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La Repubblica Rassegna Stampa
10.01.2023 I dubbi Usa sui ritardi di Roma
Cronaca di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 10 gennaio 2023
Pagina: 7
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «I dubbi Usa sui ritardi di Roma: 'Infondate le preoccupazioni, la difesa non resterà sguarnita'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/01/2023, a pag. 7, con il titolo "I dubbi Usa sui ritardi di Roma: 'Infondate le preoccupazioni, la difesa non resterà sguarnita' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

Volodymyr Zelensky

ORLANDO - Il dubbio degli americani sulle forniture militari italiane all'Ucraina è questo: se Roma aveva prestato una batteria per la difesa aerea Samp/T alla Turchia per due anni, senza alcun problema di sicurezza interna, perché adesso le sue esigenze di difesa impedirebbero di concedere la stessa cortesia a Kiev? La Nato, peraltro, non lascerebbe mai scoperto un alleato così in prima linea, e quindi non si capisce bene da dove nascano le resistenze. La premier Meloni è stata molto ferma nel confermare l'appoggio al presidente Zelensky, che dovrebbe visitare a giorni, e ciò sembrerebbe escludere problemi di natura politica. A meno che non ci siano altre complicazioni, al momento non chiarite. La sostanza della telefonata fatta il 5 gennaio scorso dal consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan al collega di Palazzo Chigi Franceso Talò è ormai assodata. Washington l'aveva riassunta così: "I due funzionari hanno condannato l'aggressione in corso della Russia contro l'Ucraina, compresi i suoi attacchi contro le infrastrutture critiche del Paese. Hanno ribadito il loro impegno a fornire assistenza, compreso il sostegno alla resilienza energetica dell'Ucraina e all'equipaggiamento militare necessario per difendere la sovranità e la democrazia" di Kiev. Non ci vuole molto a tradurre le ultime righe come un chiarimento sulle intenzioni di Roma relative alle forniture militari promesse, ossia il sesto decreto ancora in via di definizione, ma soprattutto le batterie anti missile Samp-T, che invece sarebbero necessarie subito, per contrastare la sfacciata offensiva lanciata da Mosca allo scopo di uccidere i civili e privarli delle infrastrutture indispensabili a sopravvivere l'inverno. Putin perde sul campo di battaglia e quindi scatena la rappresaglia sulla gente innocente. L'Italia può aiutare a fermarlo, con strumenti di natura assolutamente difensiva, confermando così il suo ruolo primario all'interno dell'alleanza occidentale. Roma aveva già prestato una batteria Samp-T alla Turchia per ben due anni, quando ne aveva bisogno per proteggere il proprio territorio, durante la fase più acuta della guerra in Siria. All'epoca i rapporti di Ankara con Europa e Nato non erano idilliaci, ma il personale italiano era andato a gestirla, e non era stato ritirato neppure durante il tentato colpo di stato contro Erdogan. L'operazione non aveva creato alcun problema di sicurezza al nostro Paese, e fonti addentro alle cose Nato con conoscenza diretta dei fatti notano che comunque l'Alleanza non ci lascerebbe scoperti. Sapendo tutto questo, gli americani si chiedono come mai l'Italia non potrebbe fare altrettanto ora, nei confronti di un Paese aggredito che consente di giustificare ancora più facilmente l'iniziativa sul piano politico, visto che la stessa Assemblea Generale dell'Onu ha rigettato l'annessione delle quattro province ucraine che Putin pretenderebbe di annettersi con la forza. Se mandassimo la batteria a Kiev, la nostra protezione sarebbe garantita con altri mezzi. I militari poi vogliono essere impiegati, e possono usare il prestito per chiedere l'ammodernamento delle armi. Il discorso poi si complica, se il ragionamento viene allargato al sesto decreto in via di definizione. Ieri l'ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump John Bolton, ad una tavola rotonda della Foreign Press Association, ha messo in guardia dal rischio che con la sua timidezza, "l'Occidente consenta a Putin di strappare la vittoria dalle fauci della sconfitta" a cui sembra condannato. Lo conferma l'annuncio della finta tregua di Natale, che ha solo dimostrato quanto sia in difficoltà, alla disperata ricerca di scuse per evitare il collasso delle sue forze armate. Meloni è sempre stata netta nel sostegno all'Ucraina, e sarebbe sorprendente se non lo facesse seguire dai fatti proprio adesso.

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