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La Stampa Rassegna Stampa
12.04.2011 Il burqa è una prigione per le donne e uno strumento di dominazione sessista
Le dichiarazioni dell'imam di Drancy, favorevole alla legge sul laicismo

Testata: La Stampa
Data: 12 aprile 2011
Pagina: 17
Autore: Alberto Mattioli
Titolo: «L’imam della banlieue: Idea giusta, il Corano non dice di coprirsi»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 12/04/2011, a pag. 17, l'intervista di Alberto Mattioli a Hassen Chalghoumi, imam di Drancy, dal titolo " L’imam della banlieue: Idea giusta, il Corano non dice di coprirsi ".

Un plauso all'imam di Drancy, Hassen Chalghoumi, che definisce il burqa per ciò che è : " solo una prigione per le donne e uno strumento di dominazione sessista ". Nessun plauso, invece, a Sumaya Adbel Qader, intervista da Alessandra Muglia sul Corriere della Sera di oggi, quando sostiene la libertà di portare il burqa.
Ci chiediamo spesso dove sono i musulmani moderati, non si sentono spesso le loro dichiarazioni. Quando ce n'è uno, come l'imam di Drancy, viene ignorato da quasi tutti i quotidiani. Perchè?
Ecco l'intervista:


Hassen Chalghoumi, imam di Drancy

Questa legge? Io sono favorevole». Parola di Hassen Chalghoumi, l’imam (a Drancy, nella banlieue) più detestato dagli estremisti, quello che ha definito la Shoah un’«ingiustizia senza eguali». Ma anche autorevole presidente della Conferenza musulmana di Francia.

Allora, no al velo integrale.

«Il burqa non ha senso in Francia, un Paese dove le donne votano dal 1945. E poi il burqa non è l’Islam. L’Islam non obbliga nessuno a coprirsi. Non è una prescrizione religiosa, ma solo una prigione per le donne e uno strumento di dominazione sessista».

L’obiezione è che, se una donna decide senza essere costretta di velarsi, deve poter avere la libertà di farlo.

«La Repubblica ha il dovere di proteggere i diritti di tutti i suoi cittadini, musulmani compresi. Ma il diritto di ciascuno finisce dove comincia quello dell’altro. E’ inaccettabile la costrizione, ma è inaccettabile anche violare la legge che obbliga tutti a essere riconoscibili. E poi queste donne che immagine danno dell’Islam? Piuttosto, i limiti della legge sono altri».

Quali?

«Il primo è che è di difficile applicazione. Il secondo è che manca del tutto l’aspetto pedagogico, di educazione delle giovani musulmane, come si è fatto per il velo a scuola».

L’impressione, tuttavia, è che i musulmani francesi siano nel mirino...

«Da parte di certi uomini politici, sì. E’ chiaro che scelgono l’Islam come bersaglio per recuperare i voti dell’estrema destra. Ma così, paradossalmente, rendono più difficile l’affermazione di un Islam moderato e contro ogni integralismo. Per questo non ho partecipato al dibattito sulla laicità organizzato dall’Ump (il partito di Sarkozy, ndr ), che pure mi aveva invitato. Mi sembra che volesse più sottolineare i problemi che proporre delle soluzioni».

Peraltro, pare che in Francia a portare il burqa siano solo duemila donne...

«Poche, su sei milioni di musulmani. Però il fenomeno è in crescita. Ed è inquietante perché queste donne che non possono studiare e non possono lavorare ritardano l’eguaglianza fra i sessi».

Insomma, le dice che si può essere nello stesso tempo buon musulmano e buon cittadino...

«Io dico che si deve esserlo. Il Corano mette al centro della fede l’uomo, non il burqa. Lo stesso uomo che può credere nell’Islam e nei valori repubblicani. Del resto, guardate quel che succede oggi nei Paesi musulmani. Si combatte e si muore per il più repubblicano dei valori: la libertà».

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