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La Repubblica Rassegna Stampa
03.07.2023 Russia, trema il potere di Putin
Analisi di Ezio Mauro

Testata: La Repubblica
Data: 03 luglio 2023
Pagina: 1
Autore: Ezio Mauro
Titolo: «Russia, il terzo fronte»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/07/2023, a pag.1 con il titolo 'Russia, il terzo fronte' l'editoriale di Ezio Mauro.

Ezio Mauro, da Gazzetta del Popolo a Repubblica - Premiolino - ANSA.it
Ezio Mauro

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Volodymyr Zelensky con Joe Biden

Non si vede ancora l’angelo di Dio, che Pushkin fa entrare in scena nel Boris Godunov per annunciare la bufera: “Alzatevi, nubi terribili, correte per il cielo, coprite la terra russa”. Ma nella memoria della superstizione popolare quel che sta accadendo in Russia richiama già l’età dei torbidi, quando una dinastia stava tramontando al Cremlino e un’altra — quella dei Romanov che avrebbe regnato per tre secoli — si stava avvicinando al trono. Un’epoca di assassinii, usurpazioni, inganni e complotti, falsi Zar che cercavano sudditi mentre assediavano Mosca, e la popolazione offriva il pane e il sale. Sono passati più di quattrocento anni, la storia tormentata della Russia ha patito e superato altri orrori ma oggi come allora, probabilmente, lo Zar sente “tutto il peso della corona che porta in testa”. Mostrandosi più volte in televisione, arringando gli uomini dell’apparato di sicurezza moscovita, baciando bambini e incontrando improvvisamente il popolo, Vladimir Putin vuole rassicurare il Paese e disilludere l’Occidente: lui è in pieno controllo, ha detto due giorni dopo ilpronunciamiento di Prigozhin, la ribellione non è riuscita a spaccare la Russia, le forze militari e i servizi speciali sono rimasti fedeli al loro Paese, salvandolo dalla distruzione. Non conosciamo ancora la materia di scambio tra il Cremlino e i ribelli, ciò che ha convinto la colonna Wagner diretta verso Mosca a fare marcia indietro dopo che il Capo aveva annunciato «andremo fino in fondo».

Rifugio in Bielorussia momentaneo o definitivo? Immunità totale o vendetta? Divieto di tornare sul fronte ucraino, e dunque contro-medaglia di sfiducia da parte del potere in carica? Rinegoziazione dell’ingaggio dopo una scrematura nei Comandi, con una grande potenza che dà in appalto mercenario la sua facoltà di difesa e di offesa, comperando il patriottismo militare con un contratto esterno? Putin ha offerto all’armata di Prigozhin — senza mai parlare di lui — tre sbocchi possibili dalla crisi: un rientro concordato nei ranghi e agli ordini del ministero della Difesa, un abbandono delle armi per tornare in famiglia, un esilio permanente in Bielorussia. La posta in palio è quindi l’autonomia di Wagner, che oggi il Cremlino giudica pericolosa dopo averla contrattualizzata ed essersene servito. I miliziani devono dismettere il comando di se stessi, altrimenti verranno tenuti a distanza e spinti a sciogliere l’organizzazione. Ma questa sospettosa offerta di soluzione considera Wagner una sorta di entità separata e indipendente, svincolata non soltanto dalle regole d’ingaggio militare e dalle linee guida della politica russa, ma anche dal comando del Cremlino e dunque dall’obbedienza al vertice del Paese. L’autonomia militare rischia di generare un’autonomia politica, ed è proprio questo che Putin non può accettare, e che Prigozhin vuole difendere. Agli occhi del leader russo, Wagner non è più una truppa d’assalto ma un soggetto metà palese e metà occulto interessato alla redistribuzione del potere, se è vero che Sergej Surovikin, il “generale Armageddon” che ha guidato l’Armata russa in Ucraina, e comanda le forze aerospaziali, era al corrente dell’insurrezione di Wagner, forse addirittura come affiliato segreto. In realtà ciò che è avvenuto spiega ciò che sta avvenendo. Non dimentichiamo le parole con cui Putin a caldo ha definito la ribellione: «un’azione criminale», una «pugnalata alle spalle», un vero eproprio «ammutinamento armato» che voleva creare «disordine interno» in un quadro torbido in cui più forze lavoravano nell’obiettivo «che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, e soffocasse nel sangue». Non solo: «Quello che stiamo affrontando non è altro che un tradimento, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche in un momento in cui contro la Russia è diretta l’intera macchina militare, economica e informativa dell’Occidente», ha aggiunto il presidente russo, fino a evocare il fantasma finale, il vero incubo del Cremlino: «il rischio di una guerra civile». Una denuncia pesantissima, che spiega perché l’Fsb e la Procura abbiano avviato contro Wagner un procedimento di «ribellione armata»: e lascia senza spiegazioni il dietro front, con la promessa di immunità da quelle accuse. Com’è possibile che un ammutinamento armato e un tradimento organizzato rimangano senza conseguenze? Evidentemente le armi di Wagner non sono soltanto militari. Non si può dimenticare infatti il video di 30 minuti che Prigozhin ha diffuso prima dell’assalto, e che tutta la Russia ha visto non solo come un annuncio e una minaccia esplicita, ma come una vera e propria opera di disvelamento delle menzogne del Cremlino: «La guerra non serviva a riavere i nostri cittadinirussi, né a smilitarizzare e denazificare l’Ucraina. Era necessaria per il clan che oggi è al potere in Russia, mentre gli oligarchi si spartivano i beni. La nostra sacra guerra si è trasformata in un furto. Dal 2014 al 2022 il Donbass è stato saccheggiato da varie persone. Tra queste, alcune sono membri dell’amministrazione del presidente, altre fanno parte dell’Fsb, e poi ci sono gli oligarchi». Poi un attacco politico diretto: «Il ministero della Difesa sta raccontando che c’è stata una folle aggressione da parte ucraina, che gli ucraini ci avrebbero attaccato insieme con la Nato, mentre invece la mobilitazione speciale è stata avviata per motivi completamente diversi. E in questo momento, l’esercito ucraino sta schiacciando l’esercito russo, stiamo lavando via il nostro sangue, nessuno fornisce riserve e non c’è controllo. Il ministro Shoigu avrebbe dovuto essere processato per aver causato la perdita di decine di migliaia di vite tra i nostri ragazzi». Tra queste rivelazioni e i timori del Cremlino come può esserci tregua? Anche il negoziato in corso alla corte di Lukashenko fa parte del rapporto di forze in att o, non della politica o della diplomazia. Perché in Russia la forza ormai è in campo. E dopo l’invasione dell’Ucraina e la sfida all’Occidente, per Putin si è aperto il terzo fronte, quello interno.

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