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La Stampa Rassegna Stampa
28.06.2022 G7: dossier energia
Cronaca di Alessandro Barbera

Testata: La Stampa
Data: 28 giugno 2022
Pagina: 6
Autore: Alessandro Barbera
Titolo: «Il negoziato più duro è sull'energia. Draghi strappa l'intesa in extremis»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/06/2022, a pag. 6, con il titolo "Il negoziato più duro è sull'energia. Draghi strappa l'intesa in extremis", la cronaca di Alessandro Barbera.

Alessandro Barbera
Alessandro Barbera

Draghi:
Mario Draghi

Quando al castello di Elmau rimbalza la notizia dell'attacco missilistico russo sul centro commerciale ucraino di Kremenchuk, i leader occidentali sono riuniti con i cinque capi di Stato ospiti del vertice: India, Sudafrica, Senegal, Indonesia, Argentina. C'è chi apprende della notizia dallo smartphone, altri vengono avvicinati dagli staff. Il timing dell'attacco è più che sospetto: sono i minuti in cui viene diffusa la prima parte del comunicato finale dei Sette dedicato all'Ucraina. «Nessuno ha avuto il dubbio di una coincidenza», racconta una fonte diplomatica italiana. «Ma finché Putin farà questo gioco, ci mostreremo sempre più compatti». La posizione dei Sette sul sostegno militare e finanziario a Kiev è in effetti senza sfumature, a difesa della «sovranità e integrità territoriale» di un Paese aggredito e del suo futuro democratico. Un concetto che Mario Draghi ripeterà davanti al maxischermo da cui è collegato Volodymyr Zelensky. «Se l'Ucraina perde, sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace». Il confine fra l'Europa e l'Ucraina è ormai la sottile linea rossa che divide il mondo progredito dalle autocrazie. Ma per i leader si fa più complicato tracciarlo quando c'è da discutere gli interessi economici in gioco. All'ora di cena, mentre i capi di Stato si intrattengono a tavola con gli ospiti, gli sherpa delle delegazioni sono impegnati in una complicata trattativa per chiudere il resto del comunicato. Sulle sanzioni all'oro russo i leader trovano l'intesa: quella è la strada con cui finora gli oligarchi russi hanno aggirato le sanzioni nei loro confronti. I punti ancora da discutere riguardano se e come introdurre un tetto al prezzo di petrolio e gas. Sul petrolio la strada è apparentemente in discesa: sin dalla mattina, nei briefing con la stampa americana, l'Amministrazione fa trapelare il suo sì. La guerra ha fatto schizzare il costo del barile su tutti i mercati, costringendo l'americano medio a pagare un gallone di benzina cinque dollari, un livello mai visto nella storia. Per evitare l'aggiramento del tetto, al tavolo si discute un meccanismo grazie al quale costringere le società di trasporto e assicurative occidentali a non accettare l'acquisto di greggio a un prezzo superiore a quello predeterminato. A complicare la trattativa ci si mettono i francesi, che insistono perché il bando venga esteso a tutto il petrolio in circolazione. Una richiesta implausibile, formulata non a caso davanti agli indiani, ma che sembra fatta apposta per far saltare il banco. Ciascuno dei leader ha interessi da difendere, e un'opinione pubblica a cui rendere conto. Draghi ha deciso di andare fino in fondo nella battaglia per introdurre il tetto al prezzo del gas. Il premier italiano ha il pieno sostegno di Macron e della Commissione europea. La commissaria all'Energia Kadri Simson dice di temere «un peggioramento della situazione delle forniture» per via (questa la ragione ufficiale addotta dai russi) di un intervento di manutenzione ad una delle turbine del gasdotto Nord Stream. Il terrore di una ritorsione russa sulle forniture è la ragione che fa ondeggiare il governo di Berlino. Nonostante il sostegno del ministro verde dell'Economia Robert Habeck, le resistenze di Olaf Scholz e dell'industria tedesca non sono vinte: Scholz non può contare – come l'Italia – su tre gasdotti alternativi a quelli russi. A tarda sera le versioni possibili del comunicato nella parte dedicata al gas sono le più varie: si va dall'ipotesi di un riferimento generico a un tetto ai prezzi dell'«energia» ad un rinvio alle decisioni del Consiglio europeo. Il fatto che Draghi non abbia avuto la meglio nella riunione dei Ventisette della scorsa settimana non è di sostegno alla linea italiana. Biden non ha obiezioni di principio, ma non è intenzionato a mettere sotto pressione Scholz e – nei fatti – tutti i partner europei. L'impegno che Draghi riesce a strappare è il mandato ai ministri dell'Energia del G7 «di studiare con urgenza l'applicazione di un price cap» sui prodotti energetici. L'urgenza serve al premier per tenere sotto pressione i Ventisette, decisi a rimandare tutto ad ottobre. Insomma, se c'è un argomento che permette ancora a Putin di dividere l'Occidente, è quello dell'energia. Lo testimonia per altre ragioni una notizia filtrata a tarda ora da fonti americane: questa mattina Biden avrà un incontro a margine del G7 con Johnson, Macron e Scholz. La ragione dell'esclusione di Draghi dal vertice ristretto sarebbe l'oggetto dell'incontro: l'Iran e la ripresa dei negoziati a Doha sul nucleare con l'inviato americano. I rapporti con Teheran e gli interessi dell'Eni nell'area sono sempre stati il tallone d'Achille fra Roma e Washington. Ma da Palazzo Chigi garantiscono che, annunciato o meno, il premier sarà presente all'incontro.

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