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La Stampa Rassegna Stampa
25.04.2010 Domenico Quirico: cronista oppure opinionista?
Sarkozy gli sta antipatico, quindi anche la legge contro il burqa

Testata: La Stampa
Data: 25 aprile 2010
Pagina: 15
Autore: Domenico Quirico
Titolo: «Velo integrale, a Parigi c'è vento di propaganda»

Più che cronista, a Domenico Quirico, corrispondente della STAMPA da Parigi, spetterebbe la qualifica di opinionista. Feroce avversario di Sarkozy, non perde occasione per appoggiare qualunque iniziativa che possa contrastare la politica del presidente. Sarkozy vuole proibire il burqa? Quirico arriva persino a difenderne l'uso, con una prosa che ridicolizza la proposta di legge. Come si legge nell'articolo di oggi, 25/04/2010, dal titolo "Velo integrale, a Parigi c'è vento di propaganda", a pag. 15.




Quando si dice il caso. Il presidente Sarkozy si lancia in una forsennata scorribanda per sradicare il velo integrale, che gli assicura, in tempi di dissonanza cognitiva con l’elettorato, varie medaglie da parte dell’estrema destra xenofoba. E la vuole, questa legge che dovrebbe svestire virtuosamente duemila persone, non di più, addirittura con procedura di urgenza. Che passi davanti a tutto, la legge, come se a causa del burqa la civiltà occidentale avesse i giorni contati. Persino nella sua maggioranza molti recalcitrano. Senza dimenticare che ci sono dubbi erculei di costituzionalità, e sul fatto che possa concretamente essere applicata.
Ma c’è bisogno di mettere un poco di olio nell’ingranaggio che cigola. Così spunta, vicino a Nantes, un solerte poliziotto con talenti premonitori che ferma una giovane signora che viaggia, in Mercedes, in perfetta tenuta salafita. E la verbalizza: 20 euro di multa con una motivazione curiosa: «Guida in condizioni pericolose». Lei, Françoise, francesissima, (ha scelto la religione musulmana dopo aver sposato un giovane algerino), battagliera e tutt’altro che impaniata nelle obbedienze da harem, contesta, si ribella, invoca i suoi diritti di vestirsi come le pare. Soprattutto perché la legge non c’è ancora. Ebbene: la polizia scopre che il marito è poligamo - «Quattro mogli, tutte velate», scandisce l’indignatissimo ministro degli Interni Hortefeux - e per di più percettore di assegni familiari illegittimi.
Clamore sconcerto visibilio. Ecco l’equazione perfetta. Vedete, dietro il burqa ci sono i soliti musulmani, immersi in un fanatico e sordido medioevo, subdoli, irrecuperabili e per di più succhiatori della ricchezza nazionale. Dunque: cacciamoli. Qualcuno si chiede come mai la polizia non abbia mai fatto caso in precedenza alle illegittime abitudini matrimoniali del giovanotto, quelle sì vietate da una norma già in vigore. Perché la laicissima Francia che trova insopportabile il velo fa finta di niente davanti alla poligamia? Forse perché non si vede, non rende elettoralmente. È la grande e vergognosa ipocrisia di questa vicenda del velo. Dove la colpa, imperdonabile, è di sprecare e umiliare una buona causa, la difesa della volontà delle donne e la loro libertà, il diritto (non il dovere) della laicità, in una mediocre speculazione di propaganda presidenziale.

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