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La Repubblica Rassegna Stampa
05.10.2023 Kafka a Teheran, un film da non perdere
Recensione di Alberto Crespi

Testata: La Repubblica
Data: 05 ottobre 2023
Pagina: 41
Autore: Alberto Crespi
Titolo: «Sembra tutto così surreale invece siamo davvero in Iran»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/10/2023, a pag.41, con il titolo "Sembra tutto così surreale invece siamo davvero in Iran", la recensione di Alberto Crespi.

Kafka a teheran - Visionario

Kafka a Teheran è la perfetta dimostrazione di come, quando c’è un’idea brillante, un film si possa realizzare con pochissimi mezzi. Ali Asgari e Alireza Khatami sono due registi iraniani che, dopo un progetto bloccato per volontà del ministero della Cultura, hanno cominciato — un po’ per celia, un po’ per non morire — a raccontarsi a vicenda le storie burocratiche più assurde vissute da loro e dai loro amici. Queste storie sono diventate un film, girato in due blocchi: uno nel settembre del 2022, l’altro a inizio 2023 dopo la morte della giovane Mahsa Amini e le successive manifestazioni di protesta. È un film costruito su una serie di sketch. Ogni “episodio” è girato con una sola inquadratura, macchina fissa: un personaggio guarda verso noi spettatori e parla con un altro personaggio fuori campo che non si vede mai. Le persone invisibili sono tutte figure di potere: funzionari, insegnanti, poliziotti. Le situazioni sono paradossali ma tristemente reali. Nella prima, un uomo denuncia all’anagrafe la nascita di un figlio; vorrebbe chiamarlo David e l’impiegato gli fa una testa così per convincerlo che David è un nome “proibito” in quanto straniero. In un’altra, una ragazza viene interrogata perché una telecamera l’ha colta alla guida della sua auto con il velo abbassato. Il titolo originale in farsi è yeh-ye zamini , che significa “versetti terrestri”, forse con allusione (pericolosa) ai famosi Versi satanici di Salman Rushdie. Efficace però l’idea di Academy Two: Kafka è un termine di paragone abusato, ma le storie raccontate da Khatami e Asgari sono inizialmente quasi buffe e prendono una piega inquietante proprio come i racconti del grande scrittore, diventando il diario minimo di un Paese schiavo di una religione ossessiva. Dura meno di 80 minuti, è assolutamente da vedere.

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