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La Stampa Rassegna Stampa
20.03.2022 Che cosa rimane dello show di Putin
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 20 marzo 2022
Pagina: 13
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Cospirazioni, censura e ospiti forzati, il dietro le quinte dello show di Vlad»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/03/2022, a pag. 13, con il titolo "Cospirazioni, censura e ospiti forzati, il dietro le quinte dello show di Vlad", l'analisi di Anna Zafesova.

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Vladimir Putin è finito vittima della propria diffidenza. Il giallo durato 24 ore del suo discorso ai fedelissimi, interrotto all'improvviso in diretta televisiva da un'orchestra con coretti patriottici, ha appassionato gli amanti delle cospirazioni, curiosi di capire cosa fosse successo in quei secondi allo stadio Luzhniki di Mosca. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha parlato di «guasto tecnico del server», senza precisare cosa intendesse. Le tv ucraine avevano trasmesso spezzoni del discorso del presidente russo dove si sentivano distintamente dei fischi e dei boati dal pubblico, sostenendo che la diretta fosse stata censurata. In altri video girati in altri punti dello stadio però si vedono gli spalti continuare indisturbati a sventolare le bandiere tricolori scandendo «Russia, Russia», come da copione. Qualcuno aveva sospettato un sabotaggio: la protesta nel mezzo del telegiornale della redattrice Marina Ovsiannikova ha svelato l'esistenza di un fronte di dissenzienti nel cuore della propaganda russa. E pare che sia stato proprio quell'incidente ad aver rovinato il comizio-concerto per gli otto anni dall'annessione della Crimea: le dirette della televisione russa vengono ora trasmesse con tre minuti di ritardo. Di conseguenza, mentre sui teleschermi di tutte le Russie stava ancora parlando il presidente, sul palco dello stadio c'era già il coro militare che insieme al cantante Oleg Gazmanov tuonava «Sono stato fatto in URSS, Ucraina, Crimea, Bielorussia e Moldavia, sono il mio Paese», che si è sovrapposto alla finta diretta. Impossibile capire per ora se si sia trattato di un errore, o del gesto consapevole di un tecnico: poco prima, si era spento il microfono alla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che ha proseguito ad arringare la folla con l'espressione commossa, senza che si udisse una sola parola. Se doveva essere uno sfoggio di unanimità spettacolare, il comizio non è stato all'altezza dell'intento. Lo sforzo organizzativo è stato immenso: 203 mila partecipanti, dentro e fuori lo stadio, decine di autobus e treni, bandiere e slogan nazionalisti ovunque, ornati della Z che da segno distintivo dei mezzi militari russi in Ucraina è diventata il nuovo simbolo dell'orgoglio russo, depositato curiosamente in una lettera dell'alfabeto latino che in cirillico non esiste. Ma anche se almeno cinque giornalisti indipendenti erano stati arrestati prima di poter raggiungere lo stadio, diverse telecamere hanno documentato l'esodo dei fedelissimi di Putin ancora prima dell'inizio dell'evento, e numerosi partecipanti hanno sostenuto sui social di essere stati costretti a unirsi alla manifestazione, o con le minacce o con incentivi. Una tecnica tipica dei "puting", come vengono chiamati i comizi per il presidente, un neologismo formato da "Putin" e "meeting": l'iniziativa dal basso è sempre mal vista, meglio scegliersi il popolo Potiomkin per evitare sorprese, e alle aziende comunali di Mosca era stata inviata l'ordinanza di formare il pubblico soltanto da «persone con fisionomia slava», nessun asiatico o caucasico. Gli impiegati pubblici sono stati attirati con la promessa di un permesso retribuito, gli studenti con quella di esami condonati, molti sono venuti per un pasto gratis e per un concerto di star televisive. Ma la star principale doveva essere ovviamente Vladimir Putin, che ha tenuto segreta la sua partecipazione fino all'ultimo. Il presidente russo è apparso sull'immenso palco a sorpresa, con un look smart casual, composto da una dolcevita color avorio che spuntava da sotto un piumino blu, identificato subito dai blogger come un modello di Loro Piana da 10 mila euro. Intorno a lui, una struttura enorme a gazebo, che secondo alcune voci sarebbe in realtà una gabbia di vetro antiproiettile. Chi si aspettava un discorso storico ritrova però un copione già ben noto sul "genocidio" e i "nazisti" di Kiev, condito da citazioni bibliche («non c'è amore più grande che dare la propria anima per gli amici»), proclami di grandezza russa e invocazioni di neosanti bellicosi come l'ammiraglio Fyodor Ushakov, che costruì Sebastopoli. Putin si interrompe spesso, non si capisce se perché si dimentica il testo, perde di vista il gobbo o fa una pausa per un'ovazione che non arriva. Il pubblico del "puting" tace, qualcuno fischia, la maggioranza resta indifferente a tutto, anche ai fucili che gli vengono puntati addosso dai cecchini presidenziali appostati sotto il tetto.

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