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La Repubblica Rassegna Stampa
26.11.2023 Silenzio inaccettabile sugli stupri del 7 ottobre
Cronaca di Marina De Ghantuz Cubbe

Testata: La Repubblica
Data: 26 novembre 2023
Pagina: 4
Autore: Marina De Ghantuz Cubbe
Titolo: «Silenzio inaccettabile sugli stupri del 7 ottobre»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/11/2023, a pag. 4, con il titolo "Silenzio inaccettabile sugli stupri del 7 ottobre" la cronaca di Marina De Ghantuz Cubbe.

Il doloroso e incomprensibile silenzio delle femministe di fronte alle  violenze di Hamas sulle donne israeliane - Mosaico

Israele in Italia 🇮🇱🇮🇹 (@IsraelinItaly) / X

ROMA — I volti delle donne israeliane rapite da Hamas il 7 ottobre scorrono sulla facciata della Fondazione Museo della Shoah nel cuore del quartiere ebraico a Roma. Tutto intorno c’è silenzio. Ed è proprio di «silenzio assordante» che parla la vicepresidente della comunità ebraica romana Antonella Di Castro: «Dopo la violenza perpetrata sui corpi delle donne israeliane ci saremmo aspettate quel rumore che abbiamo sempre fatto per tutte le vittime di violenza, invece dalle associazioni femministe non si è alzata una voce». Accanto a lei c’è Ariela Piattelli, direttrice del quotidiano Shalom, che insieme alla comunità ha organizzato la videoproiezione nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne.«È come se le donne israeliane stuprate valessero meno delle altre vittime». Una «solitudine» che ha innescato la polemica con “Non una di meno”, il movimento che ha organizzato la manifestazione nazionale a Roma. Accusate di dare voce solo alle donne palestinesi, quando il corteo ancora non era partito le transfemministe hanno replicato: «Ovviamente la nostra solidarietà va anche alle donne israeliane che sono state aggredite e stuprate. Questa non è una piazza neutra e parliamo di Palestina perché lì è in atto una feroce aggressione». La comunità ebraica romana però non ha trovato sollievo in queste parole. E in serata, terminato lo shabbat, ribadisce: «La videoproiezione vuole essere un segnale anche per le organizzazioni che dovrebbero difendere tutte le donne».

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