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La Stampa Rassegna Stampa
06.10.2022 Putin e la bomba atomica
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 06 ottobre 2022
Pagina: 14
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «L'ascesa di Kadyrov il sanguinario: 'Promosso general-colonnello'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/10/2022, a pag. 14, con il titolo "L'ascesa di Kadyrov il sanguinario: 'Promosso general-colonnello' ", l'analisi di Anna Zafesova.

Anna Zafesova | ISPI

Anna Zafesova

Ukraine War: Vladimir Putin has gambled everything and lost - Atlantic  Council
Putin come Hitler?

Nel giorno del suo 46simo compleanno, Ramzan Kadyrov è diventato general-colonnello delle truppe dell'Interno, appena sei mesi dopo aver conseguito il rango di general-tenente. Il leader della Cecenia ha dato la notizia vantandosi che il regalo gli è stato conferito da Vladimir Putin in persona, con una telefonata personale all'uomo che secondo alcuni commentatori il presidente russo considera il figlio maschio che non ha avuto. Ma oltre a una ipotetica componente emotiva, le nuove mostrine sulle spalle larghe del più controverso degli alleati del Cremlino è un segnale politico: il leader ceceno ha appena attaccato con una violenza senza precedenti il comando militare russo, e ha invocato il ricorso in Ucraina a una «bomba atomica a bassa carica». Dichiarazioni per le quali è stato delicatamente rimproverato dal portavoce della presidenza Dmitry Peskov, che gli ha consigliato di «controllare le proprie emozioni».

Russia's Putin makes Chechnya's Kadyrov an army general | Al Arabiya English
Ramzan Kadyrov

Ma due giorni dopo, il nuovo alto rango militare conferito dal comandante supremo in persona, lancia un segnale inequivocabile: Kadyrov resta intoccabile. L'attacco di critiche ai vertici del ministero della Difesa e dello Stato maggiore, scatenato nei media dalla serie di clamorose sconfitte sui campi di battaglia del Donbass e di Kherson, è stato iniziato proprio da Kadyrov, seguito subito da Evgeny Prigozhin, il «cuoco di Putin» fondatore del gruppo di mercenari Wagner. Una circostanza curiosa, perché Kadyrov e Prigozhin ricoprono nella galassia dei potenti russi un ruolo molto particolare: sono entrambi ideatori, proprietari, finanziatori e comandanti di due eserciti privati armati, equipaggiati e organizzati molto meglio dell'esercito regolare. Ancora prima dell'invasione dell'Ucraina la guardia speciale dei ceceni kadyroviani e i Wagner avevano svolto missioni in Siria e nel Donbass, facendo il lavoro sporco (ed efficiente) che l'esercito russo, i miliziani separatisti o i soldati di Assad non riuscivano a fare. Sono i pretoriani ai quali il Cremlino affida le missioni più importanti, inevitabilmente detestati dai generali «regolari», e i «corrispondenti di guerra» - l'avanguardia della propaganda militare russa – hanno preso in giro Kadyrov e i suoi ceceni come i «guerrieri di Tik-Tok». Le invettive contro i comandanti militari hanno però successivamente riempito anche i talk show della propaganda, e coinvolto anche generali come il capo del comitato Difesa della Duma Andrey Kartapolov, che ha invitato i suoi colleghi a «smettere di dire bugie» sui disastri al fronte. Il «partito della guerra» del Cremlino sembra volere la testa del ministro della Difesa Sergey Shoigu, che con la sua totale assenza di esperienza militare potrebbe diventare un comodo capro espiatorio delle sconfitte. Un passo radicale che non sarebbe nello stile di Putin: ha mostrato più volte di considerare Shoigu uno dei suoi uomini di fiducia, e licenziarlo significherebbe danneggiare l'immagine di un presidente esente da critiche. A Mosca però girano da settimane voci di un rimpasto dei vertici militari, e secondo un retroscena del giornale Meduza, Kadyrov e Prigozhin potrebbero essere l'avanguardia di una battaglia interna feroce, nella quale sarebbero alleati con due fedelissimi di Putin, Aleksey Dyumin e Dmitry Mironov, entrambi ex guardie del corpo del presidente e ora rispettivamente governatore di Tula e consigliere del Cremlino, che potrebbero puntare a sostituire Shoigu. Ma Kadyrov potrebbe anche nutrire ambizioni in prima persona. Un ceceno ex indipendentista, dichiaratamente islamista e quasi esplicitamente poligamo, che introduce il velo e fa gridare ai suoi pretoriani «Allah akbar» sembra un candidato poco adatto a guidare l'esercito di un Paese che ha fatto del nazionalismo russo ortodosso un'ideologia. Ma in un momento di crisi, mentre i social si riempiono di video di neoreclute affamate, smarrite e infuriate, un «uomo forte» che promette soluzioni drastiche potrebbe ricevere favori insperati.

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