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La Stampa Rassegna Stampa
26.01.2023 La Lega omofoba imbarazza Meloni
Cronaca di Ilario Lombardo

Testata: La Stampa
Data: 26 gennaio 2023
Pagina: 15
Autore: Ilario Lombardo
Titolo: «'Via la protezione ai migranti gay', il blitz della Lega imbarazza Meloni»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/01/2023, a pag.15 con il titolo " 'Via la protezione ai migranti gay', il blitz della Lega imbarazza Meloni" la cronaca di Ilario Lombardo.

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Ilario Lombardo

Legge contro l'omofobia, via alla discussione in aula

L'emendamento 1.014, a firma Igor Iezzi, leghista, propone di «sopprimere il riferimento all'orientamento sessuale e all'identità di genere tra i motivi di persecuzione per i quali non si può disporre l'espulsione o il respingimento». Ecco, si può partire da qui per raccontare cosa è successo ieri alla Camera, il tentativo della Lega di restaurare i decreti Sicurezza di Matteo Salvini, lo stupore degli alleati, la protesta delle opposizioni, la spaccatura nella maggioranza, l'imbarazzo di Giorgia Meloni e l'intervento di Palazzo Chigi. Alla Camera, in una riunione congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Trasporti, si lavora alla riconversione del decreto sulle Ong varato dal governo prima di Capodanno, atteso in Aula il 2 febbraio. I leghisti hanno pronto un pacchetto di 15 emendamenti. Vengono tutti respinti. Oggi ci sarà però il secondo round e si conoscerà il responso del ricorso presentato dal Carroccio. L'idea è di smantellare il decreto sull'immigrazione che nel 2020, durante il governo Conte 2 (maggioranza M5S-Pd), servì a neutralizzare e a superare le norme contro i migranti imposte da Salvini durante il Conte 1 (maggioranza M5S-Lega). Gli emendamenti contengono un po' di tutto, persino proposte che furono depennate, anche per rischio di incostituzionalità, quando la prima versione dei decreti Sicurezza arrivò negli uffici giuridici del Quirinale. La Lega vuole smantellare l'architettura della protezione speciale che i giallorossi introdussero dopo che Salvini aveva cancellato la protezione umanitaria. Tra i diritti blindati tre anni fa c'è anche quello dei migranti Lgbtq in fuga dai falò tribali e dal machete. I dati degli ultimi anni raccontano migliaia di profughi che scappano dalle persecuzioni per ragioni di orientamento sessuale e di identità di genere. Secondo un rapporto Unhcr, in otto dei primi dieci Paesi da cui provengono il maggior numero di richieste d'asilo in Italia, l'amore tra persone omosessuali e trans non è legale, e i rapporti considerati «atti contro natura». Sei di questi Paesi sono in Africa. Per i leghisti sono numeri che contano poco. Iezzi e Nicola Molteni, il fedelissimo di Salvini rimasto a presidiare il Viminale nei panni di sottosegretario - anche lui presente ieri- sono convinti che queste persecuzioni siano «solo una scusa» per ottenere asilo ed evitare l'espulsione. La stretta che tenta il Carroccio prevede anche altro: renderebbe più complicato il ricongiungimento familiare, ridurrebbe da due a un anno la durata del permesso di soggiorno per protezione speciale, raddoppierebbe fino a 180 giorni il termine di trattenimento dei richiedenti asilo nei centri per il rimpatrio, e toglierebbe la possibilità di rivolgersi al Garante per la protezione delle persone private della libertà. Troppo, anche per gli alleati. I più a disagio sono i presidenti delle due commissioni, Nazario Pagano di Forza Italia e Salvatore Deidda di Fratelli d'Italia, che alla fine dichiarano inammissibili tutti gli emendamenti. C'è odore di incostituzionalità, ma per frenare l'assalto della Lega, i due presidenti si limitano a usare il regolamento e definiscono le proposte «estranee alla materia del decreto», riguardante i salvataggi in mare. Deidda si tiene in contatto con Palazzo Chigi. Meloni è informata. Vuole evitare uno scontro teatrale ma non gradisce che la Lega stia cercando di forzare una norma, «solo per avere qualcosa prima delle elezioni» in Lombardia del 12-13 febbraio. Inoltre, spiegano fonti di FdI, d'accordo con il Quirinale il decreto era stato appositamente ripulito da altre modifiche, proprio per concentrarlo solo ed esclusivamente sulle Ong. Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi lo aveva presentato in Cdm, così i ministri lo avevano votato, compresi i leghisti. Piantedosi ieri era a Montecitorio. Apparentemente all'oscuro di quello che stava accadendo. O almeno così dice quando viene intercettato alla buvette. Possibile che non sapesse degli emendamenti al suo decreto, presentati dal partito che lo ha voluto al Viminale? «Non lo sapevo, dovete chiedere a lui», fa il ministro puntando il dito verso Molteni. A margine dei lavori, per placare Iezzi che accusa gli alleati di aver compiuto «una scelta politica», Deidda propone una mediazione - «fate un decreto ad hoc» - che non convince il sottosegretario: «Ci vorrebbe troppo tempo». L'ultima speranza di Salvini è il ricorso. Ma Riccardo Magi, di Più Europa, che assieme a Luca Pastorino è stato tra i più vivaci a protestare, è certo che finirà nel nulla. «Le pronunce della Corte Costituzionale e il regolamento della Camera parlano chiaro. Se riammettessero gli emendamenti saremmo di fronte a un atto abnorme e totalmente discrezionale».

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