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La Repubblica Rassegna Stampa
16.07.2023 Grano, Erdogan contro Putin, sfida sull’accordo in scadenza
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 16 luglio 2023
Pagina: 12
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Grano, Erdogan contro Putin sfida sull’accordo in scadenza»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/07/2023, a pag. 12, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Grano, Erdogan contro Putin sfida sull’accordo in scadenza".

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Vladimir Putin pushed to brink of nuclear horror | The Australian

KIEV — Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan assicura davanti ai giornalisti che l’accordo sul grano ucraino, in scadenza domani, sarà rinnovato e la Russia è d’accordo. La buona notizia fa il giro dei mercati internazionali. Il giorno dopo però il presidente russo Putin dice – al telefono con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa – che non c’è alcuna intesa sul grano ucraino, avverte che tutte le condizioni devono essere negoziate di nuovo altrimenti l’accordo salta perché non è soddisfacente per la Russia e smentisce in modo plateale Erdogan. Il risultato è che ancora una volta mancano soltanto quarantott’ore alla fine dell’accordo e non si sa ancora se sarà rinnovato. La collisione fra i due autocrati di Ankara e Mosca, che non sono abituati a essere contraddetti e considerano gli affari internazionali come una partita personale, mette a rischio l’esportazione del grano ucraino e fa anche capire che la Turchia si è spostata a favore di Kiev e dei suoi alleati occidentali dopo avere tergiversato fra i due nemici per i primi cinquecento giorni di guerra. Nel luglio 2022 il patto sul grano consentì all’Ucraina di caricare olio di semi, mais, orzo e grano su grandi bastimenti diretti ai terminal esteri e di attraversare senza più problemi il blocco navale delle unità russe davanti alla sua costa. Il mercato mondiale del cibo, che aveva visto i prezzi crescere del venti per cento nei mesi precedenti, tornò a una parvenza di normalità. Le decine di Stati, in Africa e in Medio Oriente, che da decenni fanno affidamento sull’importazione di frumento ucraino per sfamare la popolazione tirarono un sospiro di sollievo, perché la produzione ucraina è sempre stata così alta che per molti è la prima fonte di approvvigionamentoalimentare. Con l’invasione e il blocco navale russo nel Mar Nero si è guastato tutto. La Russia usa il patto sul grano come uno strumento di ricatto e l’ha reso sempre più precario – al punto che ora c’è l’obbligo di rinnovarlo ogni due mesi e l’ultima volta l’accordo è arrivato soltanto alcuni giorni dopo la scadenza. Ogni rinnovo si trasforma per la Russia in un’occasione di negoziato sfinente – la parola più precisa sarebbe: ricatto – e nel negoziato spesso finiscono dentro cose che non c’entrano nulla con il commercio di cereali. Anche per questo Erdogan chiede che il rinnovo si faccia almeno ogni tre mesi, non due, mentre il governo di Kiev chiede che si faccia ogni due anni. A questo round di trattative Mosca chiede che in cambio del rinnovo una sua banca, la Rosselkhozbank, sia connessa di nuovo al sistema internazionale di pagamento Swift. La Russia fu disconnessa dallo Swift nel giugno 2022 per decisione dell’Unione Europea, come reazione all’invasione dell’Ucraina. In questi giorni le Nazioni Unite stanno facendo pressione per concedere alla Russia di riconnettersi, se però in cambio accetta di allungare la durata degli accordi sul grano. Un portavoce di Bruxelles a maggio aveva detto no, ma ci sono trattative in corso e il segretario dell’Onu António Guterres giovedì ha inviato una lettera a Putin per proporre questo scambio. I russi vogliono anche garanzie sulle proprie esportazioni di grano e di fertilizzante. Il botta e risposta tra Erdogan e Putin è anche un segnale che la Turchia ha cambiato posizione sulla guerra. Per molti mesi si era proposta come mediatrice, senza dichiarare in modo esplicito il proprio appoggio. Dopo il quasi golpe del 24 giugno tuttavia il presidente turco ha cambiato atteggiamento. Si è capito una settimana fa, quando Zelensky dopo una visita ufficiale in Turchia ha riportato a casa, sul volo presidenziale, sei comandanti militari ucraini sopravvissuti alla battaglia di Mariupol. Quei comandanti in teoria dovevano aspettare in esilio in Turchia la fine della guerra o almeno così diceva il patto con la Russia, che li aveva consegnati a Erdogan dopo averli catturati alla Azovstal grazie a un negoziato che era stato seguito in persona da Putin. E invece oggi sono tornati a combattere in Ucraina. Il Cremlino ha criticato con parole dure il colpo di teatro di Zelensky – che non sarebbe stato possibile senza l’assenso di Erdogan. Il presidente turco ha hanche dichiarato in pubblico di essere favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. In molti si chiedono se il leader turco, sopravvissuto a un golpe militare contro di lui nel 2016 e anzi irrobustito, non abbia intuito che Putinè uscito troppo debole dal colpo di Stato tentato dai mercenari russi tre settimane fa e non si può permettere di essere troppo duro nei negoziati. Questa settimana è anche circolato molto un rumor, non confermato, sulla possibile protezione offerta dalla Turchia con le sue navi ai bastimenti che trasportano il grano ucraino – di fatto questa manovra se fosse reale svuoterebbe di significato il blocco navale russo. Erdogan e Putin dovrebbero incontrarsi ad agosto.

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