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La Repubblica Rassegna Stampa
11.06.2023 Clima, la crociata negazionista
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 11 giugno 2023
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Clima, la crociata negazionista»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/06/2023, a pag. 1, con il titolo “Clima, la crociata negazionista” l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

Clima, l'Italia è fragile: più incendi e più alluvioni. Turismo, a rischio  17 miliardi - Il Sole 24 ORE

C’è una nuova battaglia politica che si affaccia sull’Europa: la sfida sui cambiamenti climatici guidata dai partiti di destra che arrivano a negarne l’esistenza. Per avere un’idea di cosa sta avvenendo bisogna guardare alla Germania dove l’estrema destra di “Afd” ha raggiunto nei sondaggi il 18 per cento delle preferenze grazie ad un’aggressiva campagna contro i Verdi e le loro posizioni a difesa del clima. Alice Weidel, capo del gruppo parlamentare di “Afd”, afferma che i piani del governo Scholz sulla transizione energetica “impoveriscono le famiglie” ed in particolare “il passaggio dagli attuali riscaldamenti alle energie rinnovabili” si trasformerà in un “massacro sociale”. L’istituto per la democrazia di Jena ha realizzato uno studio su queste posizioni, arrivando alla conclusione che “l’Afd dubita sulla credibilità delle prove scientifiche relative ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo” ed ha deciso di portare questo tema al centro della sfida contro il governo, identificando l’avversario principale nei Verdi di Annalena Baerbock. In Francia, il “Fronte Nazionale” di Marine Le Pen promuove un approccio al tema ambientale che ha al centro l’ostilità per i migranti: “Chi nuoce davvero al clima sono i nomadi perché non avendo una patria non sono interessati al clima”. Da qui l’intervento che a inizio marzo Marine Hamelet, numero due del partito di Le Pen, ha pronunciato all’Assemblea National durante il dibattito sulla prossima conferenza climatica dell’Onu “Cop28”: “Siamo molto preoccupati per il surriscaldamento del clima, proponiamo risposte locali al disordine globale che non impediscano agli agricoltori di usare i pesticidi”. È un linguaggio che si ritrova nell’estrema destra svedese, forse la più ostile all’ “Agenda Verde” della Commissione Ue di Ursula Von der Leyen, mentre i neofascisti britannici del “British National Party”, definendosi l’ “unico vero partito verde”, affermano il seguente: “Ciò che più distrugge il nostro ambiente è la sovrappopolazione, la cui prima causa è l’arrivo di migranti”. Il “Partito popolare svizzero” (Svp) concorda e in un recente documento programmatico afferma: “Lo stop all’immigrazione è il migliore rimedio per porre fine al deterioramento dei nostri spazi verdi”. Questo vento antiecologista che spazza l’Europa pone degli interrogativi alla destra italiana, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni, perché all’indomani dell’alluvione che ha investito l’Emilia Romagna non ha fatto alcun esplicito riferimento all’impatto dei cambiamenti climatici come anche agli oltre 130 eventi climatici “estremi” che durante il 2022, secondo l’Agenzia del clima dell’Onu, sono avvenuti nel nostro Paese a causa dei cambiamenti di temperature nel Mediterraneo. Scetticismo e ostilità sull’ “Agenda Green” che serpeggiano nelle destre d’Europa hanno un sapore antistorico ma riprendono temi e battaglie che l’estrema destra dei repubblicani americani ha cavalcato con convinzione sin dalla fine degli anni Novanta, negando apertamente le responsabilità dell’uomo nel surriscaldamento del clima e portando Donald Trump, una volta eletto presidente, a decidere di abbandonare gli storici accordi sul clima approvati nel 2016 a Parigi. Il successore Joe Biden, poco dopo essersi insediato alla Casa Bianca, chiese “scusa al mondo” per quella scelta di Trump riportando gli Stati Uniti nell’intesa strategica per la drastica riduzione dei gas nocivi nell’atmosfera ma adesso Trump accompagna la sua candidatura alle presidenziali del 2024 con la promessa: “Lasceremo l’Accordo di Parigi per varare nuovi grandi progetti industriali”. Insomma, ciò che accomuna l’estrema destra sui due lati dell’Atlantico è l’idea sovranista che affermare i propri interessi a scapito di quelli globali porta ad aggredire i pilastri fondamentali della difesa del clima. È il rifiuto ideologico della globalizzazione che fa chiudere gli occhi sulle trasformazioni del clima da cui si generano lo scioglimento dei ghiacciai, la siccità che prosciuga i grandi fiumi e l’innalzamento del livello dei mari. A dispetto non solo delle prove scientifiche che attribuiscono agli esseri umani il surriscaldamento dell’atmosfera ma anche dell’intensità dei cambiamenti climatici nel Pianeta, la cui intensità si manifesta oramai in ogni Continente, mettendo a rischio sicurezza e prosperità di milioni di persone. Ma non è tutto perché se guardiamo cosa sta avvenendo al tavolo del G20 ci accorgiamo che i Paesi più ostili ad adottare decisioni per proteggere il clima sono le grandi autocrazie del Pianeta. La Cina, sostenuta con vigore dall’India, sta tentando di raggiungere un’intesa che cancelli l’ipotesi di indicare una data precisa per la fine delle emissioni nocive nell’atmosfera, preferendole l’indicazione di vaghe “politiche da seguire a tal fine”. E la partecipazione della Russia di Vladimir Putin alle ultime “Cop26” e “Cop27” ha fatto comprendere che l’impegno a raggiungere “emissioni zero” nel 2060 non si accompagna con l’indicazione di politiche concrete su come riuscirci, lasciando le nobili intenzioni in un limbo assai ambiguo. Se a ciò aggiungiamo che l’Iran degli ayatollah è il maggiore produttore di gas serra a non aver ratificato l’Accordo di Parigi e tace sul clima a dispetto di una desertificazione che sul suo territorio ha, ad esempio, drasticamente ridotto il lago Urmia, non è difficile arrivare alla conclusione che destre ed autocrati hanno in comune non solo l’ostilità per la democrazia rappresentativa e per la globalizzazione ma anche per la ricerca di soluzioni al fine di fronteggiare i cambiamenti climatici. È una coincidenza di posizioni che Maria Ressa, la coraggiosa reporter filippina Premio Nobel della Pace, spiega così: “Estrema destra e despoti negano il surriscaldamento del clima perché hanno in comune l’ostilità nei confronti dei fatti, li avversano perché sono un ostacolo al loro tentativo di modellare in ogni modo la realtà a loro esclusivo piacimento”.

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