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La Stampa Rassegna Stampa
31.07.2022 Abraham Bachar: 'La Nato è stata troppo timida Putin non si fermerà al Donbass'
Lo intervista Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 31 luglio 2022
Pagina: 17
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «'La Nato è stata troppo timida Putin non si fermerà al Donbass'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 31/07/2022 a pag.17 con il titolo 'La Nato è stata troppo timida Putin non si fermerà al Donbass' l'intervista di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini

Abraham Bachar: “La Nato è stata troppo timida. Putin non si fermerà al  Donbass” - La Stampa
Abraham Bachar

Il generale Abraham Bachar, fondatore e amministratore delegato di IsraTeam, già capo di stato maggiore dell'Home Front Command, la Difesa civile nazionale israeliana, e alla guira della Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze, analizza la guerra in Ucraina dal punto di vista di chi è abituato a gestire le crisi.

Come vede la situazione sul campo? «Non sarò politically correct. A mio parere, tenendo da parte l'evidente emergenza umanitaria e la tragedia che la popolazione civile sta vivendo, appare sempre più chiaro che la Nato e in particolare gli Stati Uniti hanno dimostrato di non voler intervenire veramente per salvare Paese».

Che cosa intende? «Questo atteggiamento non si riflette solo nell'amministrazione Biden, ma è stato un atteggiamento costante condiviso anche da Obama e da Trump. Washington non è disposta a intervenire e a farsi coinvolgere in eventuali conflitti. Non vuole più boots on the ground nelle guerre in corso».

Ma gli Usa hanno fatto grandi pressioni su Putin, prima che scoppiasse la guerra. «Le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti prima dell'invasione non hanno impedito a Vladimir Putin di cominciare la guerra. È lo stesso approccio adottato dagli Stati Uniti in Medio Oriente, per esempio spingendo i Paesi sunniti della regione a firmare accordi con Israele, in funzione anti-iraniana. Per quanto ho capito, Biden, nel suo ultimo viaggio, ha cercato di coinvolgere altri Paesi, usando la minaccia di un nemico comune, Teheran. Ciò è stato fatto per consentire agli Stati Uniti di costruire un fronte contro la Repubblica islamica, ma senza inviaree truppe nell'area. Non vuole coinvolgimenti diretti, come si è visto con il ritiro non pianificato dall'Afghanistan. L'attenzione si sposta dal Medio Oriente alla regione indo-pacifica».

Quindi la preoccupazione di Washington è più forte rispetto alla Cina che rispetto alla Russia? «Il mondo ha visto chiaramente che l'Occidente non è più desideroso di combattere, nonostante tutte le affermazioni dei Paesi Nato che in caso di aggressione russa a un membro dell'Allenza sarebbero intervenuti. Gli Usa non vogliono essere coinvolti in alcun conflitto e questo vale per tutti gli altri Stati europei, come la Germania, la cui dipendenza dal gas russo è fortissima. In questo quadro la prossima aggressione potrebbe essere quella contro Taiwan».

Pensa che gli Stati Uniti non stiano facendo abbastanza per l'Ucraina, attraverso la consegna di armi e armi? «Finora, decisamente non abbastanza. Ma come ho detto, le persone negli Stati Uniti non vogliono essere coinvolte, il presidente lo capisce. Se mi chiedete come andrà a finire questa guerra, vi dico che finirà con l'occupazione russa di una parte dell'Ucraina. A causa dell'inerzia sia della Nato che dell'Europa».

Soltanto il Donbass o anche il Sud? «Se l'atteggiamento di Mosca che abbiamo visto negli ultimi mesi può dirci qualcosa, penso che cercheranno di spingersi più a Ovest e non concentrarsi solo sulle regioni orientali. Credo che Putin sappia che la Nato non interverrà più di tanto, e questa convinzione è rafforzata dalla fiducia che i suoi generali sulla loro capacità di conquistare, con il tempo, l'intera Ucraina, o per lo meno tutto l'Est. Se gli Stati Uniti e l'Europa decidessero di intervenire in Ucraina, potrebbe innescare un nuovo conflitto globale.

Che cosa potrebbe fare di più la Nato? «Prima di tutto, avrebbe dovuto pensarci prima, quando la Russia mostrava già atteggiamenti espansionistici. Gli Stati Uniti si sono sempre sentiti guardiani intoccabili dell'ordine mondiale ma non hanno mostrato la giusta preoccupazione. Avere questo ruolo autoproclamato significa anche che devi pagare un prezzo e inviare i tuoi soldati dove è necessario. È lo stesso atteggiamento che hanno usato nella guerra all'Isis, inviando aerei e addestratori militari ma quasi nient'altro. Se sei una superpotenza devi agire come tale».

Putin ha attaccato l'Ucraina guidato da questo atteggiamento americano? «Questa è la mia idea. I russi non si fermeranno, vedremo che nei prossimi mesi i Paesi occidentali faranno ancora meno perché si occupano di altro; l'aumento dei prezzi dell'energia, l'inflazione, con la prospettiva di un inverno rigido e nessuna reale alternativa in vista».

È un periodo tumultuoso per il mondo come abbiamo visto. Come lo affronterà nel Forum internazionale della resilienza di Cannes, a ottobre? «Stiamo cercando supporto internazionale per questo evento. Il Forum rappresenta un momento per parlare e discutere dei rischi che il nostro mondo sta affrontando, dalla pandemia ai disastri naturali e al cyberterrorismo. Stiamo cercando di rendere la maggior parte delle nazioni del mondo pronte ad affrontare qualsiasi crisi si presenti, fornendo loro gli strumenti tecnologici, politici ed economici per poterlo fare».

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