebbe rivelarsi un generale attesa.

"Blitz nel monastero"

Ucraina: Putin come Hitler? — L'Indro

Roma. Il monastero delle grotte di Kyiv è molto antico, si trova vicino al museo dedicato all’Holodomor, la grande carestia provocata da Stalin, ed è anche la residenza del metropolita di Kyiv. Nei giorni scorsi è stata una delle sedi religiose in cui le Forze dell’ordine ucraine hanno fatto irruzione, in un crescendo di preoccupazioni da parte dei servizi di sicurezza per l’esistenza di “attività sovversive da parte dei servizi speciali russi” legate alla Chiesa ortodossa russa. Fino al 2019, la Chiesa ortodossa ucraina ha fatto riferimento al Patriarcato di Mosca, ma dopo l’annessione della Crimea e l’inizio della guerra nel Donbas, ha scelto di rompere. Nel 2020, 7.097 parrocchie ortodosse in Ucraina erano subordinate alla chiesa controllata da Kyiv, mentre la Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Mosca controllava 12.410 parrocchie. Nel discorso notturno di giovedì, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che il paese si muoverà verso la limitazione di alcune organizzazioni religiose che hanno legami con la Russia: “Il Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale ha incaricato il governo di proporre un disegno di legge sulla proibizione delle attività in Ucraina da parte di organizzazioni religiose affiliate a centri di influenza in Russia”. I servizi di sicurezza temono che i monasteri possano essere covi di sabotatori e spie, pesa su questa considerazione anche la decisione del capo della Chiesa ortodossa russa, Kirill, di benedire la guerra: decisione che i fedeli in Ucraina non hanno approvato. La convinzione che la Chiesa ortodossa russa sia controllata dai servizi segreti di Mosca alimenta l’idea che i monasteri possano avere un ruolo nella guerra e quindi essere collegati alla sicurezza nazionale. A maggio, la Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, con una nota ufficiale, ha condannato la guerra e, in seguito, ha definito “eroi” i sacerdoti rimasti nei territori occupati, smentendo anche le accuse che potessero essere dei collaboratori dell’esercito russo, per Kyiv però rimangono ancora troppi i legami con la politica del Cremlino e ritiene che siano impossibili da scindere. L’ossessione legittima che l’Ucraina ha nei confronti degli elementi russi della sua cultura – che siano statue, libri o nomi delle vie – rischia di sconfinare su un crinale sottile che da un lato ha le esigenze di sicurezza ma dall’altro ha il rispetto della libertà religiosa: ci sono parrocchie in Ucraina che ancora rispondono a Mosca, ma che per i fedeli sono luoghi di culto.

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