lunedi` 20 maggio 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
08.04.2023 Meloni difende Orban
Cronaca di Anais Ginori, Emanuele Lauria

Testata: La Repubblica
Data: 08 aprile 2023
Pagina: 17
Autore: Anais Ginori, Emanuele Lauria
Titolo: «Diritti Lgbtq + violati Europa contro Orbàn ma l’Italia lo difende»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/04/2023, a pag. 17, con il titolo "Diritti Lgbtq + violati Europa contro Orbàn ma l’Italia lo difende", l'analisi di Anais Ginori, Emanuele Lauria.

FdI, Orbán scrive a Meloni:
Giorgia Meloni con Victor Orban

L’Italia non si unisce al ricorso della Commissione europea contro la legge dell’Ungheria che discrimina le persone Lgbtq+. Quindici partner Ue, così come l’Europarlamento, hanno già aderito, con l’appoggio decisivo arrivato da Parigi e Berlino. «La Francia, in coordinamento con la Germania, ha deciso di sostenere la Commissione nel suo ricorso», ha annunciato in unanota l’Eliseo. Assente il governo italiano che non ha voluto schierarsi contro Viktor Orbán, alleato di Giorgia Meloni in Europa, artefice della legge che vieta la «rappresentazione o la promozione » dell’omosessualità e del cambiamento di sesso tra i minorenni. L’approvazione della legge nel 2021 aveva scatenato reazioni indignate. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, l’aveva definita una «vergogna » e nel dicembre scorso l’esecutivo Ue ha presentato ricorso alla Corte di giustizia. Per Bruxelles la norma di Budapest viola le direttive sui servizi nel mercato interno, sui media audiovisivi, è contraria alla Carta dei diritti fondamentali Ue e all’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea che riguarda inparticolare il rispetto dei diritti umani e la non discriminazione. Nello smarcarsi dalla procedura della Commissione, fonti del governo italiano sostengono che il ricorso è poco fondato dal punto di vista tecnico, visto che l’articolo 2 non è mai stato usato direttamente per giudicare l’incompatibilità di una norma nazionale con i Trattati. Si tratta, secondo l’esecutivo di Roma, di un gesto che ha valore quasi esclusivamente politico, anche se non è escluso che l’Italia decida alla fine di intervenire in udienza nel procedimento. Contro la legge ungherese si sono schierati Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Portogallo, Danimarca, Irlanda, Malta, Austria, Finlandia, Svezia, Slovenia, Grecia oltre al Parlamento europeo. Il sostegno al ricorso significa che un rappresentante dei rispettivi governi potrà intervenire sia per iscritto che oralmente di fronte alla Corte per sostenere le tesi della Commissione contro l’Ungheria. Si tratta della più grande procedura sulla violazione dei diritti umani mai portata davanti alla Corte di giustiziadell’Ue. «Mentre ben quindici Stati membri dell’Ue si uniranno al ricorso, l’Italia si schiera con Orbán e una minoranza di stati membri che si battono contro una società europea aperta e inclusiva » commenta Yuri Guaiana, rappresentante di +Europa. L’Italia è l’unico paese fondatore dell’Ue tra i paesi che non si uniscono al ricorso, tra cui Polonia, Romania, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia. «Con questa scelta - sottolinea Guaiana - il governo Meloni ha modificato la posizione di Draghi che aveva aderito alla dichiarazione del 17 maggio 2021 in cui si impegnava a proteggere i diritti fondamentali delle persone Lgbtq+ e alla lettera dei capi di Stato e di governo ai presidenti delle istituzioni europee del 24 giugno 2021». Budapest ha criticato la decisione della Finlandia di aderire al ricorso, comunicata subito dopo il via libera del parlamento ungherese all’adesione del paese nordico alla Nato. «I nostri amici finlandesi hanno ancora molto da imparare sulla correttezza» ha commentato il segretario di Stato del ministero degli Esteri ungherese, Tamas Menczer, lasciando intendere che ci potrebbero essere ripensamenti sulla ratifica dell’adesione alla Nato della Svezia, altro paese che ha sostenuto il ricorso della Commissione europea contro l’Ungheria e al momento in ritardo per l’adesione all’Alleanza rispetto a Helsinki.

Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT