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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Adnkronos Rassegna Stampa
05.01.2005 La "solidarietà islamica" disinteressata al maremoto in Asia
un lancio d'agenzia

Testata: Adnkronos
Data: 05 gennaio 2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Maremot, Kuwait si interroga siamo avari?»
Pochi soldi dai paesi arabi del Golfo ai paesi colpiti da maremoto. Perché? E perché nessuno ne parla?
Ecco un lancio Adnkronos:

Il Cairo, 4 gen. (Adnkronos) - Il ricco Kuwait si chiede se non
sia stato avaro nei confronti delle vittime del maremoto. E come è
successo negli Stati Uniti è stata la stampa a gettare il sasso nello
stagno. Un editoriale del quotidiano al Qabas ha provocato
un'immediata crescita della cifra stanziata dal governo (da due a
dieci milioni di dollari), e ha aperto un dibattito in tutto il paese.
Sotto gli strali di al Qabas sono finiti anche quegli enti islamici di
beneficenza che hanno raccolto fondi specificando che sarebbero stati
versati a beneficio dei musulmani. Il quotidiano non si è limitato a
far notare che i disastri naturali non distinguono la religione delle
vittime, ma ha anche pubblicato un editto religioso in base al quale è
permesso donare ai non musulmani. Grazie ai proventi del petrolio il bilancio del
Kuwait avaro quest'anno un surplus di dieci miliardi di dollari.
Secondo al Qabas, il governo dovrebbe donare almeno cento milioni,
tenendo conto che gran parte delle colf e degli operai dell'emirato
vengono dai paesi sconvolti dal maremoto.

L'accusa di avarizia, estesa dal quotidiano all'insieme dei
paesi del Golfo, coinvolge anche i privati. Ma è difficile sapere
quanto sia stato finora versato, scrive oggi il New York Times, perchè
la Mezzaluna Rossa, a cui arrivano gran parte delle donazioni, non
fornisce le cifre. Una parte del pubblico è anche disorientata dalla
recente chiusura di enti benefici accusati di finanziare gruppi
terroristi, mentre alcuni sermoni religiosi nei Paesi del Golfo hanno
di fatto scoraggiato l'invio d'aiuti dipingendo il maremoto del 26
dicembre come una vendetta divina contro ''le spiagge della
prostituzione, il turismo, l'immoralità e la nudità''.
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