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La Stampa Rassegna Stampa
29.09.2023 Il nucleare di Putin
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 29 settembre 2023
Pagina: 15
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Ossessione nucleare»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/09/2023, a pag.15 con il titolo 'Ossessione nucleare' l'analisi di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

US willing to discuss nuclear weapons control with Russia 'without  conditions' | Euronews

«Almeno una volta, una soltanto»: il capo della ricerca nucleare strategica Mikhail Kovalchuk non nasconde il suo sogno, quello di un nuovo test nucleare russo, quasi una preghiera che sembra rivolgere al Cremlino. Non c'è dubbio che arriverà all'orecchio più altolocato della Russia: Kovalchuk non solo è un peso massimo delle gerarchie della scienza ufficiale russa, titolare di cattedre in università di Mosca e Pietroburgo e soprattutto direttore dell'Istituto Kurchatov, quello dove è stata progettata la prima bomba atomica sovietica, ma è anche il fratello del banchiere Yuri, sotto sanzioni internazionali come il «tesoriere degli amici di Putin» e, secondo molti, l'eminenza grigia che avrebbe condiviso il lockdown con il presidente russo convincendolo ad attaccare l'Ucraina. A sentire uno degli uomini più vicini della cerchia intima del leader russo invocare in pubblico l'esplosione di una bomba atomica, l'unico dubbio che sorge è se questo è un modo per avvertire il mondo di una decisione già presa, oppure al contrario il tentativo dei falchi del Cremlino di convincere il presidente a fare un gesto estremo che manderebbe in frantumi quel poco che resta dei patti internazionali sulla sicurezza. A giudicare dalle rivelazioni della Cnn, che già qualche giorno fa aveva pubblicato immagini satellitari che mostravano il risultato di intensi lavori nel poligono nucleare russo sull'arcipelago artico di Novaya Zemlya, l'ipotesi più probabile è la prima, e gli esperti interrogati dall'emittente americana sostengono che Mosca aveva iniziato la costruzione di nuovi tunnel e strade già due anni fa, e oggi sarebbe pronta a riprendere i test. Che sono stati sospesi nel 1990, in una moratoria alla quale hanno poi aderito anche gli Stati Uniti e le altre potenze nucleari: da 25 anni, l'unico Paese a continuare i test degli ordigni atomici è la Corea del Nord. Ma quello che sembrava un incubo rimasto soltanto negli effetti speciali della scena madre di Oppenheimer, viene rievocato oggi a Mosca come il sogno di un paradiso perduto: ieri Kovalchuk ha ricordato come il test della bomba termonucleare più potente della storia, la "bomba tsar", condotto dall'Urss nel Novaya Zemlya nel 1961, «aveva subito convinto gli americani a trattare, all'istante», e sostiene che «oggi la situazione è esattamente identica, e basterebbe farlo una volta soltanto, per rimettere ogni cosa al proprio posto». Il "proprio posto" è quel ritorno a essere una grande potenza che il Cremlino sogna da anni, e soltanto ieri Vladimir Putin l'ha ribadito in un messaggio ai dipendenti del settore atomico nel giorno della loro festa professionale, l'anniversario della nascita del progetto nucleare sovietico, voluto da Stalin il 28 settembre 1942. La «creazione di armi nucleari avanzate è in grado di mantenere l'equilibrio strategico nel mondo», scrive il presidente russo, che soltanto poche settimane fa aveva annunciato lo sviluppo di non meglio precisate «armi basate su nuovi principi fisici», e aveva anche minacciato di riprendere i test nucleari se l'avessero fatto anche gli Usa. Ora il suo fedelissimo Kovalchuk propone di non aspettare una eventuale violazione della moratoria sui test da parte degli americani, anche perché potrebbe non arrivare mai, e invoca una «revisione della politica russa di contenimento nucleare». Che significa rompere tutti i patti, incluso il trattato sul bando di test nucleari nell'atmosfera e nell'acqua, firmato da Mosca e Washington nel 1963, dopo che l'onda d'urto della "bomba tsar" aveva fatto tre volte il giro del mondo. Non si sa se Kovalchuk abbia visto Oppenheimer, che le sanzioni internazionali proibiscono di proiettare in Russia almeno ufficialmente, ma quando dice «all'estero devono vedere quanto siamo determinati a difenderci» sembra di tornare nella Guerra Fredda, quando il leader sovietico Nikita Khruschev puntava i missili contro gli Usa e prometteva: «Vi seppelliremo». Una fede assoluta nell'efficacia della forza brutale, e non a caso chi vuole piacere a Putin - come l'ex presidente Dmitry Medvedev, tornato in auge nelle gerarchie del Cremlino proprio grazie a tonanti promesse di Apocalisse nucleare - continua a ripetere minacce di ridurre il mondo in cenere. L'ultimo a farlo è stato ieri il capo dello spionaggio estero Sergey Naryshkin, che ha esaltato «lo scudo missilistico nucleare che rende assurdi i sogni di chi in Occidente vorrebbe una sconfitta strategica della Russia». Del resto, il Cremlino torna a minacciare l'escalation nucleare ogni volta che la situazione sul fronte ucraino non volge a suo favore, e le dichiarazioni bellicose che la propaganda presenta come il linguaggio adatto a una superpotenza sono paradossalmente il segnale che Mosca fa fatica nella guerra convenzionale. Ieri il quotidiano Kommersant ha pubblicato e poi subito censurato la notizia che le spese militari russe sarebbero quasi raddoppiate nel 2024, da 6,4 a 10,8 trilioni di rubli, un incremento quasi del 70%, che rende la guerra la singola voce più importante della finanziaria, battendo di ben tre trilioni il costo del welfare.

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