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La Repubblica Rassegna Stampa
05.10.2023 Gli Usa minacciano i fondi a Kiev
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 05 ottobre 2023
Pagina: 21
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Dopo McCarthy, il buio la paralisi del Congresso minaccia i fondi a Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/10/2023, a pag. 21, con il titolo "Dopo McCarthy, il buio la paralisi del Congresso minaccia i fondi a Kiev" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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NEW YORK — In base alla legge di Murphy, se una cosa può andare storta lo farà, e ciò accadrà nel momento peggiore possibile. Lo dimostra il fatto che il primo deputato repubblicano a farsi avanti per prendere il posto di Kevin McCarthy come Speaker della Camera è stato Jim Jordan, trumpista più a destra di Trump, contrario a continuare gli aiuti militari all’Ucraina. Il secondo però è stato “l’italiano” Steve Scalise, già vice di McCarthy, che invece appoggia Zelensky. Lo dovranno tenere ben presente i democratici, che gongolano comprensibilmente per la guerra civile in corso nel Gop, perché contano di fondare la campagna elettorale del prossimo anno sull’inaffidabilità e l’incapacità degli avversari di governare, a maggior ragione se il plurincriminato e condannato Donald Trump sarà il loro candidato alla Casa Bianca. Nel frattempo però, ammesso che questa strategia funzioni poi alle urne, bisognerà governare la superpotenza leader del mondo libero per i prossimi tredici mesi, nella speranza di non combinare danni così gravi da compromettere la sua stabilità interna, l’economia, la proiezione globale degli Stati Uniti e le loro alleanze, regalando lungo la strada Kiev a Putin e magari Taiwan alla Cina. La rivolta dell’estremista della Florida Matt Gaetz, che martedì ha forzato il voto sulla mozione per cacciare McCarthy, ha lasciato gli Usa in una crisi senza precedenti. La Camera non ha più un leader e lo Speaker ad interim Patrick Timothy McHenry ha solo il potere di gestire l’elezione per il successore. Nessuna legge può essere approvata, inclusa la “finanziaria”, che andrebbe votata entro il 17 novembre, tanto per tenere aperto lo Stato, quanto per mandare all’Ucraina gli aiuti indispensabili per non arrendersi all’invasione russa. Come primo atto però, giusto per confermare la follia ormai al potere a Washington, McHenry ha mandato una mail a Nancy Pelosi per sfrattarla dal suo ufficio a Capitol Hill. In altre parole il Titanic affonda, ma il capitano si preoccupa della disposizione delle sedie davanti all’orchestra. I repubblicani si sono presi una pausa di riflessione e torneranno a vedersi martedì prossimo, per individuare il candidato Speaker. Il primo a farsi avanti è stato Jordan, ex insegnante di lotta accusato di aver coperto abusi sessuali contro i suoi allievi. Guida la Commissione Giustizia della Camera e si è adoperato molto per aprire l’inchiesta di impeachment sul presidente Biden. Ieri ha confermato: «Sono contrario acontinuare gli aiuti all’Ucraina, perché non è la priorità degli americani ». Poco dopo si è fatto avanti Scalise, che invece aveva votato a favore dell’assistenza a Kiev. Come vice di McCarthy sarebbe il successore più ovvio, e Gaetz ha detto di essere disposto a votarlo, ma poi ha appoggiato Jordan. Nel 2017 Steve era stato ferito quando uno squilibrato sanderista aveva sparato contro un gruppo di deputati che giocava a baseball, e ora soffre di mieloma multiplo, tumore del midollo osseo. Se lo scontro tra i due dovesse eliminarli entrambi, dietro le quinte aspettano potenziali candidati co me Tom Emmer, Kevin Hern, Elise Stefanik e altri. Il problema è che se gli otto ribelli guidati da Gaetz restano uniti, bastano ad impedire l’elezione. Quindi o si presenta un candidato accettabile per loro, più estremista di McCarthy, oppure serve un accordo con i democratici. L’alternativa è il caos a tempo indeterminato. Il leader democratico Hakeem Jeffries però si è rifiutato di salvare McCarthy e difficilmente farà un accordo ora con gli avversari, che conta di battere tra un anno proprio per la loro disfunzionalità creata o aggravata da Trump. Biden ieri ha ammesso di essere preoccupato, ma ha cercato di riportare così un po’ di buonsenso: «Più di ogni altra cosa, dobbiamo cambiare l’atmosfera velenosa a Washington. Abbiamo forti disaccordi, ma bisogna smettere di vederci come nemici. Dobbiamo parlarci, ascoltarci, lavorare insieme, e possiamo farlo». Ha annunciato che terrà presto un importante discorso per spiegare agli americani come «il successo dell’Ucraina sia nel nostro interesse nazionale », in modo da spingere il Congresso a sbloccare gli aiuti: «Per il prossimo pacchetto abbiamo le risorse. Poi esistono altri modo per finanziarli, che non vi dico ora». In cassa sono rimasti poco più di 5 miliardi di dollari, bastati in passato per 5 o 6 mesi. Ma la guerra civile repubblicana va molto oltre la stessa Ucraina.

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