giovedi` 02 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica delle donne Rassegna Stampa
07.06.2004 Raccontare gli insediamenti con molti "si dice"
e poca obiettività

Testata: La Repubblica delle donne
Data: 07 giugno 2004
Pagina: 56
Autore: Paola Caridi
Titolo: «Israele. Figli dei fiori a destra di Sharon»
Un'inchiesta sugli insediamenti in Cisgiordania, decisamente faziosa, dal numero di sabato 5 giugno del supplemento di Repubblica:
Pastori di greggi nella terra dei padri. Lontano da tutto ciò che profuma di Occidente e di consumismo. Molto vicini, invece, ad una spiritualità ebraica quasi ascetica, alle contaminazioni della new age e a un nazionalimo scevro da dubbi. Con un look che cita a man bassa i figli di fiori sessantottini e un amore per musica, danza, fetival e rave party. Li chiamano Hilltop Youth, i "giovani delle colline". E' l'ultima leva delle colonie israeliane costruite a est della Linea Verde, il confine pre-'67.Sono per intenderci, la seconda generazione del popolo degli insediamenti.
Ragazzi cresciuti in Cisgiordania, che hanno poi deciso di abbandonare il tetto paterno nei grandi insediamenti costruiti negli ultimi trent'anni per andarsi a preparare il proprio nido in cima alle colline.Un nido essenziale, a stretto contatto con una natura spesso brulla, fatta di pietra bianca e cespugli odorosi.. Un container, un prefabbricato o più spesso una casetta costruita con le proprie mani, in cui abitano giovani di vent'anni o poco più. Single o appena sposati, o da pochissimo genitori. Per vivere fanno i pastori, coltivano la terra attorno all'insediamento, si circondano di quel poco che serve a una vita senza gli orpelli della modernità.Dalla quale, semmai, hanno imparato a non violentare la natura, a confondersi con il panorama in cui sono immersi. Neohippy delle colonie, insomma. E, come tutti gli hippy che si rispettino, contestatori dei genitori. Ma non per la selta che fecero dai primi anni '70 in poi, cioè di andare a costruire insediamenti nei territori occupati che loro, invece, continuano a chiamare con le definizioni bibliche di Giudea e Samaria. anzi, quello che rimproverano ai loro padri è di essersi imborghesiti, aver dimenticato lo spirito delle origini, che li pervadeva trent'anni fa. Loro i ragazzi delle colline, che occupano illegalmente in Cisgiordania una ventina di avamposti sui cento abusivi impiantati negli ultimi tre anni e mezzo, si ritengono la nuova avanguardia del movimento dei coloni. Quella che condanna senza appello il premier israeliano Ariel Sharon, per la scelta di di disimpegnarsi da Gaza, chiudere le colonie della Striscia e forse un giorno mettere a rischio anche quelle di Giudea e Samaria. Immediato il richiamo, nell'abbigliamento così come nel misticismo, a Gush Emunim, il movimentio sionista e religioso di oltre 30 anni fa. A dirla tutta, però, "i giovani delle colline" di citazioni ne mettono insieme parecchie, dalla cultura hippy a quella new age, dalla spiritualità orientale (soprattutto indiana) alla danza mistica, dall'ecologismo primitivo alla condanna dell'Occidente consumista. Il tutto all'interno della cornice religiosa. una definizione puntuale del loro modo di presentarsi l'ha data un esperto del mondo dei coloni, qualche mese fa, sull'autorevole quotidiano israeliano Haaretz . Per Yair Sheleg, " il loro look, soprannominato neochassidico, è la versione religioso-sionista dell'abbigliamento new age rintracciabile in Occidente". Tradotto in immagini, i giovani coloni mettono insieme il guardaroba universale etno-freak(dal gonnellone ai sandali, dalle giacche di lana naturale agli scialli orientaleggianti, prevalentemente indiani con tutto ciò che identifica l'appartenenza all'ebraismo, dalla kippa agli tzitzyot, le frange della preghiera he scendono lungo il corpo. Sino al capo coperto delle ragazze, e ai loro abiti modesti che coprono tutta la figura. A dispetto però dell'aspetto pacifico e folcloristico, i giovani coloni in versione freak hanno una visione nazionalistica e senza compromessi. Quella in cui vivono è la terra dei padri, e il rapporto con gli arabi intorno a loro è inesistente.Si ritengono la nuova avanguardia, pronta a difendere gli avamposti delle colline della Cisgiordania, soprattutto a sud di Gerusalemme, fra Betlemme ed Hebron. Un'avanguardia difesa dai soldati israeliani, chiamati spesso a intervenire per far sloggiare i ragazzi dalle colline che occupano abusivamente.
Se lo si dice così, è difficile capire come un esercito, chiamato a far cessare un'azione abusiva, possa difendere contemporaneamente chi la commette. Si potrebbe accennare agli attacchi (da dove provengono, chi li mette in atto) da cui "i giovani delle colline" devono essere difesi
Operazioni a cui i giovani coloni si oppongono sia con forme di resitenza fisica sia ricostruendo l'avamposto appena possibile.Con i palestinesi non hanno rapporti. Ma nei loro confronti non mancano forti accenti razzisti. Un ragazzo di ventun anni dell'insegnamento di Tekoa, a sud di Gerusalemme, descrive in questi termini il suo nuovo lavoro di pastore."Fare il pastore è molto ebraico. Quando sono con il mio gregge, canto e prego per collocare me stesso sopra il livello degli animali. Quando si sta troppo a lungo con gli animali, infatti, facilmente si può arrivare a comportarsi come loro.Guarda i pastori arabi, per esempio".
In questo caso l'affermazione di una sola persona diventa la cifra di un atteggiamento condiviso: se è razzista il pastore di Tekoa, dovranno, in qualche misura, esserlo tutti i "giovani delle colline"
i giovani ribelli non dovrebbero, formalmente, essere sotto il controllo del potente Consiglio di Giudea, Samaria e Gaza,
il "potente" consiglio: quando si tratta di Israele l'aggettivazione si fa muscolare
che rappresenta i quasi 240 mila coloni che vivono tra la Cisgiordania e la Striscia. ma il rabbino più autorevole del popolo degli insediamenti ha avuto per loro, parole di apprezzamento: "Alcuni sostengono che un muro di cemento ci proteggerà", ha detto il rabbino di Kiryat Arba, Dov Lior,"ciò di cui abbiamo bisogno per le colonie è di avere una sempre più grande e viva barriera fatta di nostri giovani in cima a tutte le colline". "Chiedo ai nostri leader", ha tuonato Lior
ha tuonato : Dov Lior sostiene delle posizioni discutibili ma, quando si tratta di Israele, le metafore sembrano tratte dal "Crepuscolo degli dei"
di prendere la forza dalla nostra gioventù e imporre la sovranità su tutta la nostra terra.Questo è l'errore che abbiamo fatto nel'67. non insediarci in tutte quelle zone". Insediarsi sullle colline, insomma, partendo con quelli che vengono chiamati outpost, un termine che definisce i modi più vari di prendere possesso di un'altura. Si va dal semplice container appoggiato in cima ad una collina, tanto per conquistare una posizione, a qualche fascia di baracche, sino a veri e propri insediamenti stabili,realizzati con i prefabbricati tipo "post-terremoto".Un panorama variegato, come la popolazione che lo abita. Da gente che non ha soldi per permettersi una casa altrove a persone politicamente più motivate.Con il corollario di gruppi particolari, come le dieci famiglie di peruviani convertiti all'ebraismo, che vivono in un avamposto appena fuori l'insediamento di di Efrat, fra Betlemme ed Hebron.Se non fosse per la kippa, i bambini dalla fisionomia india che corrono tra i sassi bianchi sembrebbero usciti da un tipico panorama andino. Non è ancor chiaro quanto i giovani coloni neohippy e fondamentalisti (in grassetto nel testo) possano riuscire a influenzare l'alta politica israeliana. O se resteranno invece relegati a fenomeno di costume generazionale. Dror Etkes a capo delll'osservatorio sulle colonie di Peace Now, la più grande organizzazione pacifista del paese su questo non ha dubbi:"certo che sono pericolosi anche loro", dice.
Dror Etkes, probabilmente perchè appartiene a Peace Now, dice e non tuona
E, lui, gli insediamenti aldilà della Linea Verde, li conosce meglio di tutti
Davanti a un simile imprimatur, sarà consentito il dissenso al lettore?


della lotta contro i coloni ha fatto una battaglia quotidiana, concretizzata in una mappatura costantemente aggiornata degli insediamenti e degli avanposti che visita instancabilmente, producendo prove documentarie per bloccare le nuove costruzioni e l'espropriazione della terra ai palestinesi. Secondo lui i giovani delle colline, non contestano i genitori, che risiedono loro volta negli insediamenti.anzi ne hanno introiettato la visione. Assieme a questi giovani,però arrivano anche ragazzi, da Israele, dalle città.[.........]Altri outpost si trovano poco più a est, attorno all'insediamento principale di Tekoa, famoso-all'opposto- per l figura di Menachem Fruman, rabbino che non disdegna, contro le abitudini della stragrande maggioranza di questo tipo di coloni ultraortodossi,
Dal punto di vista della serietà delle rilevazioni , il dato quantitativo espresso dal termine"stragrande maggioranza" è, come dire, un"tantino" approssimativo...
di incontrare i musulmani. Lo scorso gennaio Fruman h incontrato anche il presidente Yasser Arafat e il premier palestinese Abu Ala, per proporre un dialogo tra religiosi ebrei e musulmani.
Come si è concluso il confronto tra il rabbino, il presidente ed il premier'? Su questo punto ogni curiosità è destinata a rimanere insoddisfatta.
il suo però è un caso atipico, e si dice che venga contestato anche all'interno della sua stessa colonia.
l'incontestabile pronto soccorso del "si dice" funziona sempre benissimo.
Perchè una cosa è chiara:i pastori hippy non vogliono condividere, con i palestinesi neanche l'erba per le greggi."
E con una conclusione ad effetto, l' autrice dimostra di avere una certa confidenza con i toni assertivi, o per intenderci, di saper tuonare.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica delle donne. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT