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La Stampa Rassegna Stampa
25.09.2023 Ricordiamo la strage degli ebrei a Meina
Commento di Valentina Sarmenghi

Testata: La Stampa
Data: 25 settembre 2023
Pagina: 21
Autore: Valentina Sarmenghi
Titolo: «L'abbraccio della pace»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/09/2023, a pag.21 con il titolo 'L'abbraccio della pace' l'analisi di Valentina Sarmenghi.

Le ?pietre? ricordano le vittime della strage - La Stampa
Rossana Ottolenghi

«La mia speranza è che ricordando insieme si possa rompere il silenzio, in un processo grazie al quale i discendenti dei carnefici come me possano liberarsi interiormente e i famigliari delle vittime possano arrivare a una qualche forma di sollievo psicologico»: sono le parole pronunciate ieri in italiano da Maite Billerbeck, pronipote di Hans Roehwer, il nazista principale responsabile del massacro di ebrei del lago Maggiore, nel corso dell'incontro che si è svolto a Meina in provincia di Novara. Un incontro speciale inserito nel programma di commemorazione delle 16 persone uccise dalle SS in paese tra il 22 e il 23 settembre 1943. Accanto a Billerbeck, c'era Rossana Ottolenghi, figlia di Becky Behar, sopravvissuta a quella strage e come la madre impegnata a mantenere viva la memoria della Shoah in particolare tra le giovani generazioni. L'incontro, in una sala strapiena nel centro culturale del paese, è stato introdotto dal sindaco Fabrizio Barbieri e condotto dal giornalista Mario Calabresi.

OLOCAUSTO Eccidio di Meina | Casa della Resistenza - Centro di  documentazione

«Ancora prima che venissi a sapere che un membro della mia famiglia si era macchiato di gravi crimini, ho sempre provato un senso di colpa solo per il fatto di essere tedesca - ha detto ancora Billerbeck - quando ho conosciuto la verità, questo sentimento si è intensificato e ho sentito una grave vergogna. Ho preso le distanze da ciò che ha fatto il fratello di mia nonna ma volevo trasformare questi sentimenti in qualcosa di più fruttuoso». Maite si è quindi documentata su quanto accaduto e da Berlino, dove vive, è tornata sul lago Maggiore, dove era già stata in vacanza, per rivedere con occhi nuovi i luoghi dei misfatti ad opera del battaglione comandato dal suo prozio. La sua volontà è quella di ricordare, cambiare il rapporto con i discendenti delle vittime per arrivare alla riconciliazione. In questo processo si inserisce l'incontro con Ottolenghi questa estate, per poi arrivare al dialogo pubblico avvenuto ieri. «Sono psicologa e con il mio compagno Andreas, che fa il musicista abbiamo fondato un'associazione per la promozione della cultura del ricordo per commemorare gli ebrei assassinati - ha continuato - vogliamo organizzare eventi per sensibilizzare su questo tema e avere un futuro dove possano prevalere i diritti umani e la democrazia. Nei nostri progetti includiamo i giovani perché pensiamo che in questo processo abbiano un ruolo molto importante. La prima iniziativa si svolgerà l'8 ottobre a Berlino e unisce aspetti storici, psicologici, artistici e musicali. Vi sono grata di essermi potuta unire a voi oggi per commemorare le vittime con umiltà». Dopo un lungo abbraccio, Ottolenghi, anche lei psicologa, ha voluto sottolineare come le due donne siano accomunate da un grosso peso da portare sulle spalle: «I discendenti delle vittime si sentono in colpa per essere sopravvissuti - ha detto - quelli dei carnefici perché sono stati responsabili di atti atroci. Io e Maite siamo unite nella volontà di rompere il silenzio come unico modo per costruire e proseguire il cammino. Lei ha ben presente quali siano le colpe e non le ho mai sentito dire "Ma erano pazzi", "erano malati", "era un'altra epoca", nessuna dichiarazione di autoassoluzione come purtroppo se ne sentono ancora oggi, nessuna minimizzazione». Rossana Ottolenghi ha poi parlato del fatto che l'ebraismo non riconosce la possibilità di perdonare per interposta persona e le persone uccise non possono chiaramente farlo: «Il perdono si trasforma però in un dialogo di riscatto per raccontare, fare memoria. Un altro concetto importante dell'ebraismo è il rammendo del mondo: ogni ebreo deve farsi carico come può di riparare i buchi nella storia e io penso sia possibile attraverso il dialogo». Maite ha consegnato a Ottolenghi un regalo: alcune formelle create da lei assieme alle due figlie Elina e Annika con sopra scritti i nomi di vittime della strage del lago Maggiore e frasi dei testi sacri dell'ebraismo. Sono seguiti altri interventi come quello di Luciano Belli Paci, figlio della senatrice Liliana Segre che ha letto un messaggio della madre sopravvissuta al campo di Auschwitz, e di Maria Plastira docente universitaria di Salonicco, città da cui provenivano gli ebrei che avevano trovato alloggio all'hotel Vittoria a Meina. Erano venuti in Italia pensando di riuscire a salvarsi e invece trovarono la morte. Oggi l'albergo sul lungolago non c'è più: al suo posto sorge il Parco della Memoria dove trovano posto le pietre d'inciampo con i nomi delle vittime e la grande scultura dell'artista israeliano Ofer Lellouche «Head of Meina».

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