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La Repubblica Rassegna Stampa
21.08.2023 L'Ucraina riprende l'avamposto sull'Isola dei Serpenti
Due servizi di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 21 agosto 2023
Pagina: 14
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «Kiev pianta il confine a Snake Island: “Il prossimo lo metteremo in Crimea” - Da Olanda e Danimarca 42 F-16: “Le prime consegne a fine anno”»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/08/2023, a pag.14, con i titoli “Kiev pianta il confine a Snake Island: “Il prossimo lo metteremo in Crimea” ”, "Da Olanda e Danimarca 42 F-16: “Le prime consegne a fine anno” ", due servizi di Brunella Giovara.

Il ritiro russo dall'Isola dei Serpenti – Analisi Difesa
Snake Island

"Kiev pianta il confine a Snake Island: “Il prossimo lo metteremo in Crimea” "

ODESSA — Se qualcuno avesse dubbi sul concetto ucraino di confine, ecco, guardi le immagini del cippo eretto sull’Isola dei Serpenti, qualche giorno fa. Avamposto conteso, perso e riconquistato, è tornato territorio ucraino ufficialmente e agli occhi di tutto il mondo, con la costruzione del nuovo palo di segnalazione, ben dipinto con i colori nazionali, e debitamente inchiavardato a terra. E non è questione di simboli. L’isola è strategica, lo sapevano anche i russi che la volevano a tutti i costi e la conquistarono il 24 febbraio 2022, era l’inizio della guerra. La abbandonarono a fine giugno, ma giusto ieri la Marina militare ucraina ha annunciato che attualmente «ci sono 5 navi nemiche in servizio di combattimento nel Mar Nero, tra cui una con almeno 4 missili Kalibr, e un’altra nel Mare d’Azov». La minaccia dal mare è continua e concreta. Perciò non bastava aver ripiantato la bandiera, e neanche la visita del presidente Zelensky nel 500esimo giorno di guerra, «oggi siamo sull’Isola dei Serpenti, che non sarà mai conquistata dagli occupanti, come tutta l’Ucraina, perché siamo il Paese dei coraggiosi». Poi ha deposto un mazzo di fiori in onore dei caduti e se ne è tornato in fretta a Kiev, perché sia lui che la terra su cui ha posato brevemente i piedi sono comunque e sempre un bersaglio da mille punti. E cosa hanno detto i due militari che hanno parlato alla veloce cerimonia? Dmytro Usov, comandante della Guardia di confine: «Il prossimo cartello come questo sarà installato nella nostra Crimea, dopo la sua liberazione ». E l’altro, ufficiale anonimo del Gru, l’intelligence militare: «Ricordiamo tutti i nostri combattenti che difendono i nostri confini. Riconquisteremo ogni pezzo della nostra terra occupata dai russi». E nel generale pessimismo sul successo dell’offensiva ucraina, ieri gli americani dell’Isw, Institute for the study of war , segnalavano progressi «tatticamente significativi» che potrebbero «consentire alle forze ucraine di iniziare a operare in aree meno minate della linea di difesa russa, che sono probabilmente più favorevoli a più rapidi guadagni ucraini». Questo nelle regioni di Donetsk e Zaporizhzhia, e in particolare dal villaggio di Robotyne, in avanti. Succede proprio mentre nel mondo emergono idee di futuri negoziati forse in perdita, per l’Ucraina, pur di concludere la guerra. E mentre altri americani, come le fonti di intelligence consultate dalWashington Post , assicurano che gli ucraini non riusciranno mai a raggiungere la Crimea, che va quindi considerata come perduta. Intanto emerge orgogliosa questa terra, di appena 17 ettari, battuta dal vento e dai bombardamenti, nessuno sa bene cosa c’entrino i serpenti ma forse è perché da secoli non ci vive nessuno, a parte i militari. Ma è parte dell’epos ucraino, fin dall’inizio dell’invasione, e tale resterà. «Fino al giorno prima avevamo scherzato, sul fatto che potesse scoppiare davvero la guerra. E la mattina dopo abbiamo visto arrivare quella nave», ha raccontato la giovane guardia di frontiera Roman Hrybov, sopravvissuto alla cattura e alla prigionia. La nave era poi l’incrociatore Moskva, e da lì con i megafoni intimarono di arrendersi, e lì lui urlò la frase celebre: «Nave da guerra russa, vai a farti fottere». Registrata da un cellulare, rimbalzò a un funzionario del governo, e da qui al mondo intero. Riprodotta su migliaia di magliette, è un pezzo importante di questa storia. Ma era solo l’inizio della Battaglia dell’Isola dei Serpenti. I russi occuparono la caserma e i magazzini delle armi, rimisero in sesto la piazzola di atterraggio per gli elicotteri, preparandosi a una lunga permanenza. Il Moskva intanto bombardava Odessa e non solo finché, il 14 aprile, veniva - incredibilmente – affondato da missili Neptun, fabbricazione ucraina. Fu un grande successo, anche di immagine. Sullo sfondo, però, restava l’Isola occupata. I russi ci portarono un radar, che doveva sostituire quello dell’incrociatore, e che non riuscirono mai a installare. Gli ucraini bombardavano, e nessuno capiva bene da dove, visto che l’isola è a 35 chilometri dalla costa. Mesi dopo, un ufficiale del Gru spiegò con nonchalance che per avvicinare meglio il tiro, di notte avevano portato al largo due chiatte, su cui avevano caricato gli obici, e da lì partivano i lanci. Per questo l’Isola avamposto nel Mar Nero è e sarà nei secoli un mito nazionale, e non solo perché ci sarebbe sepolto addirittura Achille, eroe di un’altra guerra, quella davvero infinita.

***

"Da Olanda e Danimarca 42 F-16: “Le prime consegne a fine anno” "

ODESSA — Infine, ecco gli F-16 promessi. Il presidente Zelensky li ha visti e toccati, i cacciabombardieri che potrebbero cambiare le sorti della guerra a favore dell’Ucraina. Ieri, prima tappa in Olanda, e colloquio con il premier Mark Rutte. L’ufficializzazione della consegna degli aerei, dopo il via libera degli Stati Uniti, da parte dei Paesi Bassi e della Danimarca. «Una decisione storica», ha commentato Zelensky, perché «la sicurezza è la base della formula di pace del presidente, e gli F-16 sono parte integrante di questa sicurezza», ha aggiunto Andriy Yermak. E subito dopo Zelensky è volato in Danimarca, per ringraziare personalmente del “dono” prezioso che arriverà anche da questo Paese. Quarantadue aerei, in tutto, tanto per cominciare, poi si vedrà. Quando? Non si sa. Forse entro fine anno. Quando sarà completato l’addestramento dei piloti, iniziato a maggio. Intanto,il ministro della Difesa danese Jakob Ellemann-Jensen si è detto orgoglioso, per l’aiuto concreto «all’Ucraina, per la sua lotta per la libertà contro la Russia e la sua insensata aggressione. Il nostro sostegno è incrollabile ». Così nella base aerea di Skrydstrup, Zelensky ha incassato sostegno, grandi manifestazioni di simpatia non solo politica, oltre ad altri aiuti, tra cui carri armati, sistemi di artiglieria e munizioni. Il punto resta quello di sempre: quando avverrà la consegna? L’olandese Rutte ha fornito qualche indizio, dicendo che gli aerei «non aiuteranno immediatamente lo sforzo bellico. È comunque un impegno alungo termine da parte dei Paesi Bassi. Vogliamo che siano operativi il prima possibile. Non per il prossimo mese, è impossibile. Ma si spera poco dopo». Dunque, l’addestramento è in dirittura di arrivo, e i piloti ucraini sono quasi pronti. E con loro i team di tecnici (ne servono 6-8 per ciascun aereo) che vengono istruiti in parallelo, per mantenere l’efficienza dei mezzi prima durante e dopo il loro utilizzo. Un gran lavoro di équipe, come per le auto di Formula uno. Ma oltre ai ringraziamenti, Zelensky ha parlato anche dei fantomatici negoziati, spiegando ancora una volta che non deve essere dimenticata la giustizia: “MH17 (il volo Malaysia Airlines 17 abbattuto nel 2014), Bucha, Mariupol… Tutto ciò non può essere perdonato solo perché il tempo è passato”. E alla domanda di un giornalista, “scambierebbe i territori occupati con l’ingresso nella Nato?”, ha risposto “scambierei la città di Belgorod…”, che è russa.

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