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La Repubblica Rassegna Stampa
01.04.2023 Putin contro l'Occidente
Cronaca di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 01 aprile 2023
Pagina: 12
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Putin alza il tiro contro l’Occidente: “Per noi è una minaccia esistenziale”»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 01/04/2023, a pag.13, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Razov via da Roma. All’ambasciata russa un esperto d’Italia".

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Rosalba Castelletti

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Se ci fossero stati dubbi sul livello di isolazionismo e imperialismo raggiunti dalla Russia, la nuova dottrina sulla politica estera siglata ieri dal presidente Vladimir Putin li liquida del tutto. In un documento di 42 pagine che sostituisce il precedente testo del 2016, e ricorda nei contenuti e nel linguaggio l’epoca del confronto tra i due blocchi del secolo scorso, la Russia designa l’Occidente come una «minaccia esistenziale », nello stesso giorno in cui il suo alleato bielorusso Aleksandr Lukashenko si dice pronto ad accogliere sul suo territorio armi nucleari russe «strategiche», più potenti e dalla portata maggiore rispetto alle armi «tattiche» che Mosca si stava già preparando a inviargli. La nuova dottrina della politica estera è di fatto un manuale per diplomatici: definisce le priorità della Russia negli affari internazionali e il modo in cui percepisce le sue relazioni estere. È quasi manichea. Da una parte, Mosca indica negli Usa la principale minaccia alla stabilità internazionale e il motore di una «linea anti-russa»; e si propone «l’eliminazione delle vestigia del dominio degli Stati Uniti e di altri Stati ostili». Pur prefiggendosi di cercare una «pacifica convivenza» e un «equilibrio di interessi», è netto il contrasto con l’ultima dottrina che esprimeva il desiderio di costruire «rapporti di lavoro con gli Stati Uniti». Dall’altro, il documento definisce «di particolare importanza» i «legami » «con i centri di potere globali sovrani amichevoli nel continente eurasiatico », come Cina e India che condividono la visione della Russia del «futuro ordine mondiale». Anche Iran, Turchia, Arabia Saudita edEgitto sono visti come alleati chiave. E così pure l’Africa. Facendo infine eco al conflitto in Ucraina, dove Mosca sostiene di difendere la popolazione russofona del Donbass, il documento presenta la Russia come uno «Stato-civiltà distintivo » con una «missione storica unica»: farsi baluardo del mondo russofono contro gli occidentali accusati di volerne l’«indebolimentocon ogni mezzo», nonché dei «valori tradizionali» della Chiesa ortodossa di fronte a un Occidente depravato. Nulla che Putin non avesse già sottolineato nei suoi discorsi. Ma che ora viene messo nero su bianco in un documento programmatico. Durante una riunione in videoconferenza del Consiglio di sicurezza, il leader del Cremlino ha giustificato i cambiamenti con gli «sconvolgimenti sulla scena internazionale», mentre il ministro degli Esteri Sergej Lavrov ha sottolineato che la nuova dottrina si limita a rilevare «la natura esistenziale delle minacce... create dalle azioni di Paesi ostili » e indica gli Stati Uniti come «il principale istigatore della linea anti- russa». «La politica dell’Occidente di indebolire la Russia con qualsiasi mezzo è caratterizzata come un nuovo tipo di guerra ibrida», ha riassunto il capo della diplomazia russa, sottolineando che Mosca potrebbe adottare «misure simmetriche e asimmetriche in risposta ad azioni ostili contro la Russia». Sullo stesso piano inclinato si è mosso Lukashenko nel suo discorso sullo sta to della nazione durato quattro ore e mezza. «Sarà necessario che Putin e io decidiamo e introduciamo qui, se necessario, armi strategiche. E devono capirlo, i bastardi lì all’estero, che oggi stanno cercando di farci saltare in aria dall’interno e dall’esterno». Lukashenko, che incontrerà il presidente russo la prossima settimana, ha poi aggiunto tra gli applausi: «Non ci fermeremo davanti a nulla nel difendere i nostri paesi, i nostri stati e i nostri popoli». Secondo lui, il pericolo di una pericolosa escalation potrà essere scongiurato soltanto con una «tregua» immediata in Ucraina e l’avvio di «negoziati senza precondizioni ». «Mi assumo il rischio di proporre che le attività militari vengano sospese», ha detto in quello che è sembrato un appello estraneo alla retorica finora cavalcata da Minsk e Mosca. Parole subito controbilanciate dal Cremlino che ha promesso che «anche questa questione verrà affrontata» nei prossimi colloqui, ma ribadito che «per la Russia non cambia nulla e l’operazione militare speciale continua».

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