lunedi` 29 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
10.03.2018 Hezbollah sono dei bravi ragazzi, minacciati da Israele
La solita disinformazione della Pravda edizione romana

Testata: Il Manifesto
Data: 10 marzo 2018
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele mette nel mirino la 'minaccia' Hezbollah»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 10/03/2018, a pag.9, con il titolo "Israele mette nel mirino la 'minaccia' Hezbollah" il pezzo di Michele Giorgio.

Ciò che colpisce oggi sul quotidiano comunista sono innanzi tutto  le virgolette che evidenziano la parola 'minaccia' rappresentata da Hezbollah. Che è come dire attenzione, Hezbollah non minaccia Israele -una realtà che solo al Manifesto può sembrare irreale-  invece è il pacifico Hezbollah ad essere nel mirino di Israele. Ciò detto, anche il resto rientra nella medesima ottica: il cattivo che minaccia Libano e Hezbollah è Israele, oggi più forte grazie alla presidenza Trump.
Michele Giorgio svolge con l'abituale obbedienza l'incarico di disinformare.

Immagine correlataImmagine correlata
Michele Giorgio      Hezbollah minacciano Israele? Noooooo!

Andranno avanti fino al 15 marzo le esercitazioni (Juniper Cobra» con le quali migliaia di militari americani e israeliani si stanno preparando insieme ad affrontare il lancio simultaneo di migliaia di missili contro Israele da Libano, Siria, Iran e anche Gaza. Uno scenario più che probabile, anche se con un coinvolgimento meno ampio di Paesi e territori, se Israele darà inizio alla sua offensiva »preventiva» contro il Libano e il movimento sciita Hezbollah di cui si parla ormai tutti i giorni. In questo contesto non è insignificante l'allarme generale che, secondo alcuni media arabi, avrebbe proclamato Hezbollah in risposta a una presunta "luce verde" che l'Amministrazione Trump avrebbe dato al governo Netanyahu per un attacco in Libano. Trovare una conferma "ufficiale" non è facile. Certo è che testimoni riferiscono che a Dahiyeh e in altre parti della periferia meridionale di Beirut, la roccaforte di Hezbollah nella capitale libanese, è aumentato il numero dei posti di blocco e si percepisce una tensione crescente. Altre fonti par lano di misure di sicurezza adottate nel sud del Libano a ridosso della linea di confine con Israele. A frenare i piani israeliani, secondo queste voci, sarebbe il rischio di ritrovarsi poi sotto una pioggia di razzi lanciati dal Libano. Al manifesto una fonte giornalista libanese ha invece spiegato che l'allerta di Hezbollah »non è legato al timore di un imminente attacco a sorpresa quanto al rischio che spie di Israele siano riuscite ad infiltrarsi nell'area (controllata dal movimento sciita) per compiervi atti di sabotaggio». La fonte sostiene che »Israele è la parte che meno di tutte le altre vuole la guerra perché sa che la risposta di Hezbollah sarebbe devastante e che dovrebbe combattere lungo un fronte di centinaia di chilometri che comprende anche la Siria, senza dimenticare il coinvolgimento di unità scelte iraniane presenti nei pressi di Quneitra (a ridosso del Golan, ndr)». Sarà così, ma nel frattempo i comandi israeliani e americani coordinano i sistemi difesa anti-missile Iron Dome, Patriot, Fionda di Davide e Arrow. »Stiamo imparando molto in vista di future minacce. Ai soldati è richiesto di operare il sistema di armi in un contesto complesso, con missili nemici che distruggono i quartieri dove vivono», ha detto al sito Ynet il tenente colonnello Kobi Regev, responsabile di una batteria del Fionda di Davide. Il Comando europeo dell'esercito statunitense (Eucom) da parte sua fa sapere che, in caso di bisogno, i soldati americani potranno arrivare in Israele in due o tre giorni. Per le esercitazioni congiunte gli Usa schierano anche la portaelicotteri d'assalto USS Iwo Jima e la nave da guerra USS Mount Whitney, il sistema di difesa and-missile balistico Aegis, 25 aerei. Alle manovre in corso si aggiungono le dichiarazioni fatte a inizio settimana da Benyamin Netanyahu in visita a Washington dove ha incontrato Donald Trump. Il premier israeliano ha insistito sull'appoggio pieno della Casa Bianca a Israele, in particolare su una politica del pugno di ferro contro Iran e Hezbollah.

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/ 687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT