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Il Foglio Rassegna Stampa
18.09.2010 Fatwa contro la vignettista Molly Norris
è la libertà di opinione in salsa islamica

Testata: Il Foglio
Data: 18 settembre 2010
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Molly non esiste più. Fatwa contro una vignettista di Seattle»

Una fatwa condanna a morte la giornalista americana Molly Norris. Nessuna protesta in Italia da parte di giornalisti nè femministe. I primi hanno la firma facile, ma con gli opportuni distinguo, se c'è di mezzo l'islam il silenzio è d'obbligo. Le seconde si sono estinte nel corso degli anni, una prece.
Ecco la cronaca del FOGLIO di oggi, 18/09/2010, a pag.3, con il titolo " Molly non esiste più. Fatwa contro una vignettista di Seattle ". Se l'è cercata, sembra abbia commentato il sen.Andreotti.


Molly Norris

Roma. Non ha fatto in tempo Angela Merkel, premiando il vignettista danese Kurt Westergaard, a ricordare che la libertà d’espressione è un pilastro della democrazia, che dall’altra parte del mondo un’altra umorista, stavolta cittadina americana, era costretta a nascondersi a causa delle minacce dell’islamismo. Dopo aver proposto ironicamente di disegnare immagini del profeta islamico Maometto per stimolare il dibattito sulla libertà di parola, la vignettista Molly Norris ha dovuto nascondersi in seguito a minacce. Secondo il Seattle Weekly, giornale per cui lavora la disegnatrice, l’Fbi ha invitato Molly Norris a “sparire”. Norris ha cambiato identità e città, diventando un “fantasma”. Anwar al Awlaki, un religioso islamico di origini americane collegato ad al Qaida che si nasconde in Yemen, ha scritto che Norris è un “obiettivo primario”. Secondo Awlaki, in questi casi “la medicina prescritta dal Messaggero di Allah è l’esecuzione”. Una vera e propria fatwa, stavolta da parte di un americano contro un altro americano. Norris aveva lanciato la propria provocazione per protestare contro le minacce di violenza verso quanti avevano disegnato Maometto, una pratica ritenuta “blasfema” nella cultura islamica. L’argomento è stato al centro delle cronache cinque anni fa, quando il vignettista Westergaard scatenò una battaglia culturale, diplomatica e politica attorno alla libertà di espressione in Danimarca. Quest’anno la serie tv South Park ha generato nuove polemiche e minacce, rappresentando Maometto in veste di orso. Il concorso “Everybody Draw Mohammad Day” (Il giorno in cui tutti disegnano Maomettò) proponeva di ospitare “rappresentazioni creative” del Profeta. L’idea di partenza del gruppo su Facebook, che ha riunito oltre centomila persone, era di “difendere la libertà di espressione” e si ispirava al lavoro della disegnatrice americana Norris. Questa, lo scorso aprile, aveva creato un fumetto contro la decisione della rete tv Comedy Central di censurare ogni riferimento a Maometto in un episodio di South Park. “I terroristi hanno minacciato i creatori di South Park, non lasciamo che i terroristi la vincano!”, aveva proclamato Norris. Gli autori di South Park, Trey Parker e Matt Stone, sono stati avvertiti che avrebbero fatto “la fine di Theo van Gogh”. Con la fatwa di Awlaki, è la prima volta che un imam americano minaccia di morte una sua concittadina. Awlaki ha assistito, non solo spiritualmente, tre degli attentatori dell’11 settembre in una moschea della Virginia, alle porte di Washington; qualche anno più tardi è entrato in contatto con il maggiore Nalid Hasan, musulmano osservante che ha ucciso tredici colleghi nella base texana di Fort Hood. E’ anche stato il consigliere del nigeriano Farouk Abdulmutallab, che il giorno di Natale del 2009 voleva far saltare un volo Northwest diretto a Detroit. Il presidente Obama ha ordinato già l’eliminazione di Awlaki. Secondo il capo della commissione per la Sicurezza nazionale alla Camera, Jane Harman, l’imam Awlaki è “il terrorista numero uno in termini di minaccia concreta agli Stati Uniti”. A Seattle, il direttore del giornale per cui lavora la vignettista messa in fuga, Mark Fefer, comunica ai lettori del settimanale: “Avrete notato che la vignetta di Molly Norris non è sul giornale di questa settimana. Perché Molly non esiste più”.


lettere@ilfoglio.it

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