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La Repubblica Rassegna Stampa
19.10.2022 Russia-Iran: l’Alleanza delle Autocrazie
Analisi di Gianni Vernetti

Testata: La Repubblica
Data: 19 ottobre 2022
Pagina: 32
Autore: Gianni Vernetti
Titolo: «L’Alleanza delle Autocrazie»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 19/10/2022, a pag.32, con il titolo "L’Alleanza delle Autocrazie" l'analisi di Gianni Vernetti.

27 November | Italy On This Day
Gianni Vernetti

DECODED: Why Is Russia Buying Ballistic Missiles From Iran When Its Own  Technology Is Decades Ahead Of Tehran?
Vladimir Putin con Ali Khamenei

C’è una novità importante che rischia di mutare le caratteristiche del conflitto in Ucraina: la rinnovata alleanza fra Russia e Iran e il coinvolgimento di Teheran nel conflitto. L’intesa strategica fra Russia e Iran non è una novità e i due Paesi, oggi entrambi sotto dure sanzioni internazionali, hanno sperimentato già da tempo forme avanzate di cooperazione economica, politica e militare. Tecnici russi hanno da sempre cooperato nel programma nucleare iraniano, a cominciare dal progetto strategico di Busher e la Russia ha da sempre ignorato ogni forma di embargo occidentale nei confronti di Teheran. Soltanto nel mese luglio di quest’anno durante la visita di Vladimir Putin a Teheran, i due Paesi hanno siglato un accordo storico del valore di 40 miliardi di dollari che sarà implementato dalla National Iranian Oil Compant e da Gazprom con investimenti russi nel grande giacimento di gas di North pars in altri sei campi petroliferi. Ma a Teheran, Vladimir Putin e Ebrahim Raisi non hanno soltanto discusso di gas e petrolio. Gli sciami di droni-kamikaze che in queste ore fanno decine di vittime civili in tutta l’Ucraina e puntano a terrorizzare la popolazione civile con attacchi indiscriminati su case e centrali elettriche, sono uno degli effetti concreti di un’intesa molto più ampia. Ciò a cui stiamo assistendo non è soltanto il rafforzarsi dell’intesa fra le petro-dittature di Russia e Iran, ma la nascita di un asse politico e militare in diretta competizione con l’Europa, l’Occidente, la comunità delle democrazie. E se fino a ieri tale cooperazione militare aveva come campo d’azione esclusivo il Medio Oriente, con la lunga campagna di Siria quando l’esercito russo, le milizie di Hezbollah, e le forze speciali di Teheran hanno salvato il regime di Assad, lasciandosul terreno mezzo milione di vittime civili e un Paese distrutto, oggi assistiamo al dispiegarsi per la prima volta di addetti militari dei Guardiani della Rivoluzione sul suolo europeo a fianco delle truppe di Mosca. Per Teheran si tratta di un cambio significativo di rotta: non più solo il contrasto ad Israele ed alle monarchie sunnite del Golfo, ma la disponibilità ad essere braccio armato di una possibile nuova Alleanza fra le Autarchie. I missili della Corea del Nord sopra il Giappone e la mai smentita alleanza senza limiti fra Mosca e Pechino completano il quadro. Se poi, come sostengono diverse fonti di intelligence, al dispiegamento di droni iraniani nel teatro ucraino, venissero anche affiancati i missili balistici Fateh-110 e Zolfafhar con gittata di 300 e 700 chilometri, il quadro cambierebbe ulteriormente e purtroppo in peggio. Se ne è già accorta Israele, che sta abbandonando l’iniziale neutralità sul conflitto in Ucraina, come ha dichiarato ieri Nachman Shai, ministro della Diaspora del governo di Gerusalemme: «Non c’è più alcun dubbio da quale parte debba stare Israele in questo conflitto e Israele deve unirsi ai Paesi Nato per fornire sostegno militare all’Ucraina». E la nuova sfida dell’Alleanza delle Autocrazie non può lasciare indifferente la comunità delle democrazie, chiamata oggi a “chiudere i cieli” sopra l’Ucraina. La coalizione internazionale di cinquanta Paesi, che pochi giorni fa si è riunita a Bruxelles per coordinare gli aiuti militari all’Ucraina, dovrò dotare l’esercito ucraino di un sistema di difesa missilistico avanzato, in grado di meglio proteggere la popolazione civile, per poi realizzare un ulteriore salto di qualità nelle forniture belliche per permettere all’Ucraina di porre fine al conflitto e ripristinare quella legalità internazionale venuta meno lo scorso 24 febbraio.

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