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La Stampa Rassegna Stampa
07.05.2023 Putin sempre più instabile
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 07 maggio 2023
Pagina: 17
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Dugina, il blogger guerriero, lo scrittore così spariscono le pedine sacrificabili»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/05/2023, a pag.17 con il titolo "Dugina, il blogger guerriero, lo scrittore così spariscono le pedine sacrificabili" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Wagner Group boss Yevgeny Prigozhin applauds murder of former fighter | CNN
Evgeny Prigozhin

Non è decisamente una stagione fortunata per gli ultranazionalisti russi. Soltanto un mese prima il "reporter di guerra" Vladlen Tatarsky è stato fatto saltare per aria da una statuetta di cui era stato omaggiato a un incontro coi i suoi fan, nel centro di Pietroburgo. E ieri una mina anticarro ha mutilato Zakhar Prilepin, lo scrittore stalinista-putiniano, esattamente il giorno dopo che aveva espresso la sua solidarietà a Evgeny Prigozhin, un altro estremista apparentemente caduto in disgrazia (e proprietario del ristorante dove era avvenuto l'attentato a Tatarsky). Ogni attentato - a cominciare da quello che ha inaugurato la serie, la bomba che ha fatto a pezzi il fuoristrada di Daria Dugina, la figlia del filosofo neonazista considerato l'ideologo del putinismo - ottiene subito un indiziato accusato di essere un infiltrato dei servizi ucraini: ieri addirittura è stato presentato alle televisioni la sera stessa, mentre "confessava" di essere stato incaricato da Kyiv di uccidere Prilepin già un anno fa. E ogni attentato - insieme ad altri eventi misteriosi come l'attacco dei droni alla cupola del Palazzo del Senato al Cremlino, agli incendi dei commissariati militari e ai sabotaggi della rete ferroviaria - aumenta la percezione di incertezza, di vulnerabilità, di qualcosa che sta accadendo sotto la superficie patinata del regime russo. Nessuno crede ovviamente alle strombazzanti rivendicazioni di gruppi sovversivi filoucraini di cui normalmente si ignora l'esistenza. Ma sicuramente quello che accomuna Dugina, Prilepin e Tatarsky è il loro essere dei bersagli perfetti per una "vendetta ucraina". Prilepin si vantava che il suo battaglione di volontari nel Donbass fosse stato il più efficiente nell'«uccidere più ucraini di chiunque altro». Tatarsky era diventato famoso promettendo di «uccidere tutti e rapinare tutti» a un evento al Cremlino in presenza del presidente. Dugina era andata a Mariupol a raccontare la resistenza di Azovstal come una «liberazione dai nazisti» (anche se resta più probabile che il vero bersaglio dell'attentato fosse suo padre). Nell'inferno della propaganda russa si erano distinti in un girone particolarmente violento, cinico e disumano. Per un'Ucraina che ripete il motto di «non dimenticare, non perdonare» come un mantra, e che nell'ultimo anno sta riflettendo intensamente sull'esperienza israeliana di operazioni contro i nemici anche ad anni e chilometri di distanza, mostrare che questi cantori omicidi non restano impuniti può apparire come una missione di giustizia. Se non fosse per un particolare: si tratta essenzialmente di creature mediatiche. Prilepin è certamente il più famoso di questi personaggi estremi, uno scrittore osannato a suo tempo come "il nuovo Gorky", che si è cimentato anche come musicista rock e possiede una celebrità separata dalla sua carriera politica. Che non è stata di grandissimo successo: dopo aver frequentato il sottobosco nazionalista con Eduard Limonov, si è buttato nella conquista russa del Donbass e a un certo punto è stato scelto dal Cremlino come il volto giovane del nazionalismo, testimonial della nuova Costituzione putiniana nel 2020 e uno dei leader di un partitino che però alla fine è stato costretto a fondersi con il più istituzionale Russia Giusta (che ora sta corteggiando esplicitamente la nuova star dell'estrema destra, il capo della Wagner Evgeny Prigozhin). Come Tatarsky - del quale Prilepin aveva decantato le doti letterarie per i suoi romanzi di guerra sul Donbass - lo scrittore adorava raccontare di quanti ucraini avesse ucciso e di quanto gli piacesse l'odore del napalm al mattino, ma sul reale impegno di questi propagandisti in trincea c'erano diversi dubbi, alimentati anche dalla facilità e dal compiacimento con il quale raccontavano e invocavano la morte degli ucraini. Resta il fatto che a diventare bersagli delle bombe sono per ora i propagandisti più "non-mano-stringibili", secondo la vecchia classificazione dei dissidenti sovietici, i personaggi più sfacciati e estremi del regime, quelli che perfino il Cremlino potrebbe considerare imbarazzanti, pur usandoli nelle proprie campagne. Personaggi marginali - la loro influenza fuori dai social è abbastanza scarsa - e spesso più utili da morti che da vivi, molto più comodi come martiri del "mondo russo" che dei seminatori di odio con ambizioni sfrenate e un apparato di sicurezza paragonabile al loro reale peso politico, cioè scarso. Bersagli ideali per chiunque, dai servizi ucraini agli eventuali partigiani russi, ma anche pedine propagandistiche sacrificabili senza troppo rimpianto dai loro stessi padroni.

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