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Il Foglio Rassegna Stampa
14.04.2021 Cancel culture e islamismo
Lo intervista Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 14 aprile 2021
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «'Dalla cancel culture alla paura dell'islamismo, tutto è vetrificato'. Parla Birnbaum»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 14/04/2021, a pag.II, con il titolo " 'Dalla cancel culture alla paura dell'islamismo, tutto è vetrificato'. Parla Birnbaum", l'analisi di Giulio Meotti.

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Giulio Meotti

Jean Birnbaum - Alchetron, The Free Social Encyclopedia
Jean Birnbaum

Roma. In "Le Courage de la nuance", il direttore del supplemento letterario del Monde, Jean Birnbaum, spiega che i social sono ormai composti da "branchi vendicativi" che portano alla "vetrificazione ideologica" e a cancellare il passato. "Riconoscere i difetti del passato, le zone d'ombra, i crimini che questa o quella figura storica può aver commesso, tutto questo è normale" ci dice Birnbaum. "Il passato non è fisso, lo guardiamo in modo diverso a seconda del momento in cui ci guardiamo indietro. Da questo punto di vista, capisco che ci sia un vivace dibattito sulla necessità, o l'attualità, di commemorare uno statista come Napoleone. Il problema della cancel culture è che non si accontenta di `spostare' la nostra visione del passato, ma pretende di annullarla. Compreso il passato molto recente. E' la fantasia della `tabula rasa' che un tempo elettrizzava tutta una parte della sinistra rivoluzionaria. 'Facciamo tabula rasa del passato', disse l'Internazionale. `Corri, corri, compagno, il vecchio mondo è dietro di te!', hanno aggiunto i giovani ribelli del Sessantotto. Ma con la visione che abbiamo ora del XX secolo totalitario, conosciamo le minacce che una tale fantasia porta con sé: non c'è nessun futuro possibile, nessun presente degno di questo nome, se si cancella il passato. Quando pretendiamo di `cancellare' il passato, il futuro non manca mai di vendicarlo. E, nel frattempo, è il nostro presente che diventa tossico".

Pensare non serve a nulla! (George Orwell dixit)
George Orwell

Lei ha detto a Charlie Hebdo della scorsa settimana che molte persone in Francia si rifiutano di parlare apertamente dell'islamismo per ragioni politiche. "Ho amici a sinistra che sanno perfettamente che c'è un problema con l'islamismo oggi, che questo fenomeno minaccia in particolare tutto ciò che loro stessi hanno di più caro, ma che non osano dirlo", ci dice Birnbaum. "Il più delle volte, perché hanno paura di cadere sotto quella famosa accusa che Orwell disse, già negli anni '40, che metteva a tacere gli spiriti liberi: `fare il gioco di'. Orwell ha scritto: `E' una specie di formula magica o incantesimo, progettato per nascondere le verità scomode. Quando ti viene detto che dicendo questa o quella cosa stai `facendo il gioco' di qualche sinistro nemico, capisci che è tuo dovere tacere immediatamente'. Oggi, a proposito dell'islamismo, si devono dire due cose allo stesso tempo: da un lato, che non si deve fare l'amalgama tra l'islam come tesoro spirituale e l'islamismo come dottrina violenta; dall'altro, che l'islamismo non ha `niente a che fare' con l'islam. Ma se si cerca di camminare su questa corda tesa, ci si trova immediatamente accusati di `fare il gioco' dell'estrema destra. Eppure questa posizione sfumata non è solo l'unica posizione giusta e rilevante, ma anche l'unica efficace per affrontare l'islamismo e, oltre a questo, il jihadismo".

Secondo molti critici, anche di sinistra, in occidente rischiamo di vedere sorgere una società distopica. "No, non credo" conclude Birnbaum al Foglio. "Ci sono minacce alle libertà, alla libertà di espressione in particolare, minacce che vengono da tutti i campi ideologici, e sono preoccupanti. Ma non dobbiamo sprofondare nel relativismo e fingere di essere nella stessa situazione dei paesi autoritari. In Francia, come in Italia, il dibattito è libero, la critica è libera, si può alzare la voce senza perdere la vita, questa libertà non ha prezzo. Ma nelle reti, l'odio risponde all'odio, si caccia in branco, e quando si caccia in branco, si prepara un mondo selvaggio. Le nostre democrazie sono fragili, attraversate da cattivi impulsi autoritari e brutali, non dobbiamo essere ingenui. Nel mio libro cito Raymond Aron, che vedeva questa fragilità come la forza stessa delle democrazie. `Credo nella vittoria finale delle democrazie, ma a una condizione, che lo vogliano', disse nel 1939. L'amore per la libertà, la consapevolezza dei propri limiti, questa è la forza vulnerabile delle democrazie, quella su cui dobbiamo scommettere ancora oggi".

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