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La Repubblica Rassegna Stampa
30.07.2023 Ricostruzione Ucraina, Biden sponsor dell’Italia
Commento di Tommaso Ciriaco, Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 30 luglio 2023
Pagina: 10
Autore: Tommaso Ciriaco, Paolo Mastrolilli
Titolo: «Ricostruzione Ucraina, Biden sponsor dell’Italia. Spiragli dopo l’autunno»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/07/2023 a pag.10 con il titolo "Ricostruzione Ucraina, Biden sponsor dell’Italia. Spiragli dopo l’autunno" la cronaca di Tommaso Ciriaco, Paolo Mastrolilli.

Guerra in Ucraina, Biden su Putin:
Joe Biden

WASHINGTON — Il passaggio chiave si nasconde in fondo al secondo paragrafo del comunicato congiunto rilasciato al termine dei colloquio tra Joe Biden e Giorgia Meloni e diffuso nella notte italiana di giovedì scorso. È il segnale che la diplomazia italiana attendeva, perché capace di condensare uno dei principali obiettivi politici della missione a Washington. Recita: “Entrambe le parti si impegnano a un ulteriore coordinamento sulla ricostruzione dell’Ucraina e hanno riconosciuto il ruolo che l’Italia svolgerà in questo sforzo, con la presidenza italiana del G7 nel 2024 e l’ospitalità della Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina nel 2025”. Tradotto dal linguaggio paludato dei rapporti internazionali: Roma ha chiesto e ottenuto – si vedrà fino a che punto – il sostegno dell’amministrazione Usa per scalare alcune posizioni nella gigantesca partita economica che ruota attorno al recupero infrastrutturale del Paese distrutto dall’invasione russa. È un dossier che agita la Farnesina e tiene vigile Palazzo Chigi. Rappresenta un’opportunità decisiva per le imprese italiane, ma anche un rischio: restare ai margini significherebbe fallire, mostrando di pesare poco nel teatro atlantico. Il nodo strategico è stato messo al centro di alcune recenti analisi riservate dell’intelligence, indicando all’esecutivo la necessità che l’Italia provi a riconquistare una posizione di testa nella sfida tra partner europei per la ricostruzione. In particolare, Roma sconta la maggiore capacità di penetrazione di Francia, Germania e Regno Unito. Anche per questo Meloni si è rivolta a Biden. E il passaggio del comunicato viene interpretato come un impegno di Washington a favore dell’Italia, la promessa di una “spinta” che permetta di scalare alcune posizioni in questa corsa per la gestione del dopo guerra. Ma c’è un altro dettaglio che può considerarsi rilevatore di una dinamica in atto. E che non è passato inosservato. Riguarda il richiamo alla conferenza per la ricostruzione nel 2025, che l’Italia vuole ospitare. È un appuntamento tutto da costruire, ma esplicitato nella nota congiunta. 

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Volodymyr Zelensky

Non è un passaggio casuale, semmai l’indizio di una sensazione che si è rafforzata anche nei tre giorni pieni di impegni e contatti trascorsi negli Stati Uniti. E che può tradursi così: se si ragiona di ricostruzione, significa che è in corso una riflessione anche su un possibile scenario post bellico. E in questo senso, il momento chiave sembra essere la fine del 2023, quando potrebbe aprirsi una finestra di opportunità. Una premessa è d’obbligo, a questo punto: il sostegno economico e militare dei Paesi dell’alleanza atlantica continuerà a tempo indeterminato, nulla potrà metterlo in discussione. È necessità vitale per l’Occidente. È evidente però che i prossimi quattro mesi potrebbero determinare equilibri nuovi, favorendo l’avvio di una nuova fase. L’analisi parte da una consapevolezza: la controffensiva ucraina è entrata nel suo momento decisivo. Come ha rilevato quattro giorni fa ilNew York Times , con le nuove attrezzature occidentali le truppe specializzate di Kiev appena formate in Occidente hanno lanciato l’attacco che sperano essere decisivo. I russi non dispongono di mezzi per contrattaccare, ma possono solo tentare di contenere. Da oggi e fino a novembre, l’esercito di Zelensky deve raggiungere i massimi obiettivi possibili, cercando di concretizzare – in tutto o in parte - le aspirazioni dichiarate negli ultimi mesi: in particolare, spezzare il fronte russo nel Sud-Est. Poi, a novembre appunto, si aprirà la stagione del fango e si fermerà inevitabilmente l’offensiva. E a quel punto i due eserciti, sfiniti, potrebbero arrivare a congelare le posizioni sul terreno e le eventuali nuove riconquiste ucraine. Abbassando il livello di intensità dello scontro, spingendo gli occidentali a concentrarsi sulle garanzie di sicurezza dell’Ucraina e a consolidare l’esercito di Kiev. Rendendo di fatto invulnerabile il Paese, ma orientando il corso della storia anche verso un percorso di uscita “non dichiarata” dalla fase acuta del conflitto. Potrebbe essere quella la piattaforma su cui costruire qualcosa. Ipotesi, sensazioni. E il fatto che per allora le Presidenziali americane entreranno nel vivo potrebbe rappresentare un fattore non irrilevante. Gli scenari in vista del 2024 sono appesi anche e soprattutto alla strategia imperscrutabile di Vladimir Putin. A Meloni interessa intanto il rapporto con Biden, che non è bastato però a risolvere il nodo dei prestiti bloccati alla Tunisia (né è servito il colloquio con la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva, incontrata due sere fa). A Roma, la premier porta anche un particolare scambio di battute con il presidente degli Stati Uniti, durante il faccia a faccia alla Casa Bianca. Quando gli ha confidato di aver raggiunto Washington con la figlia Ginevra, Biden ha esclamato: «Potevi dirmelo! Facciamola venire subito». Non è stato possibile. Ma il leader dem ha offerto comunque un consiglio personale: «Mio padre mi diceva sempre che la famiglia è tutto: in famiglia tutto inizia, in famiglia tutto si costruisce, in famiglia tutto finisce».

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