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La Nazione Rassegna Stampa
15.11.2015 Il Mossad in aiuto dei servizi europei
Commento di Aldo Baquis

Testata: La Nazione
Data: 15 novembre 2015
Pagina: 18
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Israele dà lezioni di antiterrorismo: Mossad in aiuto dei servizi europei»

Riprendiamo dalla NAZIONE di oggi, 15/11/2015, a pag.18, con il titolo " Israele dà lezioni di antiterrorismo: Mossad in aiuto dei servizi europei", il commento di Aldo Baquis. 

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                                      Aldo Baquis

TEL AVIV - «Israele si trova spalla a spalla con la Francia nella lotta al terrorismo islamico estremista. Ho dato istruzione ai nostri servizi di intelligence di assistere in ogni modo i loro colleghi in Francia e in altri Paesi europei». Così Benyamin Netanyahu si è rivolto agli israeliani in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalle reti nazionali. Secondo gli analisti, Israele condivide le proprie esperienze nella lotta al terrorismo su due livelli: su quello più puramente di intelligence (di recente è stato affermato che da Israele sono arrivate informazioni decisive sull'abbattimento di un aero russo nel Sinai, rivendicato da una fazione locale legata all'Isis), sia di carattere tattico. Ossia sulla organizzazione e sulla dislocazione di forze di pronto intervento capaci di soffocare sul nascere attentati terroristici che non sia stato possibile sventare per tempo. Netanyahu ha confermato almeno il primo punto. «Noi disponiamo — ha detto — di informazioni di intelligence. In merito non siamo proprio un elemento marginale. Queste informazioni vengono spartite con la Francia e con altri Paesi rilevanti: e non solo nell'ultima giornata. Collaboriamo con loro — ha concluso, in termini va- ff Nelle città si moltiplicano gli attacchi all'arma bianca Il 12 ottobre si contano almeno 4 assalti in sole 24 ore. La reazione porta a un'ondata di arresti Europei impreparati Secondo Israele in Europa manca La consapevolezza dei pericolo che si deve affrontare in casa ghi — in maniere diverse». Secondo Haaretz, Israele avrebbe effettivamente inoltrato a Parigi informazioni concrete su quegli attentati. DA un lato Netanyahu ha rinnovato ieri l'appello al mondo occidentale affinché si mobiliti «per sconfiggere l'epidemia del terrorismo mondiale». Dall'altro la sensazione in Israele è che la minaccia dell'Isis venga vista in forma deformata e che un'attenzione ancora maggiore dovrebbe essere dedicata piuttosto «all'asse sciita»: ossia al connubio di forme iraniane e di Hezbollah che in Siria combattono al fianco dell'esercito russo e dell'esercito regolare di Bashar Assad contro l'Isis e altre milizie islamiche Fra quanti la pensano in questo modo vi è il professor Moshe Maoz, dell'Università ebraica di Gerusalemme. «L'Isis rappresenta un pericolo, ma l'asse sciita lo è ancora di più» ha affermato ieri Maoz riferendosi evidentemente ai successi dell'Iran sul nucleare e sul suo intervento in Siria, ormai protetto dall'ombrello di Russia e Usa. «La maggior parte dei musulmani — sostiene Maoz — non vede nell'Isis una formazione realmente islamica. La considerano deviante. Spesso vengono spiccati contro di esso delle Fatwe', dei verdetti coranici». Lo stesso Ha- mas, che ieri ha condannato gli attentati di Parigi, è uno degli oppositori dell'Isis. «ANCHE fra i musulmani di Francia — prosegue Maoz — la maggior parte desidera far parte delle società. Queste forze pragmatiche e moderate possono essere coinvolte per isolare le cellule dell'Isis». Per ottenere successi occorre però affrontare in parallelo la situazione sociale degradata della minoranza musulmana in Francia. Sul piano militare, l'Isis non è realmente una potenza (certamente se comparata all'Iran). «In tutto — presume Maoz — dispone di 30 mila uomini combattenti». Non sono invicibili e i curdi, secondo Maoz, lo hanno già dimostrato. A condizione che ci sia la volontà di affrontarli sul terreno con forme adeguate: idealmente, con una partecipazione attiva di eserciti arabi. I bombardamenti aerei non sono certo sufficienti. Inoltre dietro all'Isis, si fa notare in Israele, ci sono finanziamenti che possono essere fermati (allusione ad Arabia Saudita e al Qatar) e aiuti logistici di cui, almeno in passato, si è avvalso: ad esempio in Turchia. Anche quella falla di sicurezza può essere tamponata. Nei commenti degli analisti israeliani torna con insistenza la considerazione che gli attentati di Parigi siano stati resi possibili non solo da una grave mancanza dei servizi segreti francesi, ma anche da una inadeguatezza più profonda nella definizione del pericolo con cui si devono confrontare. Finora gli europei hanno difeso a spada tratta i diritti dei loro cittadini, ma adesso — viene affermato — dovranno rivedere quella politica per ridurre lo spazio di operazione dei terroristi. Ieri, proclamando lo stato di urgenza, il presidente Francois Hollande è sembrato muovere primi passi in quella direzione. Resta da vedere se l'effetto degli attentati non si dissiperà presto e se la Francia troverà in Europa la necessaria cooperazione.

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