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Il Foglio Rassegna Stampa
09.05.2012 Scoperti altri siti nucleari sotterranei in Iran
Sanzioni sempre più inutili. Commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 09 maggio 2012
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «I nuovi siti iraniani sono stati trovati: lo strike torna sul tavolo»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 09/05/2012, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo "I nuovi siti iraniani sono stati trovati: lo strike torna sul tavolo".


Pio Pompa

Era il 10 aprile scorso quando il Foglio pubblicò, in esclusiva, la notizia secondo cui l’Iran avrebbe segretamente realizzato almeno tre nuovi siti nucleari sotterranei fino ad allora del tutto sconosciuti. Dopo meno di un mese la medesima fonte d’intelligence araba, all’origine di quella informazione, ha di fatto asseverato, facendo riferimento a documenti ora in possesso dei servizi israeliani, l’avvenuta individuazione, all’interno di una specifica area del Dasht e Kavir (il grande Deserto salato iraniano), di tali siti. Una scoperta questa di fondamentale importanza non solo per l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), fino a venerdì convinta che fosse il sito di Parchin la priorità assoluta, ma soprattutto per i piani militari di Gerusalemme sui quali incombeva la pesante alea, nell’eventualità di un attacco contro l’Iran, che potessero sfuggire alla distruzione proprio i siti nascosti destinati all’allestimento dell’atomica. Una eventualità che era una delle ragioni principali addotte sia dall’Amministrazione Obama sia dalla fronda interna a Israele guidata dall’ex capo del Mossad Meir Dagan, dall’ex capo di stato maggiore Gabi Ashkenazi e dall’ex capo dell’intelligence Yuval Diskin, per coprire il loro sostanziale appeasement sul nucleare iraniano. Ora, con la scoperta documentata dei nuovi siti sotterranei, dovremmo assistere a un rimescolamento di carte sulla vicenda dell’atomica iraniana. “Non fosse altro per il fatto – conferma al Foglio la fonte d’intelligence – che Teheran, raggirando l’intera comunità internazionale, si sia affrettata a realizzare, tra la fine del 2009 e l’inizio del 2012, un enorme e invisibile hub nucleare nel cuore del Deserto salato, collegato e alimentato attraverso un efficiente sistema di grandi gallerie, esclusivamente destinato al completamento, entro due mesi, di almeno quattro testate atomiche”. Di conseguenza, ogni materiale sensibile sarebbe stato trasferito da Parchin e altri siti nell’hub nucleare del Dasht e Kavir, trasformando le trattative sulle ispezioni della Aiea in una presa in giro. “Se non che – aggiunge la nostra fonte – lo sconcerto israeliano ha raggiunto l’apice nell’apprendere di come Washington fosse già al corrente, e ben prima dei recenti colloqui di Istanbul, di queste nuove infrastrutture nucleari. Evitando, tuttavia, di denunciarne l’esistenza”. Di qui il fondato convincimento che, nonostante tutto, non assisteremo a stravolgimenti miracolosi sul dossier del nucleare iraniano fortemente influenzato dalle trattative segrete in corso tra il regime degli ayatollah e gli Stati Uniti. Trattative i cui effetti, dopo quanto avvenuto nei recenti colloqui di Istanbul, rischiano di condizionare pesantemente anche il prossimo meeting dei 5+1 previsto a Baghdad il 23 maggio. Ma il tempo per Teheran, dopo la scoperta sulla esatta collocazione del sito di allestimento dell’atomica, sembrerebbe volgere al termine. Secondo il nostro interlocutore il premier israeliano, Bibi Netanyahu, starebbe per rompere gli indugi rendendo assai probabile un attacco contro l’Iran. D’altro canto i sessanta giorni che, in base alle stime del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak, separano il regime iraniano dall’avere l’atomica, rappresentano veramente lo spazio di un mattino. “Un Iran dotato della bomba atomica – ha ribadito sabato l’ex direttore del Mossad, Amos Yadlin – sarebbe più pericoloso di un attacco militare contro i suoi siti nucleari. Come può chi non riesce a contrastare ora la sofisticata e minacciosa strategia iraniana aspettare di farlo dopo che l’Iran sarà una potenza nucleare?”.

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