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La Repubblica Rassegna Stampa
05.12.2022 Tra le macerie di Kharkiv dove le scuole non esistono più
Cronaca di Corrado Zunino

Testata: La Repubblica
Data: 05 dicembre 2022
Pagina: 5
Autore: Corrado Zunino
Titolo: «Tra le macerie di Kharkiv dove le scuole non esistono più»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/12/2022, a pag. 5, con il titolo "Tra le macerie di Kharkiv dove le scuole non esistono più", l'analisi di Corrado Zunino.

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Corrado Zunino

Ukraine's Armed Forces kill another 310 Russian soldiers, destroy 10 UAVs  and shoot down 51 cruise missile in 24 hours | Ukrainska Pravda

La seconda città dell’Ucraina è rimasta senza asili e senza scuole. I russi non hanno mai conquistato Kharkiv, nell’Est più freddo — questa notte si è andati sotto di dieci —, ma l’hanno sventrata. Più di ogni altro centro urbano ucraino. Più di Mariupol, martoriata per 82 giorni, ma alla fine caduta. Più di Kherson, che è stata sopraffatta presto e solo oggi, liberata, conosce il metronomo dei missili Grad sulla testa. Kharkiv, 40 chilometri dal confine russo, è stata attaccata dal primo giorno e ancora negli ultimi due ha ricevuto prima un missile in città e poi una grandinata sui villaggi. Il risultato di questo maltrattamento senza sosta e senza alcuna distinzione — oltre alle centinaia di vittime civili e una vita trascorsa dai sopravvissuti in gran parte sotto terra — è stata la cancellazione di ogni avamposto dell’istruzione: 109 scuole e 110 asili sono stati colpiti, molti dovranno essere avviati alla demolizione. È una città spettro, Kharkiv. Le luci pubbliche e private spente e i navigatori che ti mandano fuori rotta: le forze ucraine hanno accecato i satelliti che coprono l’area e si fatica a trovare, al buio e senza direzione, la scuola del distretto di Shevchenkov, aperta in due da un missile alle 4,04 del 3 luglio. Eccola, a metà del viale. Va illuminata con i fari dell’auto. Tre piani a mattoni esposti, è rimasta intatta solo la bandiera gialla e blu disegnata al suo lato destro. Nessuna vittima, allora. Il giorno dopo, il 4 luglio, stessa ora, un altro razzo ha distrutto un’altra scuola. Come fosse una scelta. Questa nel distretto di Novobavarsk, a sud-ovest. Era deserta. E sempre nel quartiere residenziale di Shevchenkov il raid del 9 settembre ha incendiato una materna uccidendo tre bambini. I resti delle sedie e dei banchi sono ancora nelle aule. Dei quattromila missili sparati dai russi dal 24 febbraio su tutto il territorio nemico, una quota parte considerevole è arrivata qui, metropoli che custodiva 1,4 milioni di abitanti. Sorvolando la città con un drone, si vede la campagna di Kharkiv forata come fosse un gruviera. Sono stati i colpi troppo lenti o troppo lunghi. Mille razzi li hanno accatastati dietro una fabbrica nell’area industriale: su ognuno gli ucraini hanno inciso il nome del poliziotto che ha avviato l’indagine sul crimine di guerra, le coordinate del punto d’atterraggio e il numero del fascicolo dove si possono ritrovare le persone coinvolte. Servirà dopo, per la Norimberga che si occuperà della guerra di Putin. I russi, per quel che riguarda Kharkiv, hanno tirato su tutto. Sul mercato di Saltivka, e i suoi cittadini ai banchi. Sulle ambulanze. Su cinquantatré servizi: ospedali, locali caldaia, stazioni per il pompaggio dell’acqua, mezzi di trasporto. La conta delle case distrutte, affidata al sindaco Igor Terekhov, dice che cinquecento edifici non potranno essere recuperati, tale è il livello dello sconquasso infrastrutturale. Si stima che i danni complessivi abbiano già raggiunto i 9 miliardi di dollari e andranno inseriti in quel mare di distruzione che è l’Ucraina: l’Unione europeasostiene che, per ora, serviranno 600 miliardi per rifare l’intero Paese. «Quando ci hanno assediato», racconta una donna che sfida il buio alla fermata di un bus che non passa, «i russi ci facevano arrivare l’informazione che il presidente Zelensky era stato arrestato e che non sarebbe venuto in nostro soccorso. Abbiamo tenuto duro lo stesso e abbiamo salvato lanostra città». Ripartendo dalla metropoli stremata, la 79ma Brigata meccanizzata ha avviato da inizio settembre la riconquista dell’intera regione e si è spinta oltre Izyum, poi Lyman e oggi minaccia la città separata di Donetsk. Le foto mostrate ieri dal Centro ucraino per la lotta in un’area del Donetsk sotto occupazione russa sono violentissime:cinque civili, in due scatti distinti, apparentemente tutti maschi e con il volto chiuso da un sacco giallo, sono stati impiccati con un cartello intimidatorio appeso al collo. Bakhmut, a Est, resta il centro della battaglia, ma la controffensiva nazionale riprende terreno al Sud: per la prima volta si vede la bandiera ucraina sulla sponda sinistradel Dnipro.

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