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La Repubblica Rassegna Stampa
26.02.2023 Forze militari: Italia e Francia unite contro Putin
Intervista di Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 26 febbraio 2023
Pagina: 16
Autore: Gianluca Di Feo
Titolo: «I due comandanti: Italia e Francia unite dall’Ucraina al Sahel»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/02/2023, a pag. 16, con il titolo "I due comandanti: Italia e Francia unite dall’Ucraina al Sahel" la doppia intervista di Gianluca Di Feo.

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Gianluca Di Feo

La Francia onora il nostro capo militare della Difesa. L'Italia rischia  esempi positivi? - Difesa Online
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (a destra) e il generale Thierry Burkhard

Imboccare senza riserve la via tracciata dal Trattato del Quirinale, conferendo una maggioreprofondità strategica alla cooperazione politica e militare fra Francia e Italia». I due comandanti hanno la stessa visione operativa, dall’Ucraina al Sahel, dalla Moldavia al Golfo di Guinea. L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e il generale Thierry Burkhard sono i capi di Stato maggiore della Difesa dei due Paesi. L’ex pilota di caccia della Marina e l’ex parà della Legione e dimostrano in questa intervista a Repubblica e al Journal du Dimanche quanto sia radicata l’intesa tra le due forze armate. Una linea che conferma quanto emerso nel seminario a porte chiuse della Fondazione Med-Or, con un confronto schietto tra funzionari di governo, militari e diplomatici: negli attuali scenari di crisi la collaborazione tra Italia e Francia da un’opportunità si è trasformata in una necessità.

La guerra in Ucraina ha trasformato il Mediterraneo nel secondo fronte della sfida tra Nato e Russia. Come pensate che le vostre forze armate debbano cambiare per garantire la sicurezza?
Burkhard: «Il Mediterraneo non è un secondo fronte di confronto tra Russia e Nato, ma un’area di competizione con la Russia e altri attori. Per la Francia è importante mantenere una presenza quasi permanente, soprattutto nelMediterraneo orientale, per monitorare, comprendere e anticipare le intenzioni russe. Stiamo lavorando su questo punto con i nostri alleati e partner strategici, in particolare Italia, Grecia e Stati Uniti».
Cavo Dragone: «Nel Mediterraneo c’è stato un incremento della flotta russa che ha provocato la reazione delle nostre forze. Ma anche Siria, Libia, Sahel, Golfo Persico sono teatro di un maggiore attivismo degli alleati, delle organizzazioni e delle milizie proxy della Russia. Credo che la partita della sicurezza vada giocata su tutti i punti di crisi perché non possiamo permetterci un effetto di propagazione e recrudescenza, che richiederebbe poi interventi di portata ben diversa».

Nel Sahel la presenza militare europea si è drasticamente ridotta nell’ultimo anno, mentre aumenta quella dei mercenari della Wagner e soprattutto dilaga l’insurrezione jihadista. Quali sono le azioni per impedire che lì nasca un nuovo Stato islamico?
Burhkard: «È vero. Oggi abbiamo di fronte una minaccia doppia. Oltre a quella dei terroristi c’è, e questa è la novità, quella dei nostri competitori: la Russia, la Cina e la Turchia. Lei ha citato la Wagner, che è la puntaavanzata dell’influenza russa in Africa e che va affrontata sul campo informativo. Ma è importante capire che il terrorismo può essere sconfitto solo dalle forze armate locali».
Cavo Dragone: «Abbiamo incrementato dal 2017 la presenza dell’Italia nel Sahel, soprattutto in Niger dove è diventata strutturale. Abbiamo sempre percepito la natura fragile e al tempo stesso strategica di quest’area di transito di flussi illegali verso l’Europa e di riparo per le organizzazioni terroristiche. Dovremmo accompagnare il cammino di questi Paesi con discrezione, equilibrio e sostanza sia nella crescita delle loro capacità operative sia nel consolidamento delle istituzioni: è l’unica maniera per impedire che cadano nella sfera di influenza di altre potenze e siano condizionati dai terroristi».
Burkhard: «È così: bisogna puntare sullo sviluppo del Sahel».

In Francia si discute di come contrastare le operazioni d’influenza russe che mirano a condizionare l’opinione pubblica in Europa e nel mondo. Voi riteneteche la risposta debba avvenire a livello nazionale o europeo?
Burkhard: «L’importante è che sia condotta a livello alto perché l’influenza avviene soprattutto su Internet e quindi con il massimo numero di attori si avrà il maggiore impatto. Si può fare a entrambi i livelli, quello che conta è realizzare azioni efficaci seguendo una rotta precisa e condivisa. Se la Francia subisce un attacco informativo da parte della Wagner, può rispondere meglio perché possiede gli elementi per contrastarla, ma un lavoro coordinato con altri Paesi europei produce risultati più incisivi».
Cavo Dragone: «Vorrei allargare la questione. Oggi abbiamo circa cinquanta Paesi che sostengono l’Ucraina. Dall’altro lato si trovano la Russia, l’Iran, la Corea del Nord e la Siria. Al di là della posizione ambigua della Cina, che sta ventilando la proposta di un piano di pace, gran parte degli Stati con due terzi della popolazione mondiale sono collocati su una posizione di non allineamento, auspicando con una convinzione piuttosto tiepida la finedel conflitto. La versa sfida comunicativa non è tanto quella di contrastare le narrative della Russia quanto quella di convincere la gran parte del mondo, che ha deciso di non schierarsi, a far sentire in maniera molto più determinata la propria voce per far cessare questa guerra anacronistica».
Burkhard: «Sono d’accordo e penso che i Paesi che sostengono l’Ucraina debbano sviluppare messaggi più chiari, più coerenti e più condivisi».

Si parla molto della carenza di munizioni d’artiglieria negli eserciti occidentali e delle difficoltà nel rifornire l’Ucraina. Come si può risolvere?
Cavo Dragone: «Francia e Italia stanno facendo un grosso sforzo nel Gruppo di contatto di Ramstein a sostegno dell’Ucraina. La disponibilità di munizionamento è certamente una criticità che va comunque inquadrata in uno sforzo bellico inatteso per durata e intensità. La soluzione? Penso a una produzione integrata, sia a livello atlantico che europeo, e allo stoccaggio di scorte di munizioni che garantiscano la piena disponibilità di tutti nel momento del bisogno».
Burkhard: «Credo anche io che la strada sia questa».

Cosa possono fare Francia e Italia per aiutare la Moldavia e altri Paesi minacciati, anche a livello cyber, da tentativi di destabilizzazione russi?
Burkhard: «L’Unione Europea, e in particolare la Francia, sostengono fortemente la Moldavia. Inoltre, la Francia è una nazione quadro del battaglione Nato attualmente dispiegato nella vicina Romania».
Cavo Dragone: «Sono stato in Moldavia la scorsa settimana: si sente palpabile l’attività di interferenza russa che provoca una sensazione di insicurezza sul piano sociale, politico ed economico. Gli attacchi cyber che causano disservizi alle funzioni pubbliche sono all’ordine del giorno: è una strategia acclarata condotta da Mosca e il contrasto potrebbe essere affrontato più assertivamente con il nostro supporto. C’è la necessità di una nostra maggiore presenza politico-militare nella Moldavia,con una conseguente accelerazione dei processi di inclusione del Paese nello spazio europeo e atlantico».

Quale punto ritenete sia prioritario per intensificare collaborazione militare tra i due Paesi?
Burkhard: «Ci sono stati esempi molto efficaci, come quello dellenostre forze speciali in Mali che hanno agito insieme nella missione Takuba e che ho potuto constatare di persona. Ora dobbiamo progredire nel modo di prendere le decisioni. Ci stiamo lavorando e ci consentirà presto grandi progressi: stiamo definendo un meccanismo per condividere in tempo reale la valutazione a livello strategico, una volta a settimana ad esempio, per individuare le cose su cui dobbiamo impegnarci e il modo di agire. Non necessariamente allo stesso livello: uno può essere in prima linea e l’altro supportare. Tutto in maniera fluida ed è il modo in cui procediamo per individuare la formula migliore. Le forze armate sono un motore del Trattato del Quirinale, che si concretizzerà in maniera decisa nell’ambito della Difesa».
Cavo Dragone: «I nostri Stati maggiori stanno lavorando in maniera rapida per stabilire un modo congiunto di agire sulle sfide che stiamo già fronteggiando insieme. Tutti riconoscono che le due Difese stanno interpretando le direttive del Trattato del Quirinale in maniera più efficace e veloce, diventando un esempio per le altre amministrazioni».
Burkhard: «Adesso scusateci, ma dobbiamo collegarci tutti e due alla riunione del gruppo di Ramstein per discutere i prossimi aiuti all’Ucraina…».

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