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La Repubblica Rassegna Stampa
24.10.2022 L'anima filorussa di una certa Italia
Analisi di Ezio Mauro

Testata: La Repubblica
Data: 24 ottobre 2022
Pagina: 27
Autore: Ezio Mauro
Titolo: «La faglia italiana filorussa»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/10/2022, a pag.27 con il titolo 'La faglia italiana filorussa' l'editoriale di Ezio Mauro.

Per capire come "l'anima filorussa" esista soprattutto nel campo dell'economia, rimandiamo all'articolo di Jacopo Iacoboni su Putin e Berlusconi, pubblicato da IC il 21/10/2022:


Ecco l'articolo:


Ezio Mauro, da Gazzetta del Popolo a Repubblica - Premiolino - ANSA.it
Ezio Mauro

Putin ha ragione, c'è un nuovo ordine mondiale. Non è lui però a guidarlo
Vladimir Putin

C’è la nuova linea di frontiera che separa l’Est e l’Ovest dividendo l’Europa, e oggi corre sui sentieri di guerra dei tank russi nell’aggressione all’Ucraina. La nostra carta geografica non ha retto al passaggio del secolo, gli equilibri fissati a Jalta e poi corretti dalle rivoluzioni democratiche nelle colonie di Mosca sono stati rimessi in gioco e con le mappe è entrato in crisi il sistema di convivenza pacifica che credevamo di aver costruito, il diritto internazionale, una cultura e una pratica comune di risoluzione dei conflitti capace di scongiurare la guerra europea. Questo ridisegno del continente ha riportato in campo i concetti geopolitici di Oriente e Occidente, ha reinsediato l’alleanza atlantica, ha costretto l’Unione Europea — che non ha un esercito e nemmeno una leadership capace di spendere l’autorità della sua storia nelle grandi crisi contemporanee — a dotarsi di un embrione di politica estera comune, dettata dalla dimensione della sfida e dai valori costitutivi della Ue minacciati dal conflitto scatenato dalla Russia in un Paese sovrano. Ma c’è un’altra linea di separazione insidiosa perché ambigua, in quanto viene tracciata nell’ombra, senza rivendicazioni esplicite e responsabilità pubbliche, dietro lo scudo delle posizioni ufficiali assunte dai governi: che in questo modo vengono corrose e indebolite dall’interno, rischiando di diventare soltanto dei simulacri di politica, senza una sostanza capace di reggere nel tempo, davanti alle incognite dello scontro in atto e al disorientamento delle pubbliche opinioni. È il sostegno obliquo, dissimulato e tuttavia evidente alle posizioni della Russia sulla guerra che affiora nel campo occidentale e nel cuore della Ue, un’obiezione alle democrazie e alla loro scelta di difendere i principi di libertà scritti nelle costituzioni europee: obiezione che nasce dall’interno stesso dei sistemi democratici.

Berlusconi rivela:
Silvio Berlusconi

Non si tratta, com’è evidente, della tensione positiva verso uno sforzo di pace, per mettere in campo un vero negoziato che imponga un cessate il fuoco senza imporre anche al tavolo il sopruso degli aggressori alle vittime: creare le condizioni per una pace giusta è interesse di tutti. E non si tratta nemmeno del diritto di critica alla governance occidentale, ovviamente legittima e anzi utile quando sottolinea ritardi, errori e contraddizioni, soprattutto tra i principi e i comportamenti. Ma qui è in gioco qualcosa di diverso e di inedito, che non è la ricerca di una soluzione per far finire la guerra, ma il ribaltamento del suo inizio, con l’accettazione della teoria imperialista di Putin, scusata e anzi introiettata da pezzi della cultura politica europea. Si tratta quindi di una vera e propria faglia occidentale. E la novità è che questa faglia passa attraverso l’Italia, un’altra volta terra di frontiera e zona nevralgica, sorvegliata speciale: e addirittura attraversa platealmente la destra italiana, perspaccare in due la nuova maggioranza di governo. Le posizioni di Salvini sulle sanzioni e di Berlusconi su Putin e Zelensky sono infatti una defezione politica e ideale rispetto alle misure decise dal governo Draghi, e votate anche da Lega e Forza Italia, evidentemente per opportunismo mimetico. Con Berlusconi fatto passare per matto dai suoi più stretti collaboratori, mentre invece è evidente che il legame personale con Putin nei momenti decisivi diventa per varie ragioni un vincolo a cui il Cavaliere non può coscientemente sfuggire; e con Salvini ancora più obbligato ad un ruolo gregario di replicante della propaganda di Mosca, per la servitù politica imposta dagli oscuri affidamenti reciproci scambiati nella penombra del Metropol, e mai spiegati. L’anima filorussa riemergente nella Lega e in Forza Italia rappresenta quindi una clamorosa sconfessione delle scelte di politica estera compiute dal governo e dal parlamento, ma soprattutto appare incompatibile con la linea filo-ucraina e atlantica decisa da Giorgia Meloni ancor prima di formare il governo, e ribadita ad ogni occasione. Anzi, sembra quasi un boicottaggio preventivo, una pietra d’inciampo posizionata sulla soglia del governo nel suo primo giorno, per essere utilizzata nel momento opportuno: a Roma o a Mosca. La destra, dunque, appena arrivata al potere porta l’Italia in una zona critica, con una posizione eccentrica rispetto all’Europa e all’Occidente. Questa ambiguità dichiarata all’interno del governo espone il nostro Paese, perché si traduce in una fragilità politico-culturale proprio sul dossier più delicato, la guerra: e può addirittura trasformare l’Italia nel moderno cavallo di Troia del Cremlino per forzare le mura dell’Europa. Mosca infatti in questo momento non punta su defezioni dal fronte europeo che appaiono impossibili, ma sulla contraddizione dentro il fronte, per condizionare la politica della Ue e influenzare i cittadini. L’incompiuta della destra italiana, pronta a sommare vittoriosamente i suoi voti, ma incapace di fondere quei consensi in una cultura politica omogenea, offre dunque al Cremlino esattamente ciò che stava cercando. È chiaro che la Russia non è il nemico dell’Europa perché nel suo travaglio è parte della nostra storia e della nostra stessa geografia: ma oggi ha scelto di essere l’avversario dell’Unione europea e dell’Occidente, in nome di una missione imperiale e di un modello politico che nega la democrazia liberale, ciò che noi siamo o che almeno vorremmo essere. Giorgia Meloni si trova così davanti ad una rivelazione: la scelta di stare con la Nato non risolve da sola tutti i suoi problemi. Prima infatti, com’è giusto, viene la democrazia. Ma un governo reazionario può accettare i principi della democrazia liberale?

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