domenica 05 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
15.07.2010 Il comunista francese André Gerin si schiera contro Eurabia e vota contro il burqa
Peccato che i suoi compagni non facciano lo stesso in Francia e nel resto del mondo

Testata: Il Foglio
Data: 15 luglio 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Un comunista contro l’islamismo»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 15/07/2010, in prima pagina, l'articolo dal titolo "Un comunista contro l’islamismo".


 André Gerin

Roma. Il Parlamento francese ha approvato un progetto di legge che vieta l’utilizzo del velo islamico integrale nei luoghi pubblici. Il partito della maggioranza di destra (Ump) e i centristi del Nouveau centre si sono espressi a favore della messa al bando. I Socialisti (Ps) non hanno partecipato al voto. Così anche i comunisti (Pcf), tranne uno che non soltanto ha voluto partecipare alle votazioni e si è espresso a favore della norma: André Gerin, questo il suo nome, è anche il presidente della commissione d’inchiesta sul velo integrale. Quella di Gerin è una figura unica in tutta Europa, vecchio leone e gloria del mondo comunista francese da anni impegnato contro il fondamentalismo islamico. Il deputato comunista del Rodano si dice lanciato in una “crociata” contro quelli che chiama “i talebani francesi”, perché “ombre nere minacciano oggi la Repubblica”. Storica la sua battaglia contro Cheikh Abdelkader, l’imam algerino della città di Vénissieux, vicino a Lione, di cui Gerin è stato sindaco per quindici anni. Poligamo, padre di sedici figli, in un’intervista al quotidiano Lyon Mag Abdelkader ha detto che “il Corano autorizza in certi casi un musulmano a picchiare la propria moglie” e che la donna deve essere sottomessa al marito perché non è uguale all’uomo. Non a caso la città di Gerin è stata definita in un reportage della Bbc “confondibile con un pezzo di medio oriente”. Un altro religioso in città, l’imam Benchellali, nella propria abitazione preparava un devastante attentato chimico: botulino nelle scatolette di crema Nivea. Un figlio di Benchellali è detenuto a Guantanamo, l’altro si trova nelle prigioni francesi. Pare che nella sua moschea venissero reclutati giovani musulmani da spedire nei campi di addestramento in Cecenia. Lo stesso sindaco Gerin ha fatto mea culpa sulle sue politiche in tema di immigrazione islamica: “Forse abbiamo peccato di angelismo”. Commentatori di sinistra gli hanno dato del “petainista” e del “reazionario”. Gerin si smarcò dall’ortodossia progressista francese già quattro anni fa, quando scrisse una lettera in difesa del filosofo francese Robert Redeker, critico dell’islamismo e marchiato da una fatwa, dall’attacco del quotidiano comunista Humanité che a Redeker diede del “razzista”. Gerin dice di voler tutelare la “pace sociale” e afferma di aver preso coscienza del pericolo islamista “dopo l’11 settembre”. Un giorno scoprì che nel carcere di Guantanamo si trovavano due musulmani provenienti dal suo paese, Venissieux. Niente fu più uguale. Spiega Gerin: “Non abbiamo scelta. L’islam è la seconda religione di Francia. Se si desidera integrare la comunità musulmana, deve essere ripulita del suo fondamentalismo”. Parole dure, che fanno gridare all’allarme la rive gauche. I compagni comunisti non riconoscono il vecchio Gerin che si batteva per bandire le bombe a grappolo, che lottava per la creazione di un servizio pubblico delle acque e che scriveva lettere a Fidel Castro. “L’11 settembre e gli eventi successivi dimostrano che dobbiamo combattere l’ideologia fondamentalista trasportata in periferia da parte degli islamisti e che porta al terrorismo”, spiega Gerin. Un comunista molto lontano dall’apatia liberal sull’integrazione: “Il ruolo dell’islam nella nostra Repubblica laica è per me la sfida europea che si pone agli albori di questo millennio”. Gerin ha persino attaccato l’islamologo Tariq Ramadan, una star in Francia, e ha denunciato “il razzismo antibianco” che si respira nelle banlieue. Gerin si dice convinto di fare un favore all’islam mettendo al bando il burqa. “Vedere i fantasmi e le prigioni ambulanti camminare per strada crea un vero e proprio malessere. Il velo è solo la punta di un iceberg, è un processo di indottrinamento che inizia nell’infanzia”. Per Gerin, la sharia porta con sé “i semi della guerra civile”. Nella retorica di questo “comunista dissidente” l’islam radicale diventa infine “il cancro che corrode la nostra città”.

Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT