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La Repubblica Rassegna Stampa
04.08.2023 Come la Russia cerca di approfittare della debolezza dell'Africa
Analisi di Bernard-Henri Lévy

Testata: La Repubblica
Data: 04 agosto 2023
Pagina: 27
Autore: Bernard-Henri Lévy
Titolo: «La Russia non vi è amica»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/08/2023, a pag. 27, l'analisi dal titolo "La Russia non vi è amica" di Bernard-Henri Lévy.

Bernard-Henri Lévy - Concordia
Bernard-Henri Lévy

Cosa fanno Russia e gruppo Wagner in Africa? Tra vertice Russia-Africa e  golpe in Niger

Amici d’Africa! Sono stato in Ruanda al tempo degli assassini Hutu. Mi sono occupato della copertura giornalistica delle guerre di Angola, Eritrea, Burundi. Mi sono impegnato per le vittime dei genocidi del Darfur e dei massacri delle Montagne di Nuba, per i cristiani perseguitati della Nigeria e i militanti anti-apartheid del Sudafrica. Mi sono schierato al fianco del popolo algerino quando i gruppi armati islamisti mietevano morte con la stessa facilità con cui si falcia un prato e ho appoggiato le aspirazioni democratiche della società civile libica. Dato che, prima di ogni altra cosa, amo la vita, ho anche bei ricordi di un’Africa viva e felice che, in differenti periodi della mia esistenza, ho percorso da Abidjan a Dakar e da Lusaka a Nairobi. Tutto questo per dire che le righe che seguono sono ispirate dall’amicizia, dal rispetto e dalla sensazione di aver dato risonanza alle vostre giuste battaglie ogni qualvolta mi è stato possibile. Tuttavia, in una parte del vostro continente e in particolare nella zona subsahariana, c’è una strana cecità, incresciosa e a mio avviso tragica, nei confronti dei problemi della guerra in Ucraina che, senza dubbio, è l’evento geopolitico più rilevante nel quale si sta giocando il nostro comune destino. Mi trovavo a Odessa quando diciassette vostri dirigenti sono atterrati a San Pietroburgo per partecipare al secondo Vertice Russia-Africa. Ho sentito uno di loro, il presidente del Burundi, esprimere preoccupazione per le «ingerenze occidentali» e «l’iniquità delle sanzioni alla Russia». Ho osservato Putin stesso far fatica a credere alla sublime sorpresa del semaforo verde dato alla sua guerra da un rappresentante di coloro che Franz Fanon chiamava i dannati della terra. Ho visto lo sbigottimento degli abitanti di Odessa per il cinismo di un uomo che con una mano bombardava la loro città e bloccava il corridoio che consente il trasporto verso i vostri Paesi, direttamente o attraverso l’Europa, di quindici milioni di tonnellate di grano e di mais l’anno e, con l’altra, vi faceva l’elemosina di «25-50 mila tonnellate» che arriveranno, ha precisato, entro «tre o quattro mesi». Sono rimasto sbalordito nel constatare che questa messinscena non ha alterato più di tanto la posizione condivisa da numerosi vostri Paesi fin da quando, il 2 marzo 2022, le Nazioni Unite hanno approvato le prime sanzioni: nel migliore dei casi astensione e neutralità, nel peggiore alleanza con il criminale regime russo. Ebbene, amici d’Africa, oggi voglio dirvi quanto segue. Questo atteggiamento è inspiegabile, in primo luogo. Nessuno, naturalmente, ignora che voi dipendete tanto dal grano russo quanto da quello ucraino. Come non accorgersi, tuttavia, che c’è un responsabile, e uno soltanto, per il blocco delle esportazioni di entrambi e che si tratta di colui che bombarda i silos di Odessa, che respingeunilateralmente l’accordo sul grano del luglio 2022 e che prima ancora ha dato inizio a questa guerra insensata da cui tutto deriva? In secondo luogo, il vostro è un comportamento suicidario. Rifiutandov i di guardare la realtà e accettando le menzogne della propaganda, infatti, vi legate a un uomo che non vi è amico. È davvero necessario ripetervi che proprio in questo momento la Russia sta facendo razzia dell’oro sudanese, dell’uranio nigerino, del cotone burkinabé? È necessario rammentarvi come, nel periodo più difficile della crisi del Covid, la Russia vi rifilava gli scarti dei suoi pessimi vaccini a prezzi rincarati? E che dire di come si prende gioco dei vostri giovani quando invita quelli dell’Anc sudafricana (African National Congress) a «osservare» gli pseudo-referendum di annessione dei territori presi all’Ucraina e fa loro accogliere queste «consultazioni eccezionali e meravigliose»? Nel nome di quale logica macabra si può considerare il Gruppo Wagner — responsabile di crimini di massa nella Repubblica Centrafricana, di un numero incalcolabile di torture in Mali e, forse, del colpo di Stato in Niger contro il governo democraticamente eletto del presidente Bazoum — lo strumento di un «nuovo ordine multipolare» che aiuterebbe l’Africa a sbarazzarsi dei «postumi del colonialismo»? No, amici d’Africa, la Russia non vi è amica. Nei Paesi che le spalancano le braccia, la Russia riproduce quanto di più orribile commisero i colonizzatori francesi, inglesi, belgi o tedeschi che voi avete cacciato. In questo suo modo di perseguire con accanimento l’imperialismo del passato a colpi di retorica anti-occidentale, c’è un diversivo da quattro soldi da cui non potete lasciarvi ingannare, per il fatto che ha come unico effetto quello di dissimulare l’imperialismo, reale ed effettivo, praticato oggi dalla Russia. Infine, amici d’Africa, aggiungo che questa cecità è indegna di voi e della vostra Storia. Non è possibile aver combattuto così tante guerre di liberazione e voltare le spalle a un Paese, l’Ucraina, che intraprende lo stesso cammino e a sua volta si scrolla le catene di dosso. Che il ricordo dei vostri illustri progenitori riesca a ispirarvi. Che gli spiriti dei padri fondatori delle vostre libere nazioni riescano a rinfrescarvi la memoria. Senghor, Houphouët-Boigny, Louis Rwagasore non sarebbero andati a San Pietroburgo mentre Odessa veniva bombardata. Sekou Touré e Julius Nyererere non si sarebbero fatti umiliare da un presidente russo in procinto di riportare in vita, a proprio vantaggio, le peggiori prassi coloniali. L’Africa di oggi non è più né “l’Africa fantasma” né “l’Africa ambigua”. È il continente del futuro e, sulla scena mondiale, ha le sue responsabilità storiche. Il suo posto è al fianco degli ucraini. 
(Traduzione di Anna Bissanti)

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