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Il Foglio Rassegna Stampa
06.10.2022 Le menzogne di Putin
Analisi di Iuliia Mendel, Washington Post

Testata: Il Foglio
Data: 06 ottobre 2022
Pagina: 11
Autore: Iuliia Mendel
Titolo: «L’Ucraina vuole negoziare la pace, ma non ha con chi dialogare a Mosca»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/10/2022, a pag.11, con il titolo "L’Ucraina vuole negoziare la pace, ma non ha con chi dialogare a Mosca", l'analisi dIuliia Mendel.

President of Ukraine appointed journalist Iuliia Mendel his Press Secretary  — Official website of the President of Ukraine
Iuliia Mendel

Putin firma leggi che annettono le quattro regioni ucraine - Mondo - ANSA
Vladimir Putin

Venerdì scorso il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato la sua volontà di negoziare con l’Ucraina. E’ una buona idea, no? E’ importante prestare attenzione ai dettagli. Putin ha fatto questa dichiarazione subito dopo aver annunciato l’annessione illegale delle regioni ucraine che sono (almeno in parte) occupate dalle truppe russe. In pratica stava dicendo: “Ho invaso il vostro paese. Ho ucciso decine di migliaia di persone appartenenti al vostro popolo, creato milioni di profughi, causato miliardi di dollari di danni, e ora sto cercando di rubare i vostri territori. Quindi, negoziamo”. Venerdì anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rilasciato una dichiarazione a proposito dei negoziati con la Russia. L’Ucraina, ha detto, è pronta a “concordare la coesistenza a condizioni eque, oneste, dignitose e giuste”. Ha anche chiarito che con Putin non sono possibili accordi di pace: “Siamo pronti a un dialogo con la Russia, ma con un altro presidente russo”. Nel caso in cui ciò non fosse stato abbastanza chiaro, ha annunciato un’altra decisione: l’Ucraina sta accelerando i suoi piani di adesione alla Nato. Mentre seguivo tutte queste notizie, mi è tornata in mente la mia visita al quartier generale di Zelensky a Kyiv qualche settimana fa. Lì, non lontano dal luogo in cui lavoravo come portavoce di Zelensky, ho incontrato l’alto consigliere presidenziale Mykailo Podolyak. (Negli ultimi tempi Podolyak è stato spesso descritto come una delle persone più potenti dell’Ucraina, non lontano dal presidente stesso). Come mi ha fatto notare Podolyak, è un mito – spesso asserito dai russi, tra l’altro – che l’Ucraina non sia pronta per i colloqui. In realtà, Podolyak si è già seduto ai tavoli dei negoziati di fronte a una delegazione di Mosca. A febbraio, ha fatto parte del team di negoziazione ucraino che si era incontrato con i rappresentanti russi al confine con la Bielorussia, proprio mentre la guerra era iniziata. I negoziatori russi, credendo pienamente alla loro stessa propaganda, avevano lanciato ultimatum per “smilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina. “Continuavano ha chiamarci nazisti”, mi disse. “Che dimostra quanto sia degradata la diplomazia russa e conseguentemente il processo politico”. Mi raccontò che anche alcuni membri della delegazione russa che conosceva da anni si erano riferiti a lui con quell’etichetta. La delegazione ucraina era arrivata con il mandato di fare tutto il possibile per avviare un dialogo. Al tempo, la Russia stava uccidendo innumerevoli cittadini ucraini e distruggendo le città ucraine; l’Ucraina aveva impedito alle truppe russe di prendere la capitale ma non le aveva ancora completamente cacciate dall’area a nord di Kyiv. Il Cremlino aveva chiesto agli Ucraini di deporre le armi e arrendersi. “Erano completamente impreparati”, ricorda Podolyak. “I russi non sapevano nulla riguardo allo stato del nostro esercito. Hanno descritto alcune delle nostre basi, che erano esclusivamente sotto la giurisdizione ucraina, come basi Nato… L’unica cosa che avevano da offrire era la guerra e il ricatto”. L’ultimo round di colloqui, tenutosi in Turchia alla fine di marzo, si era concluso con la consegna da parte degli ucraini di un comunicato contenente una proposta per porre fine alla guerra. La delegazione ucraina aveva presentato una proposta per un nuovo sistema di garanzie di sicurezza che definisse lo status dell’Ucraina come stato neutrale non allineato e non nucleare. L’Ucraina aveva offerto di negoziare separatamente lo status della Crimea per 15 anni, senza l’uso di mezzi militari. Separatamente, i presidenti russo e ucraino avrebbero discusso lo status delle regioni di Donetsk e Luhansk. I russi avevano risposto dicendo che avrebbero fatto un regalo all’Ucraina “che gli sarebbe piaciuto molto”. Ciò significava, secondo Podolyak, “che avrebbero ritirato le loro truppe dalla regione di Kyiv”. (A quel punto, ovviamente, i combattenti ucraini avevano già sconfitto le forze russe che marciavano su Kyiv). Ma ciò che gli ucraini hanno scoperto dopo il completo ritiro li ha riempiti di orrore. A Bucha, gli investigatori hanno trovato i corpi di oltre 400 civili – con le mani spesso legate dietro la schiena – che erano stati uccisi dagli invasori russi. Ci sono evidenze di torture e stupri. Centinaia di persone sono ancora disperse. Quello che gli ucraini hanno visto è stato scioccante nella sua brutalità, e questo “non solo ha cancellato il comunicato di Istanbul ma anche la nostra comprensione di ciò che è la Russia”. Gli chiesi cosa intendesse dire: “Abbiamo visto che le Forze russe non solo stavano combattendo, stavano distruggendo”, mi ha risposto Podolyak. “E lo facevano in base al principio del genocidio – non sulla base dell’etnia ma dell’appartenenza allo stato ucraino. Come se non importasse chi fossi etnicamente, o che lingua parlassi, ti avrebbero ucciso per il semplice fatto che eri un cittadino dell’Ucraina”. Anche dopo aver visitato il luogo dei massacri il 4 aprile, Zelensky ha confermato la sua disponibilità a negoziare: “Noi lottiamo per la pace, ce la meritiamo. E queste persone lo hanno dimostrato, e le Forze armate lo hanno dimostrato. La pace è impossibile senza la vittoria”. E ancora, ha aggiunto: “Non vogliamo perdere milioni di persone. Per questo ci deve essere il dialogo”. Ora Putin si dichiara disposto a discutere la pace nonostante abbia dichiarato la mobilitazione, annesso i territori ucraini e minacciato l’uso di armi nucleari contro chi si oppone alla presa dei territori ucraini. E gli ucraini sono ancora pronti a negoziare. Se il Cremlino vuole il dialogo, dovrebbe iniziare ritirando le sue truppe. Nulla gli impedisce di farlo.

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