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La Stampa Rassegna Stampa
25.01.2023 Il cerchio si stringe attorno a Putin
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 25 gennaio 2023
Pagina: 5
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Il cerchio si stringe attorno a Putin, l'aria di guerra arriva anche a Mosca»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/01/2023, a pag.5 con il titolo "Il cerchio si stringe attorno a Putin, l'aria di guerra arriva anche a Mosca" il commento di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI
Anna Zafesova

Is Today's Russia a Relic of the Past? | Perspectives on History | AHA

«Da noi ormai il primo brindisi è alla salute dell'antiaerea»: Vyacheslav Gladkov, il governatore della regione di Belgorod, al confine con l'Ucraina, porta la guerra sulla scrivania di Vladimir Putin, e nelle case dei russi. Sono almeno 25, secondo il governatore, i morti negli attacchi che arrivano dall'altra parte della frontiera, e 96 i feriti, ma a colpire è soprattutto la decisione del Cremlino di dare parecchio risalto mediatico a una notizia che finora la televisione di Stato aveva cercato di nascondere nell'ombra: la Russia è in guerra, e questa guerra riguarda tutti. Mentre per Mosca continuano a circolare insistenti voci su una nuova ondata di mobilitazione che dovrebbe portare a 500 mila il numero dei riservisti chiamati sul fronte ucraino, Gladkov ottiene una udienza insolitamente lunga e insolitamente pubblicizzata presso il capo dello Stato, che ne approfitta per tranquillizzare i russi: «Il nostro sistema di difesa antiaerea è uno dei migliori al mondo», ricorda Putin. Una osservazione che forse si era resa necessaria dopo che il suo portavoce Dmitry Peskov si era astenuto dal commentare l'apparizione sui tetti di Mosca delle batterie di difesa antiaerea Pantsyr S1, indirizzando i curiosi verso un ministero della Difesa che è stato altrettanto reticente a commentare quelli che sembrano i preparativi a un attacco imminente dei droni ucraini. A Mosca si inizia a respirare aria di guerra, e ogni giorno in Rete appaiono nuove immagini delle batterie antiaeree che vengono installate nella capitale russa e nei suoi dintorni, di solito nelle immediate vicinanze di una delle numerose dacie di Putin. La sensazione dell'avvicinamento di una svolta decisiva è presente su entrambi i lati del fronte, e mentre gli esperti militari si esercitano in speculazioni sulla direzione dell'offensiva russa e della controffensiva ucraina, che appaiono entrambe imminenti, i propagandisti televisivi da qualche giorno hanno ricominciato a minacciare attacchi nucleari. Igor Krokhmal, il capitano della fregata della marina russa Admiral Gorhskov, che si è inoltrata a sorpresa nell'Atlantico, armata di missili ipersonici con testata nucleare Zirkon, si vanta che gli americani non riusciranno a intercettarli: «Li vedranno soltanto quando colpiranno il bersaglio, sull'acqua o sulla costa». L'ex presidente Dmitry Medvedev aveva già parlato dei «missili sul Potomac» come «regalo di Capodanno», e ieri alla notizia che la Germania avrebbe forse finalmente sbloccato l'invio dei carri armati Leopard il deputato della Duma Mikhail Sheremet ha subito promesso di reagire a questa «iniziativa militarista» con il ricorso ad «armi molto più potenti». Un'escalation verbale che però viene smorzata all'improvviso da Dmitry Polyansky, viceambasciatore della Russia all'Onu, che reagisce alle promesse di nuovi aiuti militari occidentali a Kyiv con una frase criptica su «alcune linee rosse che sono già state superate dai Paesi della Nato, anche se forse le linee più rosse non lo sono ancora state». Anche Peskov si limita a minacciare «un notevole peggioramento» nei rapporti tra Mosca e Berlino, ammettendo subito dopo che questi rapporti si trovano già «nel punto più basso». L'impressione è quasi di una partita a poker, dove ogni carta viene scoperta lentamente, in attesa della mossa falsa dell'avversario. Ma le carte di Putin non sono tantissime: l'indiscrezione di qualche giorno fa, sull'invio al fronte dei carri armati T-14 Armata, molto pubblicizzati qualche anno fa come nuovo gioiello dell'arsenale russo, ma prodotti in pochi esemplari (e con una qualità che suscita diverse perplessità negli esperti militari) non si è concretizzata. Ieri sia Putin che Medvedev hanno assicurato di avere «missili più che a sufficienza», ma diversi spionaggi occidentali segnalano invece una scarsità di armi e munizioni: secondo lo Stato maggiore finlandese, nonostante la prospettiva imminente dell'ingresso di Helsinki nella Nato il contingente russo al confine si è ridotto di quattro volte. E la presidente della fondazione per i diritti umani "La Russia in galera" Olga Romanova sostiene che dei circa 50 mila detenuti reclutati dal gruppo Wagner per l'avanzata di Bakhmut quattro quinti sono già rimasti uccisi, feriti, catturati o dispersi. Numeri difficili da verificare, ma anche fonti internazionali come la BBC parlano di un incremento delle perdite russe del 18% nell'ultimo mese. Peskov ha ieri smentito l'esistenza di piani per la mobilitazione di altri 200 mila uomini russi, considerata da molti commentatori necessaria per fermare l'Ucraina. Il portavoce del Cremlino ha anche negato il progetto di proibire l'espatrio ai maschi russi soggetti potenzialmente alla mobilitazione, ma l'apparizione (e la successiva sparizione) sul sito della Duma del progetto di legge sulla necessità di fare richiesta con qualche giorno di anticipo per poter attraversare la frontiera in auto ha preoccupato molti. Le destinazioni che si possono raggiungere dalla Russia in aereo sono poche e costose, e l'autunno scorso la maggior parte degli uomini in fuga dalle trincee erano scappati proprio via terra. Il numero preciso di questi esuli rimane sconosciuto, ma ieri il Moscow Times ha rivelato che nel 2022 il numero delle auto usate vendute online a Mosca è quasi raddoppiato, raggiungendo le 100 mila vetture (numeri simili si sono registrati anche in altre grandi città russe), attribuendo questo fenomeno essenzialmente a chi decideva di emigrare dalla Russia. Motivo per il quale, secondo molti, il Cremlino non chiuderà i confini, preferendo lasciar fuggire gli scontenti invece di mandarli al fronte, e mandando avanti una "mobilitazione strisciante" in sordina.

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