giovedi` 18 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
29.11.2022 'In cella ho visto cose terribili lotterò per il popolo iraniano'
La lettera di Alessia Piperno

Testata: La Stampa
Data: 29 novembre 2022
Pagina: 23
Autore: Alessia Piperno
Titolo: «'In cella ho visto cose terribili lotterò per il popolo iraniano'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/11/2022, a pag.23, con il titolo "In cella ho visto cose terribili lotterò per il popolo iraniano", la lettera di Alessia Piperno.


Alessia Piperno

Standing in the yard of the prison. - Picture of Ebrat Museum, Tehran -  Tripadvisor
Il carcere di Ebrat

Nei primi giorni di settembre, andai a visitare per la prima volta nella mia vita, una prigione a Teheran. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti. Rimasi tra quelle mura per diverse ore, cercando di immaginare la paura che si viveva all'interno di quelle celle. «Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione». Così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi. «Esistono ancora prigioni così in Iran?». Domandai alla mia guida. Lui sospirò. «Purtroppo si, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran». Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione. Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita. Ho visto, subito e sentito cose, che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo iraniano. Al tempo, non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari, mi metteva paura. Adesso è diverso. Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera si, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell'angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis. Io sono tornata a una vita normale, esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto. Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i 5 minuti d'aria. La mia mente ora vive un po' così, tra sorrisi, in un letto soffice, un piatto di pasta e tra delle mura bianche dove le urla, non cessano mai e dove l'aria si respira per 5 minuti, due volte a settimana. Volevo ringraziare tutti voi, per il vostro supporto, per le parole, per i meravigliosi disegni che mi avete mandato, per essere stati vicini alla mia famiglia, e per avermi dedicato anche solo una preghiera. Riabbracciare la mia famiglia è stato più bello della libertà stessa. E ancora una volta non posso che ripetermi che sì, sono fortunata, siamo fortunati, e credetemi, non è scontato, come non lo è la nostra libertà. Un abbraccio, a tutti voi.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostate

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT