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La Stampa Rassegna Stampa
20.01.2024 Un'intesa a tre contro Putin
Analisi di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 20 gennaio 2024
Pagina: 29
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Vecchie paure e nuovi allarmi: nel Baltico e nel nord Europa, oggi, sembra a tratti di rivivere la situaizone di due anni fa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/01/2024, a pag. 29 con il titolo "Vecchie paure e nuovi allarmi: nel Baltico e nel nord Europa, oggi, sembra a tratti di rivivere la situaizone di due anni fa" l'analisi di Anna Zafesova.

Anna Zafesova
Anna Zafesova

Putin vows no peace in Ukraine until Russia meets its unchanged military  goals | PBS NewsHour
Vladimir Putin: dopo l'Ucraina, ora punta ai Paesi Baltici 

Vecchie paure e nuovi allarmi: nel Baltico e nel Nord Europa, oggi, sembra a tratti di rivivere la situazione di due anni fa. Da un lato, rivelazioni inquietanti dell'intelligence e annunci allarmanti dei politici su un imminente scontro con la Russia. Dall'altro, le fredde smentite dei portavoci di Mosca, e soprattutto l'incredulità mista a sgomento delle opinioni pubbliche europee. Dopo che ci si è abituati, faticosamente, a quello che sembrava impossibile – una guerra in Europa, con bombe sulle città, annessioni forzate e stragi di civili – si torna a parlare di uno scenario impensabile. Un attacco russo all'Unione Europea, ai Paesi membri della Nato, a nazioni la cui fuga dall'imperialismo sovietico era stata considerata uno dei simboli e compimenti maggiori dell'Europa: uno scenario di fantapolitica, o almeno così sembrava.
Il problema è che dopo il 24 febbraio 2022, nulla è fantapolitica. Il fatto che Riga, Vilnius e Tallinn stiano preparando piani di difesa, e che gli alleati si preparino a sostenerli, non è più "fanta", è politica e basta, la realizzazione che il "mai più" europeo non si è ancora compiuto, e la storia non solo non è finita, ma sembra tristemente girare in tondo. La differenza principale tra il 24 febbraio del 2022 e il 2024 è proprio questa: dal "se" si passa al "quando". Nessuno più interpreta gli attacchi di Vladimir Putin ai Paesi Baltici – "una minaccia diretta alla sicurezza russa", per aver espulso un attivista russo dalla Lettonia – come un bluff, o un gioco di propaganda a uso e consumo del bellicoso elettorato interno. Nessuno obietta che la Russia non ha i mezzi, militari, economici e diplomatici, per aprire un altro fronte, meno che mai per andare allo scontro diretto con la Nato.
Sarebbe una follia, ma la lezione del 24 febbraio 2022 è stata anche questa: la politica non è, purtroppo, soltanto razionale, e la follia può realizzarsi, soprattutto se a promuoverla sono un leader e un gruppo dirigente che sulla follia hanno scommesso e guadagnato. La follia non si scarta più come impossibile, si prende e si inserisce nei piani strategici. Continuando a contare sulla razionalità: è evidente che tutta la campagna di allarmi su un'imminente nuova invasione dei russi, lanciata soprattutto dai governi del Nord e dell'Est Europa, e dalla Germania, serve anche ad ammonire Putin e a fargli capire che stavolta non potrà cogliere nessuno di sorpresa. Il presidente russo è apparso negli ultimi giorni molto assertivo, chiaramente ispirato dai pochi chilometri di avanzata che le sue truppe hanno finalmente compiuto nel Donbas, ed è il momento di rovinargli i sogni di un nuovo impero, e fargli arrivare il messaggio: il Baltico non sarà una passeggiata, la fatica che dovrà fare, e il prezzo che dovrà pagare, potrebbero, dovrebbero diventare fuori dalla sua portata. Ma soprattutto, prima di scavare trincee nel Baltico, si tratta di ricordarsi che l'eventuale nuova guerra diventerebbe possibile soltanto una volta che la Russia conquistasse l'Ucraina, ricostituisse il suo potenziale e soprattutto si accertasse che l'Europa e la Nato non interverranno in difesa di Lituania, Estonia, Lettonia, della Finlandia o della Polonia. È stata questa convinzione, amplificata dalle scene del precipitoso ritiro degli Usa dall'Afghanistan, a convincere Putin ad avanzare su Kyiv. Giocare d'anticipo nel Baltico per rassicurare gli Stati europei più vulnerabili non servirebbe a molto se l'Ucraina venisse abbandonata e sacrificata. Ci sono più di mille chilometri tra il Donbas e i Paesi Baltici, ed è su quella distanza che si giocherà il futuro – e il presente – della sicurezza europea.

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