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La Repubblica Rassegna Stampa
18.06.2023 Viaggio nella catastrofe ambientale lungo il fiume Dnepr
Analisi di Laura Lucchini

Testata: La Repubblica
Data: 18 giugno 2023
Pagina: 13
Autore: Laura Lucchini
Titolo: «Malattie, inquinamento e i danni dell’acqua. Viaggio nella catastrofe lungo il fiume Dnepr»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/06/2023, a pag. 13, con il titolo "Malattie, inquinamento e i danni dell’acqua. Viaggio nella catastrofe lungo il fiume Dnepr", l'analisi di Laura Lucchini.

Volodymyr Zelensky

Le sponde del Dnepr a Zaporizhzhia sono dominate da una vegetazione così potente da riuscire a smorzare la durezza dei casermoni sovietici che formano il tessuto urbano della città. Il fiume, qui come più a Nord a Dnipro e più a Sud a Kherson, è da sempre il cuore pulsante della civiltà che popola queste terre disgraziate, ma gli eventi delle scorse settimane ne hanno cambiato irrimediabilmente l’aspetto. Una coppia di anziani osserva da una balaustra i pochi bagnanti in spiaggia nella zona degli hotel. La signora scuote il capo incredula: «Vedi la linea più scura? Lì arrivava l’acqua ieri. Ma una settimana fa era situata quasi alla metà della spiaggia». Il cambiamento si nota a occhio nudo. La sommaria descrizione della donna trova conferma immediata sullo schermo Samsung dell’ufficio di Oleg Bigdan, capo dell’Ispettorato Ambientale del distretto Sud del Paese. Il fiume azzurro che attraversa il monitor è l’acqua rimasta nella regione di Zaporizhzhia; i contorni marroni, particolarmente spessi in corrispondenza della città, sono la parte che è rimasta secca in seguito all’esplosione della diga di Nova Kakhovka, cercata dall’esercito russo per osteggiare la controffensiva di Kiev nel Sud del Paese. Bigdan indica la mappa e spiega: «Questa è l’area dove l’acqua si è seccata lasciando solo grandi pozzanghere. Oltre 9.000 esemplari di carpa argentata sono stati rinvenuti nelle aree profonde piene d’acqua nella parte secca del fiume». Il suo ufficio è responsabile del monitoraggio della situazione ambientale per entrambe le regioni di Zaporizhzhia e Kherson. In questo momento la situazione è bipolare. «Gli effetti sono opposti nelle due regioni, dove siamo ora, il bacino idrico di Kakhovka si è seccato perdendo 500km2, pari al 70% delle sue risorse.

Malattie, inquinamento e i danni dell'acqua, viaggio nella catastrofe lungo  il fiume Dnepr - la Repubblica
Migliaia di carpe a secco dopo il disastro della diga

A Kherson l’acqua nel fiume è aumentata ovunque di una media di 5 metri». È chiaro che le conseguenze più gravi sono quelle subite dalla regione di Kherson. L’acqua sta gradualmente scendendo per tuffarsi verso il mare dove con ogni probabilità causerà danni irreparabili alla fauna marina. Secondo l’ultima registrazione il livello in città è a 1,09 m di altezza. Diciassette insediamenti, sul lato sinistro e 11 sulla sponda destra, rimangono inondati. Un totale di 2782 persone sono state evacuate, solo ieri. I soccorritori continuano a consegnare acqua potabile ogni giorno. E continuano i bombardamenti: ieri il bilancio è stato di due morti e 25 feriti. Negli uffici degli addetti ai lavori che si occupano di monitorare e contenere la catastrofe ripetono tutti lo stesso concetto: «Siamo in una fase di stima dei danni», in seguito si passerà a quella delle previsioni. «Per quanto riguarda la regione di Kherson, tra le prime fonti di danno c’è il fatto che prodotti chimici e oleosi si sono riversati nell’acqua e rimarranno sul terreno», spiega Bigdan. Quando l’acqua si sarà ritirata e il terreno seccato, il rischio è che si sprigionino veleni di ogni sorta nell’aria. Lo stesso vale per tutto ciò che era sotto terra: dai corpi umani nei cimiteri, alle mine posizionate durante la guerra, passando per i siti di sepoltura del bestiame. «A Zaporizhzhia invece gli effetti della secchezza hanno a che vedere con la fauna del fiume. Non solomuoiono i pesci, ma assisteremo alla migrazione di molte specie», continua. In entrambe le regioni, per ragioni opposte, i sistemi di irrigazione essenziali per l’agricoltura sono stati messi fuori uso con danni incalcolabili per uno dei principali settori economici dell’Ucraina. Nell’Istituto per la prevenzione delle malattie del distretto di Zaporizhzhia, il vice direttore generale Dmytro Makarov invita a salire su un furgoncino bianco che è una delle principali risorse di rilevamento di agenti possibilmente dannosi per la salute umana nella regione. In questa fase il suo ufficio si occupa in particolare di testare la qualità dell’acqua per stimare il rischio epidemiologico. «Temiamo che la situazione collegata alla pesca possa portare a una diffusione del botulino. Stiamo cercando di prevenire». Nella parte posteriore dell’unità mobile di rilevamento due grandi tubi estraibili servono a misurare il livello delle radiazioni. Dall’altra parte del fiume, a pochi km, c’è la centrale di Zaporizhzhia, occupata e usata dall’esercito russo come base militare. «I livelli sono sotto controllo nel punto in cui siamo», assicurano mostrano una spia verde su un monitor che indica le coordinate esatte della nostra geolocalizzazione. Non significa che si possa stare tranquilli: uno dei maggiori motivi di preoccupazione dopo l’esplosione della diga è infatti il livello del bacino idrico che serve per raffreddare i reattori della centrale più grande d’Europa. Questo è temporaneamente alimentato da risorse esterne che sono però limitate. Seguendo il fiume verso Sud si arriva alla regione di Mykolaiv, un crocevia idrico in questa parte di paese: Di fronte alle coste di Mykolaiv si trova l’estuario del Dnepr e anche il Bug meridionale sfocia nel mare - alimentato dall’Inhulets- in questo punto dopo. Decine di villaggi sono stati inondati per un totale di 30.000 persone senza acqua e limitate nei movimenti. Sulla spiaggia del fiume Bug meridionale, un signore sorseggia un birrone nella penombra. Alla domanda se è normale la striscia bluastra che percorre tutta la costa risponde con un inequivocabile gesto della mano: «Più o meno». L’ufficio dell’azienda sanitaria locale è situato a poche centinaia di metri e il vice direttore Myhaylo Mykytenko conferma che anche in quel punto l’acqua era salita di alcuni metri. «Attualmente abbiamo disposto il divieto di balneazione in tutti i fiumi così come nell’estuario e lungo tutta la costa. È inoltre proibito pescare e vendere pesce». Anche qui dunque, ma per una ragione opposta, il pesce è destinato a morire: non per la mancanza d’acqua, ma per la mancanza di ossigeno causata dal riversamento nelle acque di organismi che non appartengono a questo habitat. Mykytenko ci tiene a precisare che l’acqua potabile nelle case di Mykolaiv manca già da molto prima della diga. I danni ambientali causati dal conflitto sono molteplici e vanno dal deterioramento della qualità dell’aria per le continue esplosioni, al disboscamento continuo causato dai bombardamenti passando per l’avvelenamento del suolo per la presenza di mine e resti di artiglieria. Stimarli è un lavoro immane ma necessario. Non solo per fare previsioni. Ma anche per costruire casi e portare i responsabili di fronte ai tribunali.

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