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La Repubblica Rassegna Stampa
04.03.2024 Nikki Haley non è più legata a Trump
Analisi di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 04 marzo 2024
Pagina: 15
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «La tentazione di Haley, correre da indipendente dopo il Super Tuesday»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 04/03/2024, a pag. 15, con il titolo "La tentazione di Haley, correre da indipendente dopo il Super Tuesday" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
 
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Paolo Mastrolilli

Nikky Haley si smarca da Trump per rappresentare la migliore linea del Partito Repubblicano, quella di Lincoln e Reagan

NEW YORK — E se a Nikki Haley venisse la tentazione di correre per la Casa Bianca da indipendente, per condannare Donald Trump alla sconfitta e favorire la rifondazione del Gop di Lincoln e Reagan? Alla vigilia del Super Tuesday che domani porta alle urne 15 Stati e un territorio, con buona probabilità di rendere quasi matematica la nomination repubblicana di Donald alle presidenziali, la domanda diventa lecita a causa delle dichiarazioni della stessa ex ambasciatrice all’Onu. Parlando con la Nbc ,infatti, ha detto di non sentirsi più legata all’impegno morale di appoggiare chiunque sarà il candidato del suo partito, perché il partito con cui aveva preso quell’impegno nel frattempo è cambiato. Non esiste più, per la verità. È diventato il braccio elettorale personale di Trump, con tanto di nuora Lara candidata alla copresidenza del Republican National Committee, e ciò la svincola da ogni promessa e la mette in condizione di fare le sue scelte. Ipotesi difficile e lontana, ma ex leader del Gop di altri tempi, come il capo dei neocon bushiani Bill Kristol, la caldeggiano pubblicamente. L’idea è che Trump otterrà di sicuro la nomination e quindi Haley non ha più futuro nel partito. Potrebbe inginocchiarsi e baciare lapantofola, ma non è da lei, e soprattutto non è scontato che Donald accetterebbe l’atto di penitenza. Oppure potrebbe restare in gara fino alla Convention, pur senza vincere alcuno Stato, per diventare la portabandiera del dissenso e sperare di prendere il posto di Trump, se i processi, la salute o qualunque altro imprevisto gli impedissero di completare la corsa. Non è facile, però, perché la base trumpista ormai la vede come una nemica e non è certo che l’accetterebbe come candidata. La terza ipotesi allora potrebbe diventare quella suggerita da Kristol, che ha organizzato raccoltedi fondi elettorali per Nikki nel New Hampshire e altrove, e quindi ha un filo diretto con lei. Candidandosi come indipendente, Haley non avrebbe alcuna possibilità di conquistare la Casa Bianca. Però se anche solo un 5% dell’elettorato repubblicano scontento del candidato ufficiale la seguisse, lei toglierebbe a Trump voti indispensabili per vincere, e sufficienti per far prevalere Biden negli Stati chiave tipo Pennsylvania, Michigan o Wisconsin. Sarebbe un enorme sacrificio che il partito non le perdonerebbe mai, se restasse nelle mani dei trumpisti. Se però invece il fenomeno Maga sparisse, dopo la sconfitta elettorale, il Gop sarebbe costretto a rifondarsi. A quel punto la repubblicana tradizionalista Haley, che ha favorito la catarsi candidandosi come indipendente, potrebbe tornare come salvatrice del partito. Fantasia molto difficile, assai improbabile e finora esclusa da lei stessa, ma non manca chi sogna questa soluzione tra le file del Gop che ancora guarda a Lincoln o Reagan. Un dramma analogo lo stanno vivendo anche i democratici, dopo il sondaggio del New York Times che dà Biden perdente contro Trump di 5 punti, in particolare perché il 73% degli elettori lo considera troppo vecchio per continuare a fare il presidente, contro il 42% che ha lo stesso pregiudizio verso il suo avversario. Anche il capo della Casa Bianca vincerà le primarie di domani in Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia e American Samoa, ma il punto non è questo, perché tanto non ha avversari. La questione posta dal Times è invece se non dovesse considerare di fare un passo indietro, per aprire la strada a un candidato più giovane che possa prendere Donald alla sprovvista. Il governatore della California Newsom, ad esempio, o quelli del Michigan Whitmer, dell’Illinois Pritzker, del Maryland Moore, o il sogno proibito Michelle Obama, visto che la vice Kamala Harris non convince. Joe lo esclude, e ha scatenato anche la moglie Jill nella campagna presidenziale, per attaccare Trump tra l’elettorato femminile. A questo punto solo la salute, secondo chi gli sta vicino, potrebbe fargli cambiare idea.

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