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La Repubblica Rassegna Stampa
13.01.2023 L’inganno dei russi
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 13 gennaio 2023
Pagina: 12
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «L’inganno dei russi. All’attacco di Soledar in divisa da ucraini»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/01/2023, a pag. 12, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "L’inganno dei russi. All’attacco di Soledar in divisa da ucraini".

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Daniele Raineri

KRAMATORSK — Durante i combattimenti feroci per Soledar succede questo: per la prima volta durante l’invasione russa in Ucraina il numero di soldati con ferite d’arma da fuoco in un settore del fronte è maggiore di quello dei feriti dai colpi di artiglieria – e questo fa capire che razza di battaglia urbana si stia consumando nella piccola città mineraria del Donbass. Molti soldati hanno anche lesioni da congelamento perché hanno tenuto le posizioni per giorni 14 gradi sotto zero e anche se hanno fatto dentro e fuori dai rifugi non è bastato. I feriti ucraini dalle corsie dell’ospedale non sono autorizzati a parlare, ma raccontano cosa succede a Repubblica . «Teniamo ancora al massimo il 10% di Soledar ». «I combattimenti sono a distanza così ravvicinata che a volte nello stesso edificio due ingressi sono in mano ai noi e gli altri due ingressi sono in mano ai russi». «I fucili d’assalto con questo freddo intenso dopo dieci minuti smettono di funzionare, per colpa dello sbalzo termico che si crea quando le canne si arroventano». È vero, domandiamo, che le forze speciali russe in questi giorni si muovono anche con indosso divise ucraine, per approfittare del caos e prendervi di sorpresa? I soldati confermano (ci sono anche un paio di video) e sanno una cosa per certo: «I russi spogliano i cadaveri ucraini di tutto, elmetti, giubbotti antiproiettile, uniformi, scarponi, calze, tutto fino alla biancheria». Che è ovvio se si pensa che i soldati russi sono male equipaggiati in modo cronico ma è anche preoccupante perché dall’inizio della guerra gli ucraini stanno facendo il possibile per non confondersi con l’esercito russo – che spesso ha lo stesso materiale, stessi mezzi e stesse armi risalenti all’epoca sovietica. I soldati ucraini usano mettere al braccio fasce gialle o blu e dicono che a volte i russi sbagliano e indossano le fasce sulle gambe, cosa che loro non fanno. Racconta un soldato: «I russi hanno attaccato la mia posizione con una granata, ci hanno sparato, hanno ammazzato gli altri due soldati e non me, avevo sangue in faccia, sono stato fermo, uno di loro ha cominciato a spogliarmi, però sono dovuti scappare di nuovo e appena sono andati via anch’io sono scappato verso i miei». I gruppi d’assalto dei russi, spiegano gli ucraini, sono formati da un numero di soldati che va da un minimo di 5 a un massimo di 12. I gruppi formano ondate. La prima è quella che ha soltanto i fucili in mano e non ha altre armi, perché sono considerati i sacrificabili. Sono ex detenuti o reclute della mobilitazione. Arrivano fin dove possono e cercano un riparo e lasciano segni per gli altri, per far capire dove sono arrivati. Anche la seconda ondata è sacrificabile. Il loro ruolo è far capire dove sono gli ucraini, come sono sistemate le loro posizioni, così chi viene dopo può sopprimerle e ripulirle. Per ripulire una posizione i russi ci gettano granate dentro. La terza è formata anche dai professionisti delle compagnie di mercenari, come la Wagner o la Schicht (che in russo vuol dire “scudo”), meglio addestrati e ed equipaggiati, e dai parà russi che sostengono il grosso dei combattimenti. Quando vi dovete ritirare lo fate per colpa del fuoco d’artiglieria o perché ci sono troppi russi? «Perché ci sono troppi russi». I soldati ucraini spiegano che le ondate di nemici continuano a farsi sotto come se volessero suicidarsi. «Gli spari una volta, due volte. Vanno giù solo quando li prendi alla testa ». Secondo voi sono drogati? Esce un altro racconto, di una bottiglia abbandonata dai russi che gli ucraini avrebbero bevuto e dopo si sarebbero sentiti fortissimi, ma è per sentito dire e potrebbe essere una leggenda di trincea. Ci sono dubbi sul video e le foto pubblicate tre giorni fa dal fondatore della compagnia Wagner, Evgenij Prigozhin, dentro l’immensa miniera di sale di Soledar (il nome vuol dire “il dono di sale”) – che nelle sue intenzioni vorrebbe dimostrare che ormai la città è caduta sotto il suo controllo. Ma la miniera è così grande che alcuni ingressi erano già nel territorio controllato dai russi. Persino il Cremlino smentisce Prigozhin e dice che a Soledar la battaglia non è ancora vinta – è chiaro che c’è fastidio per il protagonismo del capo dei mercenari, che non vede l’ora di intestarsi la vittoria a danno dei vertici dell’esercito regolare. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, parla di «immenso sforzo», che a suo modo è una conferma di quel che dicono i soldati ucraini quando spiegano la tattica delle ondate suicide di uomini.

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