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La Repubblica Rassegna Stampa
17.06.2023 Putin: “Possiamo distruggere il centro di Kiev”
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 17 giugno 2023
Pagina: 16
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «La minaccia di Putin: “Possiamo distruggere il centro di Kiev”. E omaggia Berlusconi»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 17/06/2023, a pag.16, la cronaca di Rosalba Castelletti dal titolo "La minaccia di Putin: “Possiamo distruggere il centro di Kiev”. E omaggia Berlusconi".

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Lo dice fin da subito: «In alcuni punti questo discorso sarà rivolto esclusivamente al pubblico russo». Vladimir Putin stavolta usa il palco della sessione plenaria del Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo per parlare prevalentemente ai suoi cittadini. Li rassicura. Non solo snocciolando stime positive sull’economia, ma soprattutto cercando di frenare la sete di risposte plateali agli attentati e ai raid. «Se abbiamo distrutto cinque sistemi Patriot a Kiev, che cosa ci può impedire di distruggere ogni edificio nel centro di Kiev?», millanta per poi assicurare che non ce n’è bisogno «perché il nemico non ha successo al fronte». Il leader del Cremlino investe un’ora di discorso per lodare la resilienza dell’economia russa di fronte alle sanzioni occidentali. Assicura che il Pil dovrebbe crescere tra l’1,5% e il 2% nel 2023. Vanta la bassa disoccupazione, 3,3%, ma non spiega che è in parte dovuta a mobilitazione ed emigrazione. Si gloria della bassa inflazione, 2,9%, ma non dice che è stata provocata da una domanda limitata. Ha bandito i reporter dei Paesi “ostili” dal Forum, ma lancia un appello alle aziende straniere che hanno lasciato la Russia: «Non chiudiamo la porta a nessuno ». Fa di necessità virtù. Un tempo chiamato “Davos russa”, il Forum è stato disertato dai leader mondiali. Nella plenaria che un tempo aveva ospitato Macron o Merkel, Putin è affiancato dal presidente algerino Abdelmajid Tebboun. Il leader del Cremlino però vede con favore il rafforzamento delle relazioni con Paesi fuori dall’orbita Usa o Ue. Dopo aver incontrato il presidente emiratino Mohammed bin Zayed, oggi riceverà la delegazione di leader africani e «nel prossimo futuro» visiterà Recep Tayyip Erdogan in Turchia. «I leader economici del mondo stanno cambiando». È rispondendo alle domande del moderatore Dmitrij Simes, presentatore di Pervyj Kanal, che Putin parla dell’offensiva in Ucraina. Attacca Volodymyr Zelensky: «Ho molti amici ebrei. E dicono che Zelensky non è ebreo, ma una vergogna per il popolo ebraico. Non è uno scherzo ». La controffensiva ucraina «non ha alcuna chance di successo», né potrà durare «a lungo». Le forze di Kiev, spiega, hanno subito «perdite molto pesanti», compresi i Leopard e i Bradley forniti dalla Nato. E se l’Occidente fornirà anche gli F-16, «bruceranno anch’essi». Non solo:se i caccia «stazioneranno in basi fuori dall’Ucraina, vedremo cosa fare di queste basi, ad esempio colpirle. Esiste un rischio significativo per la Nato di essere trascinata ulteriormente nel conflitto». Il messaggio è rivolto soprattutto ai falchi. Putin vuole mostrarsi inflessibile, ma allo stesso tempo placarli. I raid a Belgorod? «Sono un tentativo di distoglierci dalla controffensiva, ma c’è una risposta a queste azioni. Colpiamo obiettivi militari con armi di precisione », assicura. «Tutti si aspettano che prema il bottone rosso. Il nemico cerca di provocarci, non cederemo ». Nessun ricorso alle armi nucleari?, insiste Simes. «Verranno utilizzate soltanto se verrà minacciata l’integrità ed esistenza della Federazione Russa», risponde Putin annunciando che le prime testate tattiche sono state trasferite in Bielorussia. In tre ore non c’è spazio per la pace. «Sono loro a non voler dialogare con noi», accusa. Esclude persino un confronto con gli Usa sul disarmo. «Abbiamo più armi nucleari della Nato e loro vorrebbero ridurle, vadano a fanculo!». L’unico momento di distensione è quando ricorda il premier italiano Silvio Berlusconi, «un leader di livello mondiale» che «ha fatto tanto per le relazioni Russia- Nato», e chiede di ricordarlo in piedi in silenzio. Le ultime parole sono programmatiche: «Faremo ciò che è nell’interesse della Russia e del suo popolo. E tutti dovranno tenerne conto». Coglie nel segno. Dai nazionalisti come Vjaceslav Volodin arrivano soltanto plausi. «Putin è un eroe epico — commenta il suo ex consigliere Sergej Markov — che combatte contro avvoltoi come Biden e Zelensky».

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